giovedì 20 agosto 2009

Sesso, bugie e microonde

(Gurrado per Il Foglio)

Adesso è colpa del microonde. Ha fatto scalpore anche in Italia l’inchiesta della Nuffield Health sulla vita privata degli inglesi, dalla quale è emerso che tre su quattro non hanno né tempo né forza né voglia di fare l’amore. Tuttavia non sorprende il risultato in sé quanto le motivazioni che la direttrice della Nuffield, Sarah Dauncey, ha espresso nelle sue dichiarazioni alla stampa. Pare che “la creazione di una Gran Bretagna pericolosamente pigra e accidiosa”, nonché eroticamente lobotomizzata, sia dovuta a “cibi precotti, telecomandi e shopping online”.

Mi sembra una bugia pietosa, questa che il calo del desiderio nazionale sia dovuto alla proliferazione di vaschette di shepherd’s pie e cannelloni di dubbia provenienza da infilare nel microonde per cenare tre minuti dopo il rientro dall’ufficio. Cinque anni fa l’antropologa Kate Fox stava scrivendo il suo libro più celebre, Watching the English, e riferiva che una volta arrivata al capitolo sul sesso i suoi amici si erano divisi in due fazioni: quelli che ritenevano che sarebbe stato molto breve e quelli che si aspettavano una ventina di pagine bianche. I microonde non erano menzionati e nemmeno i telecomandi.

Le vere ragioni per cui gli inglesi non hanno voglia di riprodursi sono molteplici. Una si aggira per Oxford in questi giorni e consiste in un enorme cartellone pubblicitario che fa terrorismo psicologico dalla fiancata di svariati autobus: “Hai meno di 24 anni? Hai mai fatto sesso? Sai cos’è la clamidia? Una persona su dieci è infetta, scopri se sei tu!”. Un’altra ragione è andata in onda ad aprile su Channel4 per quattro sere di fila. Si chiamava The Sex Education vs. Pornography e la conduttrice Anna Richardson intraprendeva un tour delle scuole superiori britanniche allo scopo di dimostrare brillantemente agli studenti che il sesso non ha nulla a che vedere con la bellezza né con l’attrazione fisica, e che anzi una donna ben curata dà inevitabilmente l’idea di essere un po’ zoccola. Allo scopo la stessa Richardson, che è piuttosto attraente, si conciava da zoccola e andava in giro per Carnaby Street chiedendo ai passanti se sembrava una zoccola. Gli inglesi sono educati e tendevano ad assecondarla.

La Richardson spiegava invece ai ragazzi che un corpo nudo è spesso repellente e mostrava all’uopo gigantografie di dettagli oggettivamente ripugnanti – il tutto in prima serata. Il clou della trasmissione è arrivato quando a uno stuolo di liceali ambosessi è stato chiesto di infilare un preservativo su un vibratore. La signorina che s’è sbrogliata in un batter d’occhio è stata portata in trionfo, il signorino che mezz’ora dopo era ancora lì ad armeggiare con gli strumenti è stato dileggiato con piglio darwinista.

Non bastassero la Richardson e la clamidia itinerante a far passare tutte le voglie, ogni giovedì il Guardian ospita Sexual Healing, colonna di quesiti psicosessuali curata da Pamela Stephenson Connolly. La rubrica richiama inconsapevolmente l’incauta richiesta espressa da una rivista elegante in un celebre racconto di Achille Campanile: “Avete domande da porci?”. Giovedì scorso una signora si chiedeva come fare per accontentare suo fratello che voleva portarsela a letto. In precedenza un’altra si interrogava su cosa fare qualora suo marito fosse davvero gay. Il mio preferito resta il ventottenne che a giugno si lamentava del fatto che la fidanzata lo implorasse di assumere un ruolo dominante nel rapporto: “La cosa mi piace, ma io mi considero un femminista e dopo averla menata mi sento in colpa”. Pamela Stephenson Connolly ha una parola buona per tutti: spiega che il sesso è libertà quindi ogni attitudine al riguardo merita profondo rispetto e una terapia intensiva, specie se uno a 23 anni è ancora vergine.

La quarta ragione è il saturday night boozing, la bisboccia del sabato sera. Vagano per il centro frotte di bachelorettes travestite da infermiere sexy, con la giarrettiera in bell’evidenza o le orecchie da coniglietta sui capelli. Nonché ragazzine con gonne sempre più corte e senza calze anche in pieno inverno, tanto per far capire che sono up to it – ossia che ci stanno – e che per due rum si può accompagnarle in bagno, tanto la mattina dopo ricorderanno ben poco. Le inseguono armenti di giovanottoni che per attaccare discorso devono farsi coraggio a suon di birra. Nel Three Goats Heads, il più bel pub di Oxford, un cartello vicino alla latrina rammenta che alcune signorine possono non gradire l’idea di venire approcciate da un anglosassone puzzolente che balbetta frasi sconnesse e poi crolla esanime ai loro piedi.

La quinta causa è la più grave. La morale vittoriana è tramontata e nulla più è proibito, ergo gli inglesi non hanno voglia di fare l'amore perché nessuno cerca di impedirglielo.

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