giovedì 13 marzo 2008

Escatologia per minorenni

Ieri avevo voglia di fare cose mai fatte prima, per cui ho approfittato dell’incontro casuale con un’amica per darmi alla trasgressione: siamo andati a prendere sua figlia da scuola.

Ho così imparato che prendere una bambina da scuola non consiste, come si potrebbe immaginare nell’aspettare davanti all’uscita della scuola, prendere per mano la bambina e riportarla dritta davanti alla porta di casa. Macchè. Prendere una bambina da scuola significa aspettare davanti all’uscita della scuola, distribuire a bambini sconosciuti delle costosissime carte dei Pokemon che la bambina aveva promesso loro con leggerezza, attendere infine che la medesima bambina trascorra un buon quarto d’ora rincorrendo tutti i maschietti che le capitano a tiro (mi sono trattenuto dal chiedere a sua madre: “Ma da chi ha preso?”).

Ci tengo a specificare incidentalmente che la bambina non è mia.

Una volta che la corsa della bambina viene intercettata, si può afferrarla a viva forza e portarla a mangiare un gelato. Per spirito d’indipendenza, la bambina chiederà solo panna montata. Nel corso della degustazione, si ha modo di apprendere che la bambina è fidanzata con Pietro, o con Alberto, o con chissà chi, per sua stessa ammissione “da quattro o cinque anni” – cosa invero sorprendente se si considera che la bambina ne ha sei. Il buongiorno si vede dal mattino: è vero che la medesima bambina ha ammesso di essere recentemente stata innamorata di un nuovo compagno delle elementari, che non l’ha corrisposta, ma tutti noi in gioventù abbiamo avuto i nostri scheletri nell’armadio e l’importante è che Pietro, o Alberto, o chissà chi non sia mai venuto a saperlo.

Questa vocazione al matrimonio non esclude istinti più alti e infatti, passando davanti alla chiesa del Carmine, la bambina ha visto che all’interno c’era il catechismo per altri bambini più grandicelli e ha voluto entrare. Io, che come dice Silvia G ho la pericolosa tendenza a convertire tutto ciò che si muove, ho voluto accompagnarla mentre la madre restava fuori. Avendo notato che non si faceva il Segno della Croce, sono stato assalito da atroci dubbi e, una volta insegnatole a farlo, le ho chiesto se sapesse perché a Pasqua era vacanza.

“Perché la scuola è chiusa”.
“Indubbiamente, ma sai il motivo per cui a Pasqua si festeggia?”
“No.”
“Perché a Pasqua Gesù è risorto.”
“Cosa vuol dire che è risorto?”
“Che era morto, e poi era vivo di nuovo.”
“Quindi si può vivere dopo essere morti?”
“Dipende. Lo sai che se fai la brava la tua anima va in Paradiso?”
“Sì.”
“Ecco, quando tutti gli uomini saranno morti le anime ritroveranno i loro corpi di nuovo vivi.”
“E saranno molto vecchi?”
“No, penso che saranno più belli del solito.”
“Quindi anche noi risorgeremo?”
“Sì.”
“E quando risorgeremo vivremo di nuovo a Pavia?”
“Oddio, spero di no.”

Intanto, per cautelarsi nel remoto caso, questo pomeriggio accompagnerà sua madre all’Ikea.

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