lunedì 24 gennaio 2011

Oxford è invasa dai rinoceronti: può capitare di star seduti al piano nobile del caffè e vederne uno o due che salgono le scale e ordinano un cappuccino, oppure di incrociare l’occasionale rinoceronte da passeggio attraversare Cornmarket street di gran fretta per andare a ricaricare il cellulare, o anche di trovarsene uno dietro mentre si fa la fila settimanale col cestello blu al supermercato. Rinoceronti a coppie, zampa nella zampa, sono seduti in vetrina ai ristoranti italiani, francesi, tailandesi; rinoceronti a branchi sostano attorno alla guida che racconta la storia del tal college dov’è stato girato Harry Potter e si ammassano tutti nello stesso punto per trovare la miglior prospettiva donde fotografare la Bodleian Library. Rinoceronti su rinoceronti sfilano davanti ai miei occhi e io n’esco turbato, facendo il conto di quanti bipedi (sempre meno) mi capiti di incontrare sulla mia strada. Talvolta può bastare che io stia prendendo una birra con dei colleghi, magari italiani: basta che uno di loro arguisca che Oxford non è poi così male, che ha i suoi vantaggi e comodità, che magari ci si potrebbe anche restare più a lungo del previsto. Ed ecco che – loro non se ne accorgono – gli occhi si spostano ai lati del volto, al posto del naso spunta un grande corno, la pinta di birra si trova stretta da uno zampone a tronco di cono. Continuano a illustrarmi le loro ragioni ma io sento soltanto bramiti.

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