mercoledì 20 ottobre 2010

Hanno ragione quelli che mi dicono: “Di che ti lamenti? Stai a Oxford, hai un lavoro, guadagni bene e mangi a sbafo. Non ti piace la città? Che t’importa? Tanto passi tutta la giornata in ufficio e geograficamente parlando una scrivania vale l’altra. L’importante di questi tempi è avere un lavoro: tira avanti e non lamentarti sempre. Sai quanto pesa la parola Oxford in un curriculum? Quando finirai potrai trovare il lavoro che ti pare. Anzi l’ideale sarebbe che restassi un po’ più oltre i due anni stabiliti; magari un altro, magari altri tre, magari cinque. Più è lunga la permanenza miglior figura fa il curriculum. Va bene, dovrai continuare ad alzarti alle sei del mattino per scrivere, a parlare senza che nessuno capisca le sfumature di ciò che dici, a incontrare gente che non ha niente a che spartire con te; dovrai pagare le tasse al governo italiano e a quello inglese, alla regione Puglia e al city council; non potrai mai andare in edicola a comprare il Foglio, non riuscirai a guardare una partita in santa pace, perderai tutti gli amici e avrai figli che non parlano la tua lingua; ma sono dettagli. L’importante è la carriera. Se invece di cinque resti lì dieci, venti, trent’anni, sai come diventa importante il tuo curriculum? Fa’ un piccolo sacrificio, resisti e accontentati di vivere male oggi in funzione di un bel futuro. Resta lì, lavora lì, invecchia lì; poi magari morirai, ma con ottime prospettive”.

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