venerdì 30 settembre 2011

Secondo me la vera discriminante nella definizione dell'ardore calcistico sta nella divisione fra i sostenitori della tinta unita e quelli della striscia. La tinta unita si rifà agli albori del calcio, quando la Juventus indossava una camiciola rosa à la Catherine Spaak, e non a caso definisce in particolare la decaduta aristocrazia piemontese: tutto nero (salva la stella) il Casale, tutta bianca la Pro Vercelli, tutto grigio l'Alessandria; e tutto orgogliosamente granata il sempre grande Torino.

Va bene, ma se poi dalla Liguria arriva una squadra con strisce orizzontali bianche, rosse e nere come la mettiamo? In un insolito anticipo di Serie B per Quasi Rete oggi imbastisco una teoria artistico-cromatica per raccontare cause e conseguenze della finale di Coppa Italia fra Sampdoria e Torino nel 1988.