giovedì 3 aprile 2014

Verranno depositati i simboli, verranno presentate le liste, verranno indetti i comizi e poi verranno censurati i sondaggi: è di conseguenza piuttosto prematuro trarre auspici da quello che riportano adesso i giornali sulle percentuali delle intenzioni di voto in vista delle elezioni europee di fine maggio. Per questo non mi sto particolarmente interessando all'ondulazione delle cifre ma soprattutto per un altro motivo. Ogni volta che leggo un sondaggio elettorale infatti, anziché addentrarmi nell'analisi politologica dei flussi presunti, compio un rito che vi consiglio di riprodurre e che funziona così:
- accendere il televisore;
- sintonizzarsi su un canale di video musicali, la cosiddetta radiotelevisione;
- costringersi a guardare un'ora intera di trasmissione;
- leggere i messaggi inviati dal pubblico che appaiono nella striscia sottopancia;
- chiedersi cosa possa spingere un essere umano a mandare messaggi dal proprio telefonino al proprio televisore;
- chiedersi inoltre cosa possa spingerlo a utilizzare questa complicata tecnologia per mandare i propri saluti al marito, o  al coinquilino, o alla mamma;
- chiedersi in particolare cosa possa spingerlo a mandare messaggi di complimenti, sovente declinati al femminile singolare per trasmissioni condotte da un uomo e due donne;
- rattristarsi per il profluvio di punti esclamativi, di punti interrogativi frammezzo a quelli esclamativi,  di k al posto delle c dure, di x al posto dei per o (nei casi estremi) delle doppie s, di accenti al posto degli apostrofi, di apostrofi al posto dei punti interrogativi (vedi sopra), di abbreviazioni oscure, di inconsapevoli barocchismi, di figure retoriche innovative, di lectiones faciliores e di a senza mutina;
- contare quanti di questi messaggi sono sgrammaticati;
- o insensati;
- o infantili;
- considerare che ciascuno di essi è un voto;
- rileggere il sondaggio con occhi nuovi.