domenica 24 gennaio 2010

Operazione gamba rotta (3)

Io non ho mai particolarmente amato i weekend: primo perché non esistono (esistono invece il sabato e la domenica); secondo perché da quando sono andato via di casa per l'università (ero giovane) sabato e domenica erano i giorni in cui Pavia si svuotava di tutti i suoi studenti a parte me; terzo perché la domenica è stata creata per essere passata in famiglia e non in tuta a guardare il soffitto.

Con le stampelle l'avversione per i weekend si esacerba, paradossalmente visto che passando tutte le giornate allo stesso modo la differenza di sabato e domenica non dovrebbe notarsi. Fatto sta che verso il venerdì pomeriggio viene la malinconia al solo pensare che tutta l'Inghilterra smette di lavorare e non sono più l'unico a stare gambe all'aria, e ci si concentra a sperare che il lunedì arrivi in cinque minuti.

Probabilmente in un'altra nazione sarebbe differente. Qui il weekend serve a imporre la vita privata, separata e replicabile in infinite copie inconsapevoli l'una dell'altra, sulla vita pubblica, che nella fattispecie consiste nell'obbligo di lavorare fino al venerdì pomeriggio e di ubriacarsi dal venerdì sera. Avendo io già cinque giorni durante la settimana per curare la vita privata, i due conclusivi mi sembrano ridotti a inutile ammennicolo.

I tratti distintivi del weekend sono tendenzialmente due: chiesa e calcio. Non so se avete provato a seguire una messa inglese (cattolica intendo); fanno tutte venire la depressione. Quanto al calcio, notoriamente quello inglese è uno sport diverso che mi interessa relativamente. Mi interessa Tutto il calcio minuto per minuto, ma è impossibile ascoltarlo via internet perché in quelle due ore precise Radio1 viene oscurata fuori dal territorio italiano presumo per questioni legate ai diritti di trasmissione e bla bla bla, bla bla bla. Mi interessano Novantesimo minuto e La domenica sportiva ma già è tanto riuscire a vederle in netta differita, il lunedì o il martedì successivo.

Restano dunque questi due giorni vuoti in cui si finisce per scoprire che il deserto domenicale di Pavia era tuttavia movimentato, contemplando almeno la Messa in latino delle 9:30 more Pio V, il caffè in uno dei tre bar aperti, le partite su Sky e magari una passeggiata pomeridiana in piazza Vittoria per sincerarsi che non valesse la pena di andarci. (Non citerò le domeniche a Modena se no dite che sono ossessionato; però provate a passare una domenica a Oxford, la domenica dopo a Modena, la domenica dopo a Oxford di nuovo e poi ditemi se non diventate ossessi pure voi).

Restano dunque questi due giorni inutili distinti solo dall'ascolto dell'Angelus via internet; solo che quando il Papa concede la benedizione ci si rende conto di starsi facendo il segno della Croce davanti al computer e ci si sente un po' fessi.

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