lunedì 25 giugno 2012



Il diario intimo dell'Europeo
Domenica 17 giugno

h 20:45 Danimarca-Germania e Portogallo-Olanda a Pavia
Quando meno me l’aspetto, facciamo a risultato conseguito con i tedeschi che sono riusciti a dissipare gli spettri di un pareggio poco dignitoso e con i loro biondi confinanti che stanno rimpiangendo il goal subito giorni prima a tempo scaduto contro il Portogallo senza il quale, secondo calcoli oltremodo complicati che esercito in scioltezza seduto sul materasso in mutande per il gran caldo, si sarebbero qualificati loro anziché i portoghesi medesimi, dicevo quando meno me l’aspetto e pare che la mia principale preoccupazione sia di stabilire more geometrico la portata dei rimpianti dei danesi, il che è tutto dire visto che della Danimarca me ne frego ben poco e anzi mi sta abbastanza antipatica dopo l’accidentale pareggio contro la Svezia che otto anni fa servì a entrambe per eliminare l’Italia secondo calcoli complicatissimi che qui nemmeno tento di riprodurre tanto non me li ricordo e che anzi mi spaventano in prospettiva visto che di similari e ancora più complicati bisognerà farne la sera successiva, di nuovo per l’Italia, con all’orizzonte un’altra eliminazione combinata con un pareggio fra contendenti estranee al campo in cui si gioca, dicevo cazzarola che quando meno me l’aspetto, sul materasso, in mutande, mi affiorano sulla res cogitans due pensieri. Il primo è: ma tutti questi calcoli di complicazione sesquipedale su goal fatti e goal subiti, classifica avulsa e differenza reti, non mi faranno mica male, e non saranno mica disdicevoli in un uomo di trentuno anni compiuti con annessa dignitosa pancetta? E poi, secondo pensiero: ma ci rendiamo conto che vent’anni addietro stavo guardando un’altra Danimarca-Germania, che fungeva da finale per la medesima competizione, e che tutti i giornali hanno tirato fuori con la retorica d’ordinanza ma come se fosse un affare risalente a infinito tempo addietro o un relitto dello spaziotempo mentre io la ricordo distintamente e come una cosa presente e viva, dalla quale non è passato tanto tempo, tutt’al più un ventennio piuttosto elastico? Allora ho lasciato perdere lo scorporo incrociato dei risultati delle due partite giocate in contemporanea davanti ai miei occhi e, ognora fiero delle mie mutande mi sono messo a ragionare che mica questi vent’anni mi sembrano corti perché ho interesse a mantenermi giovane mentre al contrario i giornali, essendo istituzioni impersonali che devono darsi un tono, tendono a dilatare i tempi per ascriversi una tradizione che conferisca autorevolezza alla testata; macché. In verità i vent’anni intercorsi fra una Danimarca-Germania e l’altra tendo ad accorciarli perché io sono rimasto sempre lo stesso mentre il mondo circostante è cambiato non poco rispetto all’estate della seconda media: il luogo dove vivo, la struttura della giornata, il cibo che riesco a digerire, le ore di sonno necessarie a risvegliarmi, l’attitudine ai libri, la vicinanza coi parenti, la necessità delle spese, tutto è cambiato a mia insaputa e all’altro capo del ventennio siamo rimasti in tre: Danimarca-Germania, i calcoli controfattuali per capire chi passa il turno e io, che darei non so cosa per poter precipitare da capo in un contesto di beata irresponsabilità, per poter tornare anche una settimana soltanto in seconda media, però col dottorato già in tasca.