lunedì 18 ottobre 2010

Basta, è giunta l'ora di una controriforma della grammatica: "religione" deve diventare singularia tantum, non deve avere più il plurale. Che senso ha parlare di "religioni" se per definizione ogni religione è unica e una soltanto è vera? Si può parlare di "religione" se si cita il Cattolicesimo, che è la vera fede, o tutt'al più riferendosi a giudaismo e ortodossia, fratelli maggiori e minori che nel Cattolicesimo si riconosceranno e fonderanno nel giro di due o trecento anni (be', su, dimostratemi che ho torto). Questa riforma del linguaggio renderebbe più facile distinguere la religione dalle sette (tutti i protestantesimi), dai giochi di società (come il buddismo) e dalle associazioni a delinquere (l'Islam). Quanto agli atei, il problema non si pone: esistendo Dio, l'ateismo non esiste.

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