lunedì 17 novembre 2008

Dodicesima giornata

Iniziamo dalle belle notizie, anzi, iniziamo dalla bella notizia (visto che generalmente sono le disgrazie a non arrivare mai sole). La bella notizia in questione risale a sabato e non è la vittoria del Bari (di nuovo!), non è la vittoria del Modena (finalmente! allora gli esorcismi funzionano anche nelle socialdemocrazie!), ma il fatto che abbiano vinto simultaneamente Bari e Modena senza che per questo mi sia venuto un ictus - ma per tutto il lungo crepuscolo del sabato, devo ammetterlo, l'ho temuto.

Sempre sabato, ma di sera, ho avuto la conferma della frase che ripeteva sovente il professor Scoglio buonanima. Il calcio è un metodo per coprire (con undici uomini e un pallone) il maggiore spazio nel minor tempo possibile. Infatti con leggero ma colpevole ritardo - stavo guardando i Simpson su Fox, e nella fattispecie la puntata che si conclude col maialino volante (chi sa parli, chi non sa non chieda) - mi sono sintonizzato sul secondo tempo di Palermo-Inter poco dopo il calcio d'inizio. Undicesimo secondo, il Palermo detiene palla sulla trequarti ambrosiana con, mi pare, Fabio Simplicio o Dio sa chi. Ventottesimo secondo, Ibrahimovic accarezza la palla coi tacchetti, la lascia scivolare di quel tanto che basta a convincerci tutti che l'abbia persa, poi approfittando della gentilezza dei difensori siciliani i quali invece di andargli incontro tendono a scansarsi esplode una mazzata che pare fatta per rimbalzare sulla bandierina del corner e invece si infila esattamente nell'ultimo millimetro disponibile di porta alla destra di Fontana. Madò.

Di là dalla bellezza del tiro di Ibrahimovic, resta da capire cos'è successo al Palermo nei diciassette secondi che (data la continuità temporale del nostro comune sistema di riferimento fisico e universale) hanno collegato come se niente fosse l'attacco di, boh, Fabio Simplicio alla rete di, madò, Ibrahimovic. Sintetizzando, è accaduto ciò che il Palermo non è mai riuscito a fare nel primo tempo, in particolar modo per mezzo dello sciagurato Edison Cavani: ver-ti-ca-liz-za-re, evitare di emozionarsi quando si riesce a rubare la palla all'avversario (neanche tanto di rado, nello specifico) e correre felice verso la sua porta, tirando prima o poi.

In Roma-Lazio, ventiquattr'ore dopo, una cosa del genere l'ha tentata solo Zarate. Il quale sarà un ottimo giocatore (al quale forse sta andando meglio del solito, ma mi auguro che continui a questi livelli) ma da solo non può caricarsi il fardello di una partita che non è una partita, di un destino che coinvolge la statistica, la stocastica e pure la storia (tanto per mantenerci nel barocco recinto delle allitterazioni). La statistica dice che, tendenzialmente, il derby lo vince la Roma. La stocastica rivela che, tendenzialmente, il derby lo vince la squadra peggio combinata (per chi non l'avesse notato, quest'anno è la Roma). La storia - be', spero che nessun laziale passi di qui oggi, ma indipendentemente dalle alterne vicende la storia ha sempre detto Roma e basta. Quindi 1 fisso, come volevasi dimostrare.

La storia storiografica, fra l'altro, a noi che abbiamo la vista lunga (ma solo all'indietro) ha rivelato che il derby di ieri sera rotolava pericolosamente verso i consueti derby di fine anni '80-inizio anni '90, che finivano con degli stitici 0-0, 1-1, e così via. Il finale ha smentito i timori, ma non si può non notare che forse il calcio romano sta tornando a quei fasti infausti.

E ora vado a vedere i titoli dei giornali, anche se è tardi. Voglio vedere come reagiscono, nell'ordine:
- tutti quelli che dopo nove giornate impazzivano per il "campiomatto" con davanti Napoli, Udinese, Catania e Albalonga;
- tutti quelli che volevano far fare a Carletto Ancelotti la fine del maialino volante di cui sopra dopo l'inizio traumatico con due sconfitte una dietro l'altra;
- tutti quelli che dalla sconfitta contro il Milan continuano a chiedere a José Mourinho se ha la fobia del confronto con Mancini (sarebbe come se Salvador Dalì avesse avuto la fobia del confronto col Braghettone);
- tutti quelli che volevano rinchiudere Claudio Ranieri in ospizio;
- tutti quelli che blaterano del dopo-Calciopoli, del calcio onesto e dello spazio al vertice finalmente anche per le squadre di provincia;
ecco, voglio vedere come reagiscono tutti costoro di fronte alla lettura di una classifica che in cima a un terzo di campionato recita: Inter 27, Milan 26, Juventus 24.

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