giovedì 6 novembre 2008

Come minimo, è la fine del mondo

Per sette anni gli Stati Uniti hanno combattuto un tipo che si chiamava Hussein e un altro che si chiamava Osama. Dopo di che vanno a votare per eleggere il nuovo Presidente e scelgono uno che si chiama Hussein Obama. Mi sembra un caso da manuale di psichiatria.


Obama è un mussulmano abortista convertito alla setta evangelica del reverendo Wright. Un altro po’ ed è l’Anticristo; ma è un Anticristo sorridente e convincente che ha illuso tonnellate di elettori, equamente divisi fra luridi criminali e poveri ingenui. È la miglior incarnazione storica del protagonista di un libro talmente perspicace e perspicuo da essere repentinamente dimenticato – appunto L’Anticristo di Vladimir Solov’ev (1900). Uno che mostra una facciata di vago buonismo e solido ottimismo per perseguire un progetto nascosto di male assoluto una volta eletto presidente degli Stati Uniti d’Europa.


(Non per dire, ma io una volta sono uscito con un’afroamericana mussulmana convertita a una setta evangelica. Forse è stata la persona più pesante, moralista, negativa e imbarazzante che abbia mai conosciuto. Se una tizia del genere diventasse Presidentessa degli Stati Uniti, chiederei di cambiare mondo. Obama può essere un suo lontano zio, o un suo cugino ganzo.)


Nel caso di Obama, il male assoluto è nascosto malaccio. Uno che si lascia sfuggire “la mia religione mussulmana” e poi tenta una maldestra retromarcia, uno che parla di un suo possibile nipotino nei termini di “errore compiuto dalle mie figlie” – non può venirsene a dire che garantirà a tutti un futuro di pace e prosperità. Il suo discorso da Presidente eletto è stato stucchevole, di una banalità sconcertante e di una vacuità preoccupante. Ha ringraziato la moglie, le figlie, il cane e lo spin doctor. Degna conclusione di una campagna elettorale esclusivamente mediatica in cui qualsiasi critica gli venisse mossa veniva rintuzzata con l’accusa di razzismo occulto.


Non promette nulla di buono. Gli italiani che lo hanno sostenuto, dal Manifesto a Lina Sotis, si sono creati un Obama immaginario (bello, buono e dice sempre di sì) senza avere alcuna idea dei contenuti del suo programma. Né mi sento di biasimarli, perché nemmeno Obama ha mai dimostrato di avere un’idea dei contenuti del suo programma, a parte un generico “ce la faremo” che è risuonato reiteratamente anche nel suo discorso di ieri. Bella roba, e come ce la faremo, come ce la farà? Al confronto Veltroni è un fiume in piena e spicca per senso pratico.


McCain ha sbagliato tutto tranne Sarah Palin, riuscendo però a bruciarla trascinandosela in una sconfitta pressoché certa, privando il Gop di una possibile ottima candidata per il 2012 e di fatto costringendola a marcire in Alaska e venire intervistata per i cinquant’anni a venire da rotocalchi patinati che le chiederanno di ricordare le sue impressioni della notte in cui si credette che il mondo potesse cambiare (e invece).


Il Gop ha sbagliato a candidare McCain, un progressista travestito da conservatore che merita estremo rispetto per la sua storia personale e per la sua caratura istituzionale, ma che ha condotto una campagna elettorale ondivaga e incoerente con l’amministrazione Bush. Sarebbe stato decisamente meglio Rudolph Giuliani, nel quale poteva specchiarsi il sentimento nazionale (nonostante le posizioni etiche un po’ traballanti); un po’ meglio Mitt Romney; ancora meglio Mike Huckabee (volendo dare la preminenza alla questione religiosa) o Ron Paul (volendo privilegiare il liberismo economico). L’ideale sarebbe stato un ticket rosa Palin-Rice. Invece, fra l’originale e una copia, gli Americani hanno scelto l’originale – dimenticando piuttosto che era (è?) mussulmano, che era (è?) radicale, che è (e sarà) abortista.


Per questo, nel giro di uno o al massimo due anni, staremo tutti rimpiangendo Bush, anche gli stronzi che in questi otto anni non hanno fatto altro che protestare come se loro fossero più bravi. Bush era uno che diceva (20 gennaio 2005): Dal giorno della nostra fondazione, abbiamo proclamato che ogni donna e ogni uomo su questa terra ha diritti, dignità e incomparabili valori, perché porta l’immagine del Creatore del cielo e della terra (…) Con i nostri sforzi, abbiamo acceso un fuoco – un fuoco nelle menti degli uomini. Scalda coloro che ne sentono il potere, brucia coloro che ne combattono l’avanzata.


Chissà se Joe Biden sarà un buon Presidente degli Stati Uniti. In America ci sono tanti fucili, qualcuno funzionerà.


(E non dite che sono stato incivile nei confronti di Obama. Gli ho detto le stesse cose che ogni giorno si sente dire Berlusconi.)

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