lunedì 24 maggio 2010

Tommaseide, parte sesta. Prima di andare a letto inginocchiatevi e recitate la preghiera scritta chiara e tonda in Fede e bellezza da Niccolò Tommaseo, lo scrittore più sottovalutato da Papi e cardinali: “Dateci, o Dio, gioie pure, dolori sopportabili, amore paziente, lieta e forte concordia nel bene Datemi un pane per lei. Se destinato a esser padre, donatemi vita e virtù da educare i miei figli. Se i giorni a me numerati son brevi, nelle vostre mani raccomando, Signore, questa che è ormai tanta parte dell’anima mia. Con l’esempio e con la parola dateci di consolare e nobilitare l’anime de’ fratelli. Insegnatemi a espiare le colpe mie tante, che non ricadano sulla povera famiglia mia. Perdonatemi. Benediteci. In voi temendo esultiamo: in voi, lieti o afflitti, riposeremo”. Dopo di che intuite perché il cattolicesimo non attecchisce fra le genti anche perché intellettuali artisti e geni non scrivono più preghiere ma solo articoli per MicroMega.

venerdì 21 maggio 2010

Tommaseide, parte quinta. La prossima volta che un sedicente laico (e come tale ignorante, perché laico significa cattolico senza ordine sacro, non ateo rompicoglioni) viene da voi e inizia a dirvi che i sacerdoti sono pedofili, il Papa è retrogrado, la Sindone è un asciugamano e il cattolicesimo ha fatto solo danni, zittitelo leggendogli questo passo di Niccolò Tommaseo, l’autore più sottovalutato da chi non lo ha mai letto. Scrive chiaro e tondo in Fede e bellezza: “Togliete da codesto cumulo di bellezze la religione, che resta? I più di questi che ammiriamo son quadri rubati alle chiese: e sui profani anch’essi la luce religiosa si rifletté e si rifranse. Chiamate pure superstizione il sentimento che ispirò tanti ingegni, fiore dell’umanità. Qual miracolo maggiore di questo, che quella che voi dite stoltezza abbia generate sì splendide meraviglie?”

giovedì 20 maggio 2010

Tommaseide, parte quarta, succinta e compendiosa. Perché tutti vogliono le quote rosa ma nessuno parla di quote azzurre? Lo spiega Niccolò Tommaseo, l’autore più sottovalutato da manuali e digitali, che scrive chiaro e tondo in Fede e bellezza: “Le donne, di sincerità, se n’intendono quando vogliono”.

mercoledì 19 maggio 2010

Tommaseide, parte terza. L’autore più sottovalutato dello spaziotempo, Niccolò Tommaseo, invita a diffidare degli scrittori che fanno i sentimentali e conquistano il pubblico lasciandosi credere grandi uomini perché usano parole grosse. Scrive infatti chiaro e tondo in Fede e bellezza: “Le parole significano meglio i sentimenti a uno a uno; non il complesso loro, il contrasto: e in quel complesso è la vita, in quel contrasto il mistero dell’anima”; e ancora: “Noi scrivacchianti vantiamo, e ci crediam forse, d’avere il cuor buono, perché abbiam piagnona la penna”. Tradotto: diffidate sempre degli autori che dichiarano di scrivere col cuore e quando leggete non prestate attenzione a ciò che dicono ma a come.

martedì 18 maggio 2010

Tommaseide, parte seconda. L’autore più sottovalutato del diciannovesimo secolo, Niccolò Tommaseo, spiega che per misurare il successo della propria vita di coppia non bisogna consultare l’oroscopo di Branko ma bisogna portare il fidanzato (o la fidanzata) a Messa, vedere come si comporta e regolarsi di conseguenza. Scrive chiaro e tondo in Fede e bellezza: “Quando mi segno, debbo nascondermi da lui: non posso pregare seco, dunque né piangere”.

lunedì 17 maggio 2010

Tommaseide, parte prima. L’autore più sottovalutato della nostra letteratura, Niccolò Tommaseo, scrive chiaro e tondo in Fede e bellezza: “Gli uomini che pigliano la vita indigrosso e senza tanti dàddoli sarebbero i meglio educatori e mariti del mondo se avessero sempre a che fare con anime non isteriche”. Tradotto, i maschi avranno i loro torti ma non è sempre colpa loro: uno può essere la migliore persona di questa terra ma, se è sposato a una cretina che pretende quote rosa, cibo vegetariano e ferie alle Maldive per far bella figura con le vicine, i figli prendono dalla mamma, la società degenera e l’Italia dichiara bancarotta morale e finanziaria. Sposatevi solo con donne profondamente maschiliste.

venerdì 14 maggio 2010

Facciamo finta che Berlusconi e Fini appartengano a due partiti diversi – che per convenzione chiameremo Forza Italia e Alleanza Nazionale – e siano entrambi al governo con un’alleanza programmata per i cinque interi anni di una legislatura. Durante una conferenza stampa congiunta, un giornalista dell’Unità chiede a Berlusconi: “Signor premier, durante un’intervista di qualche tempo fa, alla domanda ‘Qual è la sua barzelletta preferita?’ lei ha risposto ‘Gianfranco Fini’. Se ne è pentito?” Figuriamoci, come minimo cade il governo; come massimo si ciurla nel manico dicendo che Berlusconi è un guitto, che bisogna restituire la politica ai suoi professionisti e che la democrazia è in pericolo. Per fortuna Berlusconi e Fini appartengono allo stesso partito e quindi questo rischio è scongiurato. In Inghilterra invece è accaduto esattamente questo nel corso della conferenza stampa di Cameron e Clegg a Downing Street. Il vicepremier ha chiesto: “Hai veramente detto così?”, il premier ha ammesso: “Temo proprio di sì”, il vicepremier ha detto: “Vabbe’, me ne vado” fingendo di allontanarsi, il premier si è messo a strillare teatralmente: “Torna indietro!”. Tutti si sono fatti una risata e hanno chiuso lì l’incidente prendendo nota che la democrazia inglese non è in pericolo e che è governata da una coppia di uguali contrari, Tweedlecam e Tweedleclegg.

giovedì 13 maggio 2010

La querelle fra Balotelli e Totti è stata brillantemente risolta (già lo scorso fine settimana, a dire il vero) da Federica Pellegrini. Con un autorevole intervento al Tg1 delle venti, la spalluta nuotatrice ha dichiarato sprezzante che cose del genere accadono solo nel mondo del calcio: nel mondo del nuoto, invece, non s’è mai visto – che so – Peter Van den Hoogenband che falcia Mark Spitz. Anche perché, insomma, il calcio invita di per sé alla violenza: ti passa davanti Balotelli, vuoi perdere l’occasione di prenderlo a pedatei? Se si giocasse a calcio come si nuota, ordinatamente divisi in ventidue corsie, a nessuno salterebbe in mente di saltare il cordolo per sgambettare un avversario, tentando di fargli perdere l’equilibrio in barba al principio di Archimede. E poi, ve lo immaginate uno che tira calci con tutta quell’acqua?

mercoledì 12 maggio 2010

Ora che non c’è più possibilità di dolo, ora che se n’è andato tenendo per mano moglie e figlioletti, ora posso dirlo: con la sua aria da scimmione senza occhiali, la sua sete di potere e di amore in netto contrasto con la sua incapacità di esercitare il primo e meritare il secondo, i suoi scatti d’ira epici e le sue gaffe rivelatrici, l’ineluttabile goffaggine a cui era inchiodato in ogni foto e quei maldestri, quasi preoccupanti tentativi di sorriso nelle occasioni più disparate e la sua ammissione di aver potuto esplorare dall’alto della carica di primo ministro le debolezze altrui e soprattutto le proprie, Gordon Brown era il personaggio più interessante dei tre, il più tridimensionale e il più umanamente simpatico.

martedì 11 maggio 2010

Per favore, qualcuno spiega a David Cameron (e agli altri due) che in Gran Bretagna non è successo niente di nuovo ma la replica in salsa inglese delle nostre elezioni del 2006? All’epoca in Italia si presentarono due sole coalizioni che presero il 50% ciascuna, col centrosinistra in vantaggio di 24.000 voti (su quaranta milioni di elettori). Berlusconi allora ebbe un’idea geniale: concedere ai vincitori il pareggio e proporre una grande coalizione. Prodi rifiutò e oggi, invece di essere ancora primo ministro, tortura i suoi nipotini. Qualcuno avrebbe dovuto fare a Cameron l’esempio di Prodi e suggerirgli che per far saltare il banco dovrebbe proporre l’alleanza ai Laburisti, che sono duecento, e non ai LibDem che sono quattro. Ma gli inglesi non sono fatti per i colpi di genio, sono fatti per l’ordinaria amministrazione. Peggio per loro.

lunedì 10 maggio 2010

In Italia piove, in Inghilterra c’è il sole. Fra gli effetti del climate change annoveriamo anche le elezioni britanniche: per la prima volta le code sono state talmente lunghe da non consentire a tutti di votare, lo spoglio è andato avanti fino a metà della mattina dopo, i partiti hanno vinto tutti, anzi i partiti hanno tutti perso, in Parlamento finiscono perfino i verdi, il premier in carica s’è barricato a 10 Downing Street, le consultazioni fervono, vengono proposte le alleanze più improponibili, si conta e si riconta senza arrivare mai alla metà dei seggi più uno, la Regina tace ma non acconsente e noi possiamo prenderli per il culo chiedendoci se questa Gran Bretagna – così egocentrica, così squassata, così pittoresca – sia davvero un paese governabile o no.

venerdì 7 maggio 2010

Gli inglesi hanno sempre votato col sistema maggioritario uninominale: si divide la nazione in tanti collegi elettorali quanti sono i seggi a disposizione e in ciascun collegio il seggio viene assegnato al candidato che ha preso più voti. Ora sostengono che il sistema stia mostrando la corda e abbia favorito lo scandalo della corruzione parlamentare scoppiato lo scorso anno. Vorrebbero passare al sistema proporzionale e, dopo le elezioni, decidere che governo comporre in base alle coalizioni che si formano in parlamento: ad esempio un pentapartito con laburisti, liberaldemocratici, verdi, indipendentisti scozzesi e gallesi. Credono di aver trovato un metodo per eliminare burocrazia e corruzione e invece hanno solo scoperto con un po’ di ritardo la prima repubblica.

giovedì 6 maggio 2010

Vale la pena di esprimere un endorsement in una nazione in cui non si può votare? In realtà alcuni mi dicono che potrei anche, o meglio avrei potuto se mi fossi iscritto per tempo alle liste elettorali. Nel mio collegio – Oxford West – il seggio è detenuto dai liberaldemocratici, gente che se fosse italiana leggerebbe Repubblica e che ha come colore distintivo il giallo forse perché a furia di opporsi a qualsiasi provvedimento di qualsiasi governo le è venuta l’itterizia. Se avessi avuto un voto avrei votato Nicola Blackwood, la trentenne cantante lirica sostenuta dai conservatori, e sarebbe stato un voto tattico, più che altro per levare un seggio agli itterici. Ma non avendo diritto di voto posso permettermi di esprimermi ideologicamente fingendo di votare un partito che a Oxford non s’è nemmeno candidato: il British National Party, che ha come primo punto nel programma il rimpatrio degli stranieri, che in Inghilterra sono fin troppi. Iniziamo dalla mia vicina cinese, che telefona a voce altissima alle quattro e mezza del mattino?

mercoledì 5 maggio 2010

In Inghilterra lo scandalo del mese, dell’anno e del decennio è la gaffe di Gordon Brown che negli ultimi fuochi di campagna elettorale dapprima ha incontrato un’anziana sostenitrice dei laburisti e poi, una volta tornato in macchina, l’ha definita “vecchia bizzoca” senza ricordare di avere ancora addosso un microfono acceso. È stato un po’ coglione ma l’unanime sdegno della stampa ha sottovalutato le attenuanti: la signora è grassa, vestita in maniera ridicola, pettinata da un criminale, il suo sguardo denuncia che chiaramente le mancano un paio di rotelle e per tutto il tempo non ha fatto altro che dare addosso alla politica del governo dicendo petulantemente cosa avrebbe fatto lei. Ora, una che non è in grado di controllare la dilatazione del proprio sembiante non promette di essere in grado di controllare l’intera nazione. La stampa invece ha protestato basandosi sulla radicata illusione della democrazia, ovvero che il politico debba rispettare tutti gli elettori come suoi simili (corollario: qualsiasi elettore potrebbe governare al posto suo; paralogismo: il voto di un imbecille vale quanto quello di una persona decente). Tutti hanno detto che Brown ha perso il voto della signora, che evidentemente si aspettava i complimenti; tutti hanno detto che Brown ha perso il voto di tutti coloro che si riconoscono nella signora, e sono indubbiamente tanti, posso confermarvelo io che abito in un piano rialzato e dal mio bovindo vedo passare in abbondanza indigeni deformi e stupidi; nessuno ha detto che forse Brown ha guadagnato il voto di coloro ai quali la signora – nelle sue infinite incarnazioni sul marciapiede, negli uffici, al supermercato – ha sempre fatto istintivamente un po’ schifo.

martedì 4 maggio 2010

L’altro giorno stavano per saltarmi i nervi – non che ci voglia molto, per la verità. A un pranzo è venuto fuori il tema dell’aborto e mi sono dichiarato contrario; allora una commensale ha chiesto: “Ma tu sei cattolico?” “Certo.” “Va bene, sono cattolica anch’io. Ma tu sei un cattolico oltranzista?” “Oltranzista? E perché mai?” “Perché sei contrario all’aborto”. Il ragionamento, potete vedere, non fa una grinza: i cattolici non oltranzisti vengono a patti con l’aborto, guardano con favore al divorzio, credono nel matrimonio solo se fra gay, ritengono che ognuno debba poter terminare medicalmente la propria vita quando gli pare, vorrebbero introdurre l’età pensionabile per il Papa, tollerano a cuor leggero l’islamizzazione e sognano di andare in ferie in paesi esotici dove, se dessero voce al proprio pensiero, non tornerebbero buoni nemmeno come carne da martirio.

lunedì 3 maggio 2010

Sarà questione di etimologia assonante, ma solo gli stupidi si stupiscono del successo della Lega nel Lombardo-Veneto. Ma come, dicono, proprio nella regione che fu il motore del nostro Risorgimento, il laboratorio dell’Unità d’Italia, il cimitero di tanti patrioti? Sì. Stupisce solo gli stupidi perché ora come allora il Lombardo-Veneto è sempre stato cervello e portafoglio d’Italia, quindi dove altro potrebbe nascere l’idea di una patria nuova e la possibilità di realizzarla per davvero? Uno può trarre tutte le conseguenze politiche che vuole ma agli occhi dello storico onesto la verità è una sola: le camicie rosse si sono inverdite.