lunedì 3 gennaio 2011

Il primo proposito neo-Risorgimentale per il 2011 è stato già rispettato in anticipo da Napolitano, il quale all’ultima sera dell’anno scorso ha tenuto – forse per giustificarsi del lento tramonto al quale la sua carica è costretta dalle progressive conquiste della costituzione materiale – non solo il discorso augurale più lungo dal suo insediamento ma soprattutto e incontrovertibilmente un discorso di sinistra. Non mi riferisco ai contenuti, che visto il ruolo decorativo della presidenza della repubblica devono essere forzatamente svuotati, ma alla forma che batteva con insistenza su parole chiave del lessico della sinistra italiana. Si può essere d’accordo o meno ma è un segno indubbiamente positivo, trattandosi del discorso di un uomo di sinistra. Dal 1993 al 2010 la politica italiana s’è andata via via liberando dall’ideologia, come se fosse un retaggio scomodo di cui disfarsi grazie a tangentopoli, eliminando ogni progressiva distinzione fra sinistra, destra e centro come dimostrato da due tendenze: una radicata, ovvero l’identificazione della destra nel supporto a Berlusconi, nonostante la presenza di forti venature socialiste nel suo governo, e della sinistra nell’avversione a Berlusconi, nonostante la presenza di ideali tradizionalmente destrorsi in personaggi quali Di Pietro; e una recente, ossia la fusione sotto un ipotetico terzismo degli eredi della più gloriosa tradizione forlaniana (Casini) con i contrapposti altari che nel 1993 si erano lanciati a disputarsi il vuoto di potere lasciato dalla sparizione dei partiti tradizionali (Fini e Rutelli, rivali per la poltrona di sindaco di Roma). A sorpresa, facendo un discorso di sinistra da uomo di sinistra, Napolitano ha mostrato la via da seguire per interrompere la degenerazione della politica italiana. Smettiamola col luogo comune confusionario del “niente ideologie, qualche ideale, molte idee”. Senza ideologie, gli ideali sono fatui e le idee sono sbagliate; e se si vuol fare politica senza bandiere si finisce a farla con le aste.

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