lunedì 28 maggio 2007

Piove sui giusti e sugli inglesi

Buongiorno, oggi è festa.

Qualche santo particolare? No. Il ricordo di una data storica? No. Il compleanno del vicino di casa del giornalaio di un compagno di scuola del pronipote della Regina? Macché: in Inghilterra oggi è festa perché è lunedì.

Sia chiaro, questo non accade ogni settimana, altrimenti sarebbe una pacchia; ma la vita da queste parti prevede che nel corso dell’anno alcuni lunedì, accuratamente scelti a cazzo di cane, siano bank holidays ovvero giorni in cui gli uffici restano chiusi, i negozi adottano orario ridotto, i supermercati hanno gli scaffali semivuoti e in cui ovviamente piove. Nell’anno del Signore 2007, in Inghilterra (e in tutto il Regno Unito) è festa il 19 marzo, il 9 e il 23 aprile, il 7 e il 28 maggio (oggi, per chi fosse particolarmente distratto), il 27 agosto e basta. Si tratta di sei date selezionate con l’unico criterio di seguire una domenica, e di consentire agli indigeni di divertirsi bevendo un giorno di più e dormendo una mattina ancora.

Per questo piove – come ho capito due ore fa, quando per andare a fare colazione ho dovuto noleggiare un canotto. Infatti dovete sapere che nel Dizionario Filosofico, a suo tempo, Voltaire inserì un articolo dedicato alle leggi civili ed ecclesiastiche; nel quale si lamentava che i contadini della sua tenuta, in quanto cattolici, erano tenuti a non lavorare in ogni festa religiosa, a parte le domeniche, causando così a sé stesso, alla tenuta e alla nazione una perdita di denaro che lui quantificava in non ricordo più quanti soldi. La soluzione che Voltaire proponeva era che lo Stato prendesse in mano la situazione, eliminando ogni festa che non costituisse il consueto e debito riposo settimanale, che consente di riprendere il lavoro della settimana successiva con maggior baldanza.

L’Inghilterra, ovviamente, l’ha fatto. A queste latitudini un cattolico deve rassegnarsi alla consapevolezza che l’Epifania, Ferragosto (Assunzione della Vergine), Ognissanti e l’Immacolata siano giorni feriali, e che la commemorazione religiosa sia ridotta a una sfilza di normali (rispettivamente, quest’anno) sabato, mercoledì, giovedì e ancora sabato. Si tratta di quattro giorni che sono stati gloriosamente ricuperati al lavoro, al guadagno e alla laicità. Per non parlare delle feste patronali: io, per quanto distante possa trovarmi da Gravina, ho seguitato a festeggiare il 29 settembre (San Michele Arcangelo) andando a messa e poi sbevazzando con gli amici. Perfino il giorno di Pasqua, come ricorderanno i più nullafacenti fra i miei lettori, con annesso Lunedì dell’Angelo è stato voltato a bank holiday weekend, ossia niente più a che vedere con la religione bensì solo e soltanto con questo lunedì pendulo, vuoto e ovviamente piovoso.

Il diabolico tentativo, neanche tanto larvato, è di sterilizzare l’anima dei sudditi di Sua Maestà, nascondendo le date significative (6 gennaio, 15 agosto, 1 novembre, 8 dicembre) e sostituendole con lunedì a capocchia (“Sua Maestà la Regina si pregia di comunicarvi che al mattino del 28 maggio sarete dispensati dall’utilizzo della sveglia”), nei quali far finta che sia domenica, far festa, uscire con gli amici e andare a sdraiarsi nei campi. Al che Domineddio, che evidentemente non è anglicano, fa piovere ininterrottamente per tre giorni, e gli inglesi rimpiangono di non stare in ufficio.

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