martedì 1 gennaio 2013

Finalmente Capodanno!
Sosta natalizia, 1 gennaio 2013

Io avevo questo vizio, dal 2006 all’anno scorso, di aspettare il 31 dicembre per rileggere i titoli di tutti i libri che avevo letto nei dodici mesi precedenti e poi organizzare un avvincente torneo a eliminazione diretta in mente mei per sancire quale fosse il migliore dell’anno appena trascorso. Un argomentato resoconto veniva dapprima pubblicato su un sito letterario di cui non ricordo il nome, e che poi ha chiuso; quindi sul webmagazine sudista Books Brothers, che poi ha chiuso; ora mi azzardo qui, e se dovesse accadere qualcosa me ne assumo sin d’ora ogni colpa.

Bisogna specificare la peculiarità di non assegnare questo riconoscimento, peraltro consistente in un bel nulla, a un libro che sia stato pubblicato nell’anno in questione bensì a un libro che nel medesimo lasso di tempo io avessi letto per la prima volta, foss’anche uscito mille anni addietro. È un necessario distinguo per ribadire non tanto la preminenza del soggettivo sull’oggettivo quanto l’urgenza di riconoscere che per far esistere i libri non basta qualcuno che li stampi ma anche qualcun altro che li legga. Ditelo ai vostri amici che stampano a proprie spese il romanzo nel cassetto.

È inoltre un esercizio utile a capire cosa leggo, come e quanto, monitorandolo di anno in anno. Emerge che nel 2012 ho letto 126 libri, con un preoccupante picco di 20 in aprile (Gesù) e un altrettanto preoccupante avvallamento sparso sui mesi di giugno, luglio, settembre, ottobre e novembre, nei quali tutti non sono riuscito a raggiungere il minimo sindacale di dieci libri al mese ovvero uno ogni tre giorni: se ci pensate, non è tanto. Questo credo sia dovuto a tre cause: la prima è che invecchio, la vista si accorcia, i neuroni si esauriscono e quindi giro le pagine meno velocemente; la seconda è che la memoria si sta esaurendo ergo ho preso a leggere stabilmente con la matita in mano, di modo tale da sottolineare i passi salienti e segnare a margine spunti che altrimenti resterebbero scolpiti sull’acqua, e questo procedimento rallenta la digestione delle parole; infine, un po’ per sconforto un po’ per noia un po’ per troppe faccende sono abbondati i periodi in cui non ho girato pagina, che è la colpa maggiore.

Mi consolo pensando che leggo un po’ meno ma leggo meglio, matita a parte, riuscendo a selezionare a colpo d’occhio quali libri possano essermi davvero utili e benefici anziché darmi all’affastellamento; d’altra parte la cultura di una persona si manifesta soprattutto da ciò che decide di non leggere. Nessuno è tuttavia infallibile e ogni anno mi capita di finire dei libri accorgendomi che anziché leggerli avrei tratto maggior profitto dall’essere tifoso dell’Inter. Quest’anno sono stati sette e, per una curiosa coincidenza, risultano tutti romanzi di autori italiani viventi. Non rivelerò i loro nomi perché se voglio fare carriera dovrò pur conservarmi degli amici, ma mi consola notare che questi libri sono stati pubblicati da Mondadori, Marsilio, Feltrinelli, Einaudi (due), Rizzoli nonché dal piccolissimo Laurana, come a dire che piove sui giusti e sugli ingiusti.

Per fortuna i libri notevolissimi che mi sono passati quest’anno per le mani sono quasi il doppio. Li riferisco in ordine di crescente piacere nella lettura: al tredicesimo posto, Teoria del romanzo di Guido Mazzoni, che vince anche il premio per il saggio più temerario; dodicesimo, Jude l’oscuro di Thomas Hardy; undicesimo, Indignazione di Philip Roth, che vince anche il premio per la migliore scena di sesso orale scritto; decimo, Io le pago di Chester Brown, un fumetto sui vantaggi giuridici e umani della prostituzione; nono, Devi cambiare la tua vita di Peter Sloterdijk, che è il miglior libro sportivo del mio anno benché travestito da corpulento saggio filosofico; ottavo, Putain di Nelly Arcan; settimo, Una nuova vita di Bernard Malamud; sesto, Il senso di una fine di Julian Barnes; quinto, Pas son genre di Philippe Vilain, arguto romanzo su intellettuali e sciampiste appena tradotto da Gremese. Medaglia di legno a Quella sera dorata di Peter Cameron, in cui i dialoghi rendono superfluo il narratore. Sul gradino più basso del podio, i Pubblici discorsi di Nori, che trasformano la sbobinatura in forma d’arte. Sconfitto di un’incollatura, La donna d’altri di Gay Talese, inchiestona sul sesso che dimostra come noialtri non sappiamo più fare nessuna delle due cose. Mio libro del 2012, The Marriage Plot di Jeffrey Eugenides, altresì premio romanzo-cattedrale.

Le femministe protesteranno che su tredici libri ho indicato una sola autrice, e che per giunta faceva commercio del proprio corpo in Quebec: bionda e arguta psicologa di sé stessa, ha finito il secondo romanzo e s’è impiccata. Ma non devono lamentarsi; mi sembra una degna rappresentanza dei tempi. Piuttosto mi preme sottolineare come i periodi di vacanza siano stati segnati da forti riletture in rapida successione. A inizio anno ho ripreso tre romanzi che fra loro hanno in comune più di quanto non si veda: Lamento di Portnoy di Philip Roth, Le particelle elementari di Houellebecq e Maschio Adulto Solitario di Cosimo Argentina. Ad agosto mi sono lungamente reimmerso nei classici dell’anglofonia moderna ovvero, in ordine cronologico inverso, David Lodge, Anthony Burgess, Graham Greene, George Orwell, David Herbert Lawrence, Virginia Woolf, G.B. Shaw e E.M. Forster. È stato indubbiamente il periodo più gradevole dell’anno, letterariamente parlando, e questo getta una nuova luce sull’elenco di libri letti che compilo su carta semplice da quando avevo sedici anni, tanto che oggi posso vantarmi di averlo fatto per più di metà vita.

Quando sarò morto e chiuso in una bara, non voglio un codazzo di tram ma chiederò al Padreterno due cose: rivedere le partite di quando avevo dagli uno ai quindici anni, tutte; riandare al momento in cui l’elenco dei libri letti, sotto la mia mano, era ancora candido come un’agendina del nuovo anno, e pronto a essere riempito di volute d’inchiostro – prima blu poi nero – che avrebbero recato le tracce del mio originario ardore di leggere tutti i libri, e non il mio attuale bisogno di averli letti tutti.