lunedì 12 gennaio 2009

Diciottesima giornata

Anzitutto vorrei sapere chi era il sosia di Franco Califano che sabato pomeriggio ha curato la sintesi di Avellino-Modena per 90°Minuto Serie B. La partita è funzionata così: segna l'Avellino, vabbe', risegna l'Avellino, e che cacchio, per il Modena accorcia Catellani, si diffonde una certa illusoria speranza, segna ancora una volta l'Avellino, che tre goal in una partita penso che non li facesse dai tardi anni '80, il Modena fa 3-2 con Biabiany - e a questo punto il sosia di Franco Califano mostra immantinente le immagini del quarto goal dell'Avellino dicendo: "Sforzini segna il 4-2 per l'Avellino e di fatto chiude la partita, anzi la riapre perché in precedenza il Modena aveva segnato il 3-3 con Longo".

Meno male che 90°Minuto Serie A è una faccenda più seria. Alle sei e un quarto, manco fosse un'edizione speciale del Tg, viene data d'urgenza la linea allo stadio Olimpico dove risuona l'anteprima che Beckham sicuramente non avrebbe giocato dall'inizio, e molto difficilmente sarebbe entrato nella ripresa. Risultato, arrivano le otto e mezza e da centrocampo in su la formazione del Milan recita: Pirlo, Seedorf, Beckham, Ronaldinho, Kakà, Pato.

Pato, appunto: nel corso del rapido scambio di dichiarazioni postpartita fra me, il terrone milanista, e Spangly Princess, l'inglese romanista (io in Inglese e lei in Italiano, perché per farsi capire è sempre meglio parlare in una lingua straniera), emerge da me il concetto che il Milan è il favorito per lo scudetto dell'anno prossimo e da lei le seguenti parole: "Mamma mia Pato è forte", tanto più valide in quanto io ho visto la partita in tv, mentre lei era allo stadio (e prima o poi commenterà la partita medesima sul suo blog, dopo di me perché lei lavora mentre io sono un notorio sfaticato, che al lunedì mattina può permettersi di andare a comprare la Gazzetta dello Sport alle undici meno dieci e non leggerla subito perché tanto dopo ha tempo). Pato è forte (tanto più in ragione dell'età: quando avevo 19 anni io, il massimo che riuscivo a fare era l'esame di Storia del Cristianesimo) vorrei risponderle, ma (per sua fortuna e della Roma) la difesa del Milan non lo è affatto.

Il Milan versione Debora Caprioglio (troppo abbondante davanti e sempre scoperta dietro - tranquilli non solo non è mia ma addirittura non ricordo più dove l'ho letta, anche perché risale al 1991 ed era riferita alla Juventus di Maifredi, un uomo una brutta fine) - dicevo, il Milan disegnato da Ancelotti in versione Tinto Brass mi ricorda la curiosa evenienza che buona parte delle mie amiche più belle non trovano uno straccio di fidanzato: un po' perché intimoriscono, un po' perché hanno pretese eccessive dettate dalla propria stessa bellezza, un po' perché uno le vede così impeccabili e preferisce dirigersi su obbiettivi più terra terra.

Uguale il Milan, ieri sera: talmente sontuoso da non riuscire a vincere. Il problema non è tanto il pareggio, in sé e per sé - a conti fatti l'Inter ha pareggiato in casa col Cagliari ma doveva vincere, il Milan ha pareggiato in trasferta con la Roma ma poteva perdere, quindi possiamo solo ringraziare il cielo per com'è andata. Il problema è che il promesso sposo, ovvero lo scudetto, sembra dirigere i propri sguardi lubrici ben altrove, verso signorine magari demodé ma indubbiamente dotate di maggior senso pratico: da agosto io vado dicendo che alla fine lo vincerà la Juventus. E sarà il trentesimo.

So quello che dico perché ho dato un'occhiata alla diciottesima giornata di un anno fa esatto esatto, quella che peraltro vide il primo goal di Pato: l'Inter aveva 46 punti (tre in più di oggi) e sette di vantaggio sulla Roma (tre in più di quanti ne abbia ora di vantaggio sulla Juve). Nelle venti giornate restanti ne ha fatti altri 39 (pochini, su 60 disponibili) e la Roma 43, finendo a tre punti di distacco - esattamente i tre punti che oggi l'Inter non ha più.

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