lunedì 31 marzo 2014

La querelle fra Pietro Grasso e Matteo Renzi è già stata risolta duecentocinquant'anni fa. Riassumendo, Renzi auspica una riforma del Senato basata su quattro punti: il Senato non vota la fiducia; non vota le leggi di bilancio; non è eletto; non prevede indennità. Grasso, intervistato da Lucia Annunziata, risponde che quanto a sé è il primo rottamatore del Senato, per carità, che non è né un parruccone né un conservatore, ci mancherebbe, ma che nella sostanziale abolizione dell'organo di cui è presidente ravvisa "una diminuzione degli spazi di libertà e di democrazia".

Nel Settecento francese andava di moda il dibattito politico sui "corpi intermedi" (pouvoirs mitoyens), ossia gli organi che facevano da intercapedine fra il potere del sovrano e i sudditi. Il più ingombrante era il parlamento, che all'epoca era composto da nobili e amministrava il potere giudiziario; ce n'era uno per ogni città principale e ciascuno di essi aveva diritto di dispensare giustizia in modo diverso dall'altro. Uno dei massimi sostenitori teorici dell'importanza dei corpi intermedi per la salvaguardia del retto governo di una nazione era Montesquieu, storico erudito, attento studioso delle forme politiche, celeberrimo autore de Lo spirito delle leggi, barone e incidentalmente presidente del parlamento di Bordeaux. Voltaire commentò che se le leggi venissero emanate da un droghiere, sarebbe obbligatorio comprare la noce moscata.