lunedì 1 settembre 2008

Prima giornata

E fu sera e fu mattina, prima giornata.

Ora, come sa chiunque abbia visto mezza Domenica Sportiva, era dalla bellezza di ventiquattro anni che le principali indiziate per lo scudetto non si astenevano in massa dal vincere la prima partita. Nella circostanza (campionato '84-'85) capitò che l'Inter pareggiasse 1-1 a Bergamo, la Juventus 0-0 a Como, il Milan 2-2 in casa con l'Udinese e la Roma 0-0 ad Avellino. In tal caso il buongiorno si vide dal mattino, poiché lo scudetto venne vinto dal Verona (prima giornata: Verona-Napoli 3-1) con il Torino al secondo posto (prima giornata: Torino-Ascoli 1-0). Considerando corsi e ricorsi, è plausibile che quest'anno lo scudetto lo vinca, che so, la Lazio precedendo in volata il Bologna?

E' implausibile, perché nel 1984 il campionato era a 16 squadre (ossia 30 giornate) e nel 2008 il campionato è a 20 (ossia 38 giornate). La prima giornata ormai, più che dare significative indicazioni di tendenza, ha lo stesso valore pittoresco di un prologo di cinque minuti a un Giro di tre settimane. Nel ciclismo accade che durante il prologo i tifosi familiarizzino con corridori e squadre, che vinca qualche personaggio surreale come Thierry Marie o Rik Verbrugghe, mentre i veri candidati alla vittoria finale frenano in curva e pensano a ciò che li aspetta, finendo staccati dalla maglia rosa provvisoria e tutti ravvicinati fra di loro. Idem per questo campionato: davanti finiscono Lazio, Torino, Chievo, Udinese, Atalanta, Bologna e compagnia - mentre la classifica scorporata delle grandi recita Inter 1, Juventus 1, Fiorentina 1, Roma 1, Milan 0. Capirai.

Nessun professore interroga al primo giorno di scuola. La prima giornata serve a riprendere confidenza, più che col calcio, col suo contorno: le radiocronache nel primo pomeriggio (quando ad agosto è già tanto se la radio non si squaglia), le profonde interviste del dopo partita ("No, mio padre non fa il pasticciere; abbiamo una pasticceria di famiglia", spiega Valiani), e soprattutto il ritorno del mai troppo benedetto Novantesimo Minuto - che, seppure con qualche chiacchiera di troppo, è riuscito nell'impresa (ignota a Mediaset) di far vedere tutti i goal della giornata nel rapido volgere di quarantanove minuti, senza nessuna interruzione pubblicitaria e, soprattutto, senza Sandro Piccinini. E poi ha una sigla che, essa sola, è una poesia: fanno bene a riproporla in apertura di tutti i servizi, sia al sabato per la B sia alla domenica per la A.

E se il buongiorno si vedesse veramente dal primissimo mattino? Non sarebbe un buon giorno, tutt'altro. Il livello medio mi è parso piuttosto basso, e preoccupa che le tradizionali favorite non siano riuscite a imporsi in tanta melma. Alcune situazioni si sono rivelate ridicole: Diamoutene che si reincarna in un cestista pensando bene di stoppare in piena area una palla facile col palmo della manona; Lopez che si inciampa addosso nel tentativo estremo di salvare la sua porta e finisce per tirarsi la palla sul braccio, venendo poi espulso non tanto per regolamento quanto per manifesta offesa al senso estetico; l'arbitro Celi che prima concede un rigore alla Reggina perché Corradi è svenuto mentre correva, quindi ne dà uno al Chievo perché Langella stende con un malriuscito colpo di karate (o forse con una riuscitissima culata) non uno ma due difensori avversari. Mongolino d'oro a Maccarone che, già ammonito, a cinque minuti dalla fine di una partita persa ha la brillante idea di spintonare l'arbitro.

Se proprio vogliamo setacciare il gioco delle favorite, la Juventus è diventata troppo poco cinica, la Fiorentina è un po' leggera e tende a soffrire gli attacchi portati in massa, l'Inter prima di segnare sembra allenata da Mourinho e dopo aver segnato da Mancini. La Roma è riuscita a bloccare il Napoli sul pareggio. Discorso a parte per il Milan: prima o poi bisogna perdere, quindi meglio portarsi avanti col programma; non è particolarmente entusiasmante che il centrocampo trascorra mezza partita a rincorrere affannosamente gli attaccanti avversari. Vuol dire che i vari Ronaldinho, Seedorf, Inzaghi, Shevchenko e Pato da soli non bastano a vincere, che c'è bisogno di aggiungere alla mediana per lo meno un interditore incazzoso e che, di conseguenza, qualche attaccante dovrà riscaldare la panchina, a meno che Berlusconi non faccia un decreto legge che ci consenta di giocare in quattordici.

Le valutazioni lasciano il tempo che trovano perché evidentemente tutte le squadre principali hanno giocato col freno a mano tirato patendo la consapevolezza che dopo la prima giornata arriva subito la prima sosta per la Nazionale. Falsa partenza dunque, il campionato inizierà a metà settembre.

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