martedì 31 agosto 2010

Ma vi pare? Più vado in giro per Oxford più incontro degli originali. L’altro giorno non sapevo come fare a passare la giornata (festiva) e per ripararmi dalla pioggerellina ero entrato in una libreria; me ne fregava poco, d’altronde, perché leggo solo libri in Italiano – quelli in Inglese li lascio alle professoresse di scuola media, ho già dato in altri tempi. Più che le pagine guardo dunque le copertine e le clienti, quindi non presto attenzione a uno stravagante che mi si avvicina porgendomi cinque romanzi e farfugliando qualcosa riguardo alle firme. Lì per lì non capisco perché questi voglia il mio autografo su cinque libri che non solo io non ho scritto ma che forse lui non ha nemmeno comprato, col rischio che poi mi ritrovi a pagarli; il mattoide comprende il mio disorientamento, indica il nome sconosciuto sulla copertina e spiega che esso è lui. Voglio comprare i suoi libri? Lui è in libreria apposta per autografarli. O Dio santo, penso, chi è l’imbecille che comprerebbe romanzi a caso solo perché un bischero scrive il suo nome sulle pagine di rispetto? Una coppia inglese di mezz’età si avvicina a chiedergli quanto costano, similia cum similibus.

lunedì 30 agosto 2010

Scusate se torno sull’argomento ma a furia di leggere ho scoperto che le due burinelle ostiensi, quella della bira e del calipo, non sono roba nuova ma erano state inventate cinquanta e passa anni fa da Alberto Moravia, nel più bello dei suoi potabili Racconti romani (si intitola Il Provino e si piazza a pari merito con La Ciociara). Le due ragazze non si chiamano Deborah e Romina ma Iris e Mimosa. Le corteggiano due spiantati che fingono di essere un gran signore e un produttore cinematografico, per essere all’altezza delle due che risultano figlie di un ingegnere di grido e sono appena tornate dalle ferie a Viareggio. Costoro insistono per ottenere un provino ma il finto produttore, che non sa come cavarsela, controbatte che per il prossimo film gli servirebbero due burine, mica due figlie di ingegnere. Al che Iris e Mimosa sbottano: ahò, argomentano, abbiamo finto di essere ingegneresse ereditarie ma in realtà siamo burine dalla testa ai piedi. Frase immortale: “Macché Viareggio, abbiamo preso la tintarella a Ostia!”. A quel punto i maschietti rivelano di essere degli spiantati e tutti si godono meglio la giornata facendo ciò che è, così come quest’estate le due burinelle ostiensi hanno irritato soltanto chi ignora che non vale fingere.

venerdì 27 agosto 2010

Ho letto il Solus ad solam di d’Annunzio, ossia il suo diario in onore di un’amante di cui non mi va di ricordare il nome, tanto per noi sono tutte uguali nell’essere tutte inadeguate alla statura (non fisica s’intende) del grand’uomo; a parte la Duse, ci mancherebbe, che secondo la leggenda a storia finita respinse il vate inginocchiato a ripeterle “Voi non sapete quanto vi ho amata” col memorabile one-liner: “E voi non sapete quanto vi ho dimenticato”. Ho letto il Solus ad solam e vi ho trovata scritta dietro ogni riga la disperazione dell’uomo troppo grande per le donne che incontra e ho lasciato su ogni pagina il rimpianto per il gran traffico di bigliettini dolci o sconci o furiosi che per secoli ha sopperito all’impossibilità di parlare di persona con l’amata. Ora ci si nasconde per mandare mail e messaggini ma è solo fumus diaboli perché un bel giorno tutto verrà cancellato e fra cent’anni nessuno potrà sapere se un uomo è stato all’altezza delle sue donne o viceversa.

giovedì 26 agosto 2010

Mi dicono dall’Italia che, beato me, io sono a Oxford per la carriera. Mi dicono pure che in Italia c’è un clima da non sopportare: trenta, quaranta, cinquanta gradi di canicola opprimente; beato me che sono a Oxford dove per miracolo è già autunno inoltrato, dove piove forte da due giorni ininterrotti e ci vuole il maglione pesante. Io, va bene, a Oxford ci resto e magari cerco pure di far carriera; ma se putacaso non riesco, se putacaso finito quest’altro anno accademico mi ritrovo punto e a capo, se putacaso domani muoio investito da una carovana di ippopotami, chi me lo ridà il caldo, chi me lo ridà il sole, chi me la ridà l’estate?

mercoledì 25 agosto 2010

Quando inizia la scuola? Chi lo sa, non la frequento più dagli anni ’90. In compenso ritengo che per capirla possa bastare leggere Edmondo De Amicis – ovviamente non Cuore ma Amore e ginnastica. La storia verte su tutt’altro ma vi è incastonato nel mezzo il lamento del provveditore, che riproduco per intero: “E non dico del resto, dei lamenti senza fine che ci piovono dalle famiglie per una votazione ingiusta, per un rimprovero non meritato, per la scuola troppo fredda o troppo calda, per le tossi, per gli orecchioni, per le malattie d’occhi. E poi, signore offese per una parola, maestre che si credono perseguitate, direttrici… queste benedette direttrici, che son come le madri badesse dei tempi andati… E aggiunga un ginepraio di questioni per ogni esame di concorso, per ogni trasferimento, per ogni distinzione, per ogni castigo… Immagini le difficoltà, mio caro signore, immagini la delicatezza, immagini il tatto che ci vuole”. Era il 1892, è stato il 1992, sarà il 2092.

martedì 24 agosto 2010

In quest’epoca di Balotelli gonfiati, in cui basta mezzo goal per conseguire ore e ore di replay e titoloni per giorni e giorni, fa piacere un dettaglio della vita di Pepìn Meazza che ieri avrebbe compiuto cent’anni esatti. Adolescentello o “Balilla” ancora, come da perfido soprannome appioppatogli dal capitano dell’Inter, alla sua prima partita segnò due goal uno più bello dell’altro. Al che, uscendo dal campo, il capitano medesimo gli disse: “Giusella, sei in gamba”. Tutto qui: tre parole che valevano più di mille interviste a Controcampo. Viene da commuoversi a immaginare la contenuta emozione del Balilla; una commozione superata solo dalla delicata notizia, emersa sempre ieri sul CorSera, che la moglie di Livio Berruti custodisce amorevolmente in naftalina la tuta olimpica che gli lasciò Wilma Rudolph.

lunedì 23 agosto 2010

Consiglieri comunali di Oxford, che vi si rimpicciolisca l’uccello (e se siete femmine, pure). Non ho fatto in tempo a cambiare casa che subito ho trovato la vostra richiesta di novecento e rotte sterline di tasse municipali. In cambio, specificate, mi assicurerete servizi pubblici da capogiro. Io vivo qui da più di un anno ed è bastato per capire come funzionate: con le mie novecento sterline e rotte cosa farete? Ripulirete il centro dagli straccioni ubriachi, mazzolerete un po’ di adolescenti molesti? Farete passare i pullman secondo gli orari teorici? Manderete addirittura i bidoni per la raccolta differenziata che nella mia vecchia casa avevo richiesto a febbraio e che a luglio non erano arrivati ancora? None, specificate, fornendomi una ricca lista di servizi alternativi dei quali non mi può fregar di meno in quanto, essendo dipendente dell’università, usufruisco delle sue infrastrutture e non di quelle per i vostri concittadini deformi e ottusi. In compenso mi fate sapere che aggiungendo una piccola somma all’imposta comunale potrò ottenere l’asilo nido per mio figlio. Be’, figli non ne ho e se li avessi non avrei la minima intenzione di farli crescere in questo cesso di città: vivere a Oxford è il migliore anticoncezionale in circolazione. Consiglieri comunali di Oxford, io le novecento e rotte sterline ve le do; che vi vadano tutte in medicine e che siano medicine inutili.

sabato 21 agosto 2010

Tomizzeide, lato B. Fulvio Tomizza, La miglior vita è un volume tracagnotto, sfora le trecento pagine e anche in brossura presenta un dorso adatto a venir suonato sulle tempie dei miscredenti. Lo farò senza meno al prossimo che addossa a Dio le colpe dei preti. Prima però gli leggerò due frasi fingendo di averle pescate a caso: “Lo sconforto mi spingeva a cercar Dio sulla croce più alta dell’altare, al di là della sua persona”. E giù la prima volumata. “Sentivo di servire la Chiesa e con essa di servire la comunità, non i preti destinati tutti a passare”. E giù la seconda, se è ancora in piedi.

mercoledì 18 agosto 2010

Tomizzeide, lato A. Fulvio Tomizza, per chi voti? Per nessuno ormai, sei morto al morire del secolo. Io non andrò a cercare le tue impronte digitali sulle vecchie schede elettorali, potresti avere messo croci chissà dove e invece da La miglior vita ho ricavato due delle frasi più di destra che io abbia mai sentito (sottolineo: io, non Che Guevara). La prima è una verità verticale e definisce la storia: “È destino che la nostra vita impoverisca rispetto a quella del padre”. La seconda è orizzontale e racchiude l’eternità: “Ogni rapporto fra uomo e donna si chiama amore”.

martedì 17 agosto 2010

Francesco Cossiga magno, beato te che sei fuori dalle misere pastoie del tempo: hai avuto una vita piena e adesso puoi riposarti con buona coscienza. Io però non posso trattenermi dal fare due calcoli. Allora, tu eri diventato presidente della repubblica nel 1985 e Giorgio Napolitano nel 2006. Quando eri entrato al Quirinale avevo cinque anni, quando c’è entrato Napolitano ne avevo ventisei perché sono nato nel 1980. Però Napolitano è del 1925 e tu eri del 1928, vale a dire di tre anni più giovane. Come viene che quando tu sei uscito dal Quirinale avevo dodici anni e quando ne uscirà Napolitano ne avrò trentatre? Siamo rimasti fermi a ventuno anni fa? Com’è che io invecchio e l’Italia non cresce?

venerdì 13 agosto 2010

Certo che se nel giro di vent’anni uno, in linea meramente ipotetica, venisse eletto segretario di un piccolo partito, lo sciogliesse per fondarne uno più grande, si alleasse con un partito più grande ancora, vincesse le elezioni, diventasse ministro, chiedesse continuamente al proprio stesso governo di lavorare un po’ meglio, auspicasse la tattica delle tre punte, perdesse di conseguenza le elezioni successive, litigasse con il suo principale alleato, lo accusasse di essere alle comiche finali quando questi fonda un nuovo partito sempre più grande, sciogliesse il proprio partito per confluire in quello ancora più nuovo e ormai grandissimo, stravincesse le elezioni, venisse investito di notevole responsabilità istituzionale, criticasse il governo, criticasse il partito, criticasse soprattutto il capo di governo e partito, si lamentasse quando viene espulso dalla compagine che lui stesso ha cofondato, non si dimettesse dalla propria carica istituzionale, creasse dal nulla una nuova formazione politica che siede in parlamento senza essere mai stata votata da nessuno, sottraesse la maggioranza alla coalizione vincitrice delle elezioni, si alleasse con l’opposizione per dar vita a un nuovo governo e magari accettasse di presiederlo lui, allora, sempre in linea meramente ipotetica, sarebbe proprio un bel puttano della politica.

giovedì 12 agosto 2010

Il genio di Ennio Flaiano supera la scansione del tempo e germina nella produzione dell’aforisma preventivo. Tutta la bolsa retorica che ha avvelenato i Mondiali di quest’anno col ritornello del riscatto di un intero continente, coi luoghi comuni su suoni e colori, con il filantropismo colonialista che contraddistingue le coscienze ottuse, era già stata demolita in quattordici parole con sessantatre anni d’anticipo, nel capitolo secondo di Tempo di uccidere che è del 1947: “L’Africa è lo sgabuzzino delle porcherie, ci si va a sgranchirsi la coscienza”.

mercoledì 11 agosto 2010

Santa Chiara, io sono tuo cliente e voglio il trattamento. La prossima volta che sento qualcuno chiedermi a cosa servano le monache di clausura, e cosa le tengano a fare a pregare e basta quando c’è bisogno di suore missionarie che curino gli ammalati e provvedano ai bisognosi, posso sferrargli un cazzotto in piene gengive? O preferisci direttamente scendere tu dal cielo e spiegare loro che il beneficio della preghiera non si misura in termini di utilità immediata? Che dici? Taci? Non meritano risposta?

martedì 10 agosto 2010

Pare che il cardinale Newman avesse sempre una buona parola per coloro che intendessero pensare di testa propria. “Imbecilli”, avrebbe detto se non fosse stato né cardinale né inglese, “quando per credere agli invisibili cromosomi dovete fidarvi degli scienziati vi sentite intelligenti; quando per comprare un libro incellofanato vi fidate delle recensioni vi sentite intelligenti; quando vi vengono propinati dati incontrollabili sulla crescita economica, sul mercato del lavoro e sull’animaccia vostra vi sentite intelligenti; e quando un prete tenta di convincervi dell’evidente esistenza di Dio, tutt’a un tratto vi sentite stupidi?”. Certo che se parlo così non mi beatificheranno mai.

lunedì 9 agosto 2010

Dal volume di Roderick Strange, John Henry Newman: una biografia spirituale (Lindau), apprendo che di mestiere Newman originariamente non doveva fare né il prete né il cardinale né tampoco il beato: si era iscritto all’Oriel College di Oxford per diventare avvocato. La laurea conseguita con pessimi voti, nonostante fosse uno studente brillante, gli fece cambiare idea e prese i voti. Se i professori dell’epoca avessero avuto la manica larga, quest’anno il Papa non andrebbe a beatificare nessuno in Inghilterra. Se i professori italiani avessero la manica più stretta, avremmo qualche avvocato in meno e qualche sacerdote in più.

venerdì 6 agosto 2010

È stata l’estate del tipo che incontra la tipa che l’ha mollato (o che non gliela smolla) e fra una cosa e l’altra l’accoltella per benino. Poiché se ne sono verificati continui casi senza distinzione di censo, nazionalità o latitudine, propongo una soluzione che non sarà ideale dal punto di vista etico ma di sicuro successo dal versante politico: bisogna istituire i Fornicalia. Bisogna insomma istituire una settimana di utilità pubblica nel corso della quale chiunque, maschio o femmina, possa godere per una volta dei favori sessuali di chiunque scelga. Ora, voi accoltellereste la vostra ex fidanzata sapendo che il mese dopo potete portarvi a letto Melita Toniolo? Indubbiamente Melita Toniolo avrebbe una settimana piuttosto intensa, e questa è una controindicazione; ma, per il bene della società, questo e altro. Nel giro di un paio d’anni perfino la sua lista resterebbe sguarnita perché a lungo andare ci si annoia e si preferisce fare altro. Nel giro di cinque anni frotte di signorine smaniose di farsi accoltellare per finire sui giornali lasceranno i propri fidanzati più volte al dì, infinite vergini andranno a caccia di giovanotti sconosciuti ai quali negarsi a priori, sentendosi tutte immancabilmente rispondere: “Che me ne frega? Basta che c’è la Domenica Sportiva”.

giovedì 5 agosto 2010

È stata l’estate della rave parade, del love party, di tutti i termini turchi utilizzati per indicare una masnada di fessacchiotti che si riuniscono per saltellare in una brutta città tedesca e di tutte le perifrasi in giornalese sfruttate fino al midollo per evitare di avanzare l’unica considerazione ragionevole: ossia che, con tutto l’accapigliarsi per pochi posti di lavoro di infiniti giovani europei, senza possibilità di distinguere gli scemi a prima vista, un po’ di selezione naturale non guasta.

mercoledì 4 agosto 2010

È stata l’estate di Gemma Gaetani, anche se non potete saperlo, e del suo Elogio del tradimento edito da Vallecchi col geniale sottotitolo “conquista, tradisci, nega!” – a mezza strada fra il “difendi, conserva, prega!” di Pasolini e il “produci, consuma, crepa!” che si legge ancora sui muri delle poche città convinte di essere rimaste agli anni ’70. Si tratta di un capolavoro in incognito, un volumetto preziosissimo che cela fra le sue pagine lievi verità insindacabili: contro gli omosessuali che “reclamano i diritti civili” invece del “diritto all’orgia in pubblico”; contro quelle che credono all’amore eterno e alla perfezione proprio fidanzato (uso il femminile perché lo fanno solo le donne; gli uomini fingono con classe), senza considerare che “nel momento in cui ci comportiamo come se il nostro partner fosse nostro Dio, prima di tutto contravveniamo a quel primo comandamento”; contro quelli che infiorano la sovrastruttura sentimentale dimenticando che “l’amore non è che una scusa per copulare” (lo dice anche Trilussa, che gode di una delle migliori piazze di Roma). Ma poiché chiaramente, se siete ammogliati o accoppiati, non potete dire in giro queste verità inconfutabili con altrettanta soave leggerezza, la stessa Gemma Gaetani vi dà il permesso di mentire, fingere, tradire dicendo che per voi e per voi soli è stata l’estate del Compendio di meccanica quantistica e geometria proiettiva astratta per principianti del dottor Eugene Brown Haan.

martedì 3 agosto 2010

È stata l’estate della rupture: ma per quanto sedici anni siano lunghi, per quanto al cuor non si comandi, per quanto la tradizione e il romanticismo abbiano le loro ragioni innegabili – e per quanto non stia bene espellere i fondatori dai partiti, per quanto sia sempre meglio trovare la soluzione di compromesso altrimenti dopo potrebbero essere cazzi amari, per quanto al Berlusconi imprenditore crudele da queste parti preferiamo il Berlusconi sovrano magnanimo, che perdona ma non dimentica – per quanto tutto questo, uno deve farsi due conti e rendersi conto che l’utilità della Lega ha sempre beneficiato il governo più di quanto abbiano fatto An, l’Udc, il Ccd e Dio solo sa cos’altro. Ragion per cui, a conti fatti, è meglio la rottura di Fini subito che, in prospettiva, la rottura di Maroni.

lunedì 2 agosto 2010

È stata l’estate di Debora e Romina, o di Deborah e Rominah, insomma delle burinelle ostiensi che su Sky hanno dichiarato di avere fatto ’a colla, di avere bevuto ’a bira, di avere succhiato anzi magnato er calipo. È stata l’estate loro e non la nostra perché i perfidi sottotitoli aggiunti dall’intervistatore, il rimbalzare ossessivo del video sul web fino al Giappone, la frotta di sdegnati commenti sulla società decaduta che hanno fatto fiorire sulle pagine dei quotidiani intelligenti hanno denunciato una triste ma inconfessata verità: che loro sono felici e noi no.