mercoledì 10 dicembre 2008

Altro compleanno

Passiamola questa soglia una volta di più
(Vittorio Sereni)

Mi sveglio alle 7:30 sul divano-letto a casa di Mirko. Essendo troppo presto, lui dorme nell'altra metà della casa, accendo il televisore (senza volume per non disturbare) e controllo sul televideo che sia effettivamente il 9 di dicembre. Lo è. Scivolo in doccia, mi cambio, accendo il cellulare. Messaggino di mia madre. Inforco gli occhiali e attendo il risveglio del resto della casa leggendo sul divano, tornato divano-e-basta, le ultime cinquanta pagine del romanzo di Martin Amis che in giornata devo restituire alla Delfini, e sarebbe meglio restituirlo finito. Messaggino di Silvia. Mirko si sveglia, consegue caffè. Messaggino di Ottavia. Messaggino di Ilaria. Passeggiata verso il centro. Amo Modena senza ritegno, c'è pure il sole. Messaggino di un'altra Silvia. Ulteriore caffè, anzi cappuccino e svedese al Molinari, all'angolo con la via Emilia. Messaggino di Lisa. Vado a restituire Amis e gli altri due romanzi alla Delfini. Fra gli scaffali incontro per caso una compagna di liceo, ora lavora a Modena, la ricorrenza non viene menzionata. Telefonata di mia madre. Genuflessione e preghierina in Duomo, in fondo se sono nato non è merito mio. Visita agli uffici del dottorato, strette di mano, auguri natalizi. Messaggino di Corinne. Pranzo nella mensa del San Carlo. Ulteriore caffè in camera di Peppe, che per raggiungere la macchinetta sopraelevata deve alzarsi in piedi sull'armatura del letto (quand'è solo lo beve così, in piedi e in altura, dove l'aria è più rarefatta e le molecole di caffè si sentono di più). Messaggino di Valentina. Ulteriore invito per un ulteriore caffè al Molinari, ma per essere sicuro di addormentarmi prima o poi mi limito a una spremuta d'arancia. Messaggino di Mariagrazia, che poco dopo si palesa in carne e capelli. Messaggino di Giulia. Due passi verso largo Garibaldi, di fronte al Teatro Storchi, con la fontana dei due fiumi ardimentosamente ritratta in un quadro custodito chissà perché nella casa di Gravina. Ulteriore possibile caffè con Giulia, previdentemente trasformato in tè (lei) e cioccolata calda (io, il tè mi ripugna, mi fa schifo ed è una porcheria). Faccio un salto a casa di MarVi per salutarla. Poi passo a risalutare Peppe con annessa fidanzata. Risaluto Mariagrazia. Ricupero il borsone rosso preso in prestito e guadagno la via della stazione, è quasi nuvoloso ma non fa troppo freddo. In treno viaggio con Silvia (non la prima, la seconda) la quale, essendo modenese, prolunga gli effetti di Modena anche al di fuori della stazione FS, perfino al di fuori dell'Emilia, fin quasi a Milano Rogoredo, sede dell'ultimo cambio del viaggio breve e complicato. Messaggino di Anna Chiara. A Pavia prendo la strada che riporta dalla stazione in camera mia. Il borsone rosso preso in prestito pesa di più e inizia a nevicare bagnato. Apro la porta, ritrovo gli stessi vestiti poggiati lì dove li avevo lasciati. Mi ero dimenticato di aver rifatto il letto. Accosto la bottiglietta vuota al rubinetto del lavandino (per quanto io detenga un bidet, ho delle remore a bere da lì). Esco di nuovo sotto la neve e vado a prendermi un cartone con dentro una pizza cipolle e grana. Il pizzaiolo mussulmano, dalle pareti onuste di crocifissi e foto di Giovanni Paolo II, non ricorda se pareggiando la Roma passi il turno o venga eliminata. Torno da me, mangio la pizza. Con alito mefitico mi informo sui parziali di Champions League al quarto d'ora della ripresa. La Roma pareggia e vincerà, l'Inter pareggia e perderà. Ascolto reiteratamente il loop di Guccini che canta La Locomotiva, forse cinque, forse venti, forse cento volte. Hélène passa a salutarmi e a chiedermi se sono tornato vivo. Controllo la posta. Controllo Facebook e trovo gli auguri di Luna, Elisabetta, Valentina (un'altra), Giorgia, Nelly, Letizia, Montse, Eleanor, Alessandra, Valeria, Emanuela, Liana, Marissa, Stefania, Ottavia (sempre quella di prima), Deysi (si scrive così), Vanessa, Lodovica e Silvia (un'altra ancora, Silvia è un nome estremamente comune, che vi credete, mica Ottavia). Ma Facebook è una porca cosa perché con una settimana d'anticipo crea l'evento associato al compleanno di qualsiasi tuo contatto, avvisa tutti di far gli auguri a tutti indipendentemente dal fatto che si provi passione sconsiderata ovvero indifferenza olimpica, e per non saper né leggere né scrivere uno è costretto a passare dal suo profilo per fargli augurare buon compleanno a tappeto, altrimenti l'altro si offende e desume che lo odi; ragion per cui Facebook è ruffiano, Facebook non vale. Mi esercito col nuovo videogame di calcio che Mirko mi ha passato. Il caffè fa il suo effetto, il caffè fa il suo dovere. Qualcuna si sarà dimenticata come sempre, qualcuna per la prima volta, qualcuna avrà ricordato e taciuto. Mi addormento che è l'una passata.

Gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli
(Francesco Guccini)

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