giovedì 2 ottobre 2008

Scoop: la Bibbia è un libro

Non ricordo chi aveva criticato severamente non ricordo chi altro perché questi si era messo in testa di leggere la Bibbia tutta di fila, dall’inizio alla fine. Il primo disse al secondo che la Bibbia non si leggeva così ma seguendo il calendario liturgico, che pur con qualche taglio la spezzetta in un migliaio di segmenti da esaurire in tre anni; argomentò nientemeno che leggerla dall’inizio alla fine era un sacrilegio. Ah se solo mi ricordassi chi fosse il primo (e, in subordine, il secondo)! Mi piacerebbe sapere come reagirebbe alla notizia che da domenica alle 19, con diretta su Rai1 e poi su Rai Educational, la Bibbia verrà letta integralmente, da capo a fine, senza soste né commenti giorno e notte; e che il primo a macchiarsi di questo sacrilegio sarà papa Benedetto XVI, e l’ultimo il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone.

D’altra parte l’ignoto anatemista è in buona compagnia. In prefazione alla Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1963, il servo di Dio can. Francesco Chiesa sosteneva che vi sono tre falsi atteggiamenti per leggere la Bibbia: il diabolico, il critico, il curioso. Il diabolico “consiste nel leggere la Scrittura per trovarvi degli argomenti allo scopo di coonestare i propri vizi e i propri pregiudizi”; penso di poter escludere che il Papa e perfino il card. Bertone possano avere intenzioni simili (forse ce le ha Romano Prodi, che dovrebbe leggerne un capitolo a notte fonda per favorire gli addormentamenti). Il critico è quello che mal sopporto io stesso: “il freddo vento del razionalismo è ormai penetrato dappertutto ed ha fatto sentire i suoi deleteri effetti sopra le più verdeggianti aiuole del giardino della Chiesa”. Infine, la curiosità. Il canonico Chiesa (nomen omen, direbbe lui stesso) illustra: “Vi ha gente che prende in mano il Vangelo, o il Genesi, o magari l’Apocalisse, con quella disposizione d’animo con cui aprirebbero il Mille e una notte, o il Robinson Crosué, o qualcuno dei libri del Verne, o l’ultimo romanzo esposto nella vetrina. E leggono con leggerezza, saltando e tralasciando quello che loro non piace, col prurito di trovare il curioso, l’impressionante, il sensazionale… salvo poi a credere a nulla sul serio e a contentarsi dell’impressione fuggevole del momento. È semplicemente una profanazione.”

Col tempo, credo, le esigenze sono cambiate. È un dato di fatto che, se raggiungete in parrocchia qualsiasi buon cattolico e gli chiedete a tradimento come inizia la Bibbia, probabilmente saprà rispondervi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Se gli chiedete invece come finisce, quella stessa Bibbia, solo con l’aiuto di un certo intuito riuscirà ad affermare che l’ultima parola è “Amen”. Se gli chiedete l’inizio del Nuovo Testamento, novanta su cento che va in confusione, dicendo: “In principio era il Verbo” e non: “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo”. Se volete umiliarlo, chiedetegli l’ultima parola dell’Antico Testamento. Se la ricordano solo gli esegeti. Piuttosto significativamente, è “sterminio”.

Ne consegue l’esigenza primaria di leggere la Bibbia. La Bibbia è un libro (il libro), quindi leggerla a pezzi, leggerla di fila, leggerla in una settimana o in tre anni sulle prime non fa differenza; e con buona pace del canonico Chiesa e di Robinson Crosué, è bene anche che la gente torni a prenderla in mano per curiosità, a seguito dell’effimero invito di una diretta televisiva: non è profanazione perché lo Spirito soffia dove vuole.

Intanto, per allenarci, domani sera alle 23:10 su Rai2 torna Palcoscenico, meritorio ciclo teatrale mai apprezzato a sufficienza, che inizia con la meravigliosa lettura monologata – critica, curiosa e per nulla diabolica – di Gioele Dix, intitolata La Bibbia ha (quasi) sempre ragione. Riguardo alla quale non dico nulla poiché, essendo lungimirante, ne avevo parlato già dieci mesi fa.

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