martedì 19 giugno 2012



Il diario intimo del'Europeo
Giovedì 14 giugno

h 18 Italia-Croazia a Pavia
Mio padre è una persona pacifica, che mi avrà dato qualche ceffone ma di sicuro necessario e non sufficiente; ciò nondimeno quando lo chiamo appositamente a fine partita mi avvedo che vuole menare Cesare Prandelli, se non altro perché ha sostituito Balotelli che non sarà il genero dei sogni però almeno corre, mentre ha tenuto in campo per ottanta minuti Antonio Casano che fino a qualche mese fa languiva in un letto d’ospedale, reparto cardiologia. Vorrei forse menarlo anch’io ma sono troppo debole per saperlo i preliminari trambusti di stomaco si sono scatenati nottetempo impedendomi di chiudere occhio (mi avrebbe casomai risvegliato lo sciacquone) e privandomi di gran parte delle forze di cui avrei avuto bisogno per trascorrere il secondo giorno con la famiglia Lansdale. Racconto cotali amenità per rispondere alla domanda retorica posta da Andrea Giglioli recensendo a scopo intimidatorio sul Corriere il diario scritto a otto mani da Bajani, Murgia, Nori e Vasta: “Non cacano, forse, gli scrittori?”. Io non lo so se sono scrittore, lo faccio troppo malvolentieri e mi pagano troppo poco, però caco di sicuro come quei due popolani che alla fine della marcetta della ronda di Scarpia nella Tosca di Luigi Magni, al sempre più minaccioso ritornello “Tremate lo stesso; cacatevi addosso” replicano con un chiasmo di mirabile understatement: “Tremamose addosso; cacamo lo stesso”. Dopo di che mio padre mi prescrive prosciutto crudo e una mela per cena; io eseguo e infatti trascorro una notte più serena, non fosse che alle sei meno cinque del mattino dopo mi sveglio con l’ardente desiderio di mangiare la testiera del letto, in antico ferro battuto.

h 20:45 Spagna-Eire a Pavia
Ora non so se ci siano stati degli italiani che veramente hanno guardato la partita sperando in un passo falso dei campioni del mondo o in uno scatto d’orgoglio dei rubizzi allievi di Trapattoni, che avrebbe neutralizzato le fesserie compiute dagli azzurri nel pomeriggio; se ce ne sono stati, vuol dire che gli italiani sono davvero capaci di tutto, anche di votare per Beppe Grillo. Io, che non vivo nel blu dipinto di blu, ho preferito guardare una rappresentazione scenica sperimentale di certi allievi della scuola di teatro del Fraschini, seduto ahimé sul fondo poiché lì il bagno era più a portata di ano: la scena del balcone di Romeo e Giulietta ripetuta varie volte secondo i crismi della commedia dell’arte: la prima era l’originale coi rampolli tragici di Montecchi e Capuleti, poi un millantatore e una smorfiosa, infine due vecchi che la scena del balcone dovevano recitarla seduti altrimenti cascavano e bisognava raccoglierli col cucchiaino. Gli attori erano sempre gli stessi e le parole grossomodo pure – “È l’oriente, e Giulietta il mio sole”; “Rinnega tuo padre”, “Non giurare sulla luna”; “Buonanotte” –; cambiavano solo contesti e toni. Be’, l’Italia gioca così: la prima partita la prende sul serio, pure troppo; alla seconda si presenta da fanfarona ma l’avversaria fa la smorfiosa e non si concede; alla terza e troppo tardi, si vorrebbe fare chissà cosa ma non ci si regge in piedi e non si dipende più esclusivamente dalle proprie forze. Buonanotte.