venerdì 24 febbraio 2012

Il Giro d'Italia 2003 arriva a Pavia il 26 maggio e io sono nascosto nella folla che si accalca ai due lati di viale Matteotti aspettando ore e ore per il solo piacere di vedere sfrecciare Alessandro Petacchi che brucia gli avversari a braccia alzate e mano aperta, per siglare la quinta vittoria, lasciando gli spettatori a chiedersi: "Ma quanto è mai veloce una volata?". La lunga preparazione di una coltellata, diceva Bruno Roghi. Poiché non ci basta, alla sera torniamo sul luogo del delitto ad assistere dal vivo alla trasmissione di approfondimento di Rai3. Sul tavolino davanti ad Alessandro Fabbretti e Giggi Sgarbozza c'è ancora un cartone di pizza appena consumata; non so se si sia visto anche dalla tv, ma io non riuscivo a distoglierne lo sguardo perché mi sembrava la prova che il ciclismo è uno sport vero, immerso nella vita quotidiana fino alla cima dei capelli; non ascoltavo più cosa dicessero Fabbretti e Sgarbozza perché il cartone mi sembrava assurgere al ruolo che le scarpe dipinte da Van Gogh hanno per la teoria estetica di Heidegger (ora tutti dovete annuire facendo finta, come me, di ricordarvi a cosa mi stia riferendo di preciso).


Fidatevi, la partenza è un po' così ma Petacchi, Sgarbozza e Heidegger sono la necessaria premessa per l'anticipo di questa settimana su Quasi Rete (i cronisti di Sky direbbero, il superanticipo): il Milan-Juventus che fu finale di Champions League 2003.