domenica 29 giugno 2014

Maracanazo
da Brescia, Colombia-Uruguay

Gianni Clerici scrive mirabilmente di tennis su Repubblica dopo un lontano passato da tennista, non luminosissimo ma nemmeno oscuro. Partecipò anche a Wimbledon, se non erro, anzi se non erra Francesco Savio il quale facendo colazione alla pasticceria Piccinelli (dal 1862) mi ricorda un articolo in cui Clerici rimembrava il proprio passato agonistico: nel corridoio che conduceva al campo vedeva appesi i ritratti dei grandi campioni di un passato ancora più remoto e così, prima ancora di mettere piede sull'erba, capiva di avere già perso. Così noi due ieri alla Feltrinelli di Brescia: ci conducono nella saletta allestita per le presentazioni e al muro vediamo appesi i ritratti di Amélie Nothomb, Anna Magnani, Concita De Gregorio. Sarò sincero, io appena vedo la foto di Concita De Gregorio capisco di avere già perso perché non sarò mai in grado di esprimere un concetto profondo al pari della frase che il pannello eterna assieme alla sua effigie: "Bisogna distinguere il bene dal male, non il bianco dal nero". Infatti, prova del nove, a seguire i Mondiali in Brasile hanno mandato Concita De Gregorio e non me, che finisco a seguirli da Brescia: prima dalla pizzeria Il Serbatoio, osservando in lontananza la traversa potenzialmente fatale di Pinilla in Brasile-Cile e rinunziando ai susseguenti rigori per portare il piccolo Pietro a prendere un gelato, cosa saranno mai i rigori, vuoi mettere col gelato di Bedont? E poi da un pub non lontano da piazzale Arnaldo ma nemmeno tanto vicino, se uno ha la sciatica e si trova in una città dov'è così difficile parcheggiare, il cui avventore più pittoresco, con forte accento del luogo, pone imprescindibili indovinelli geografici: "Addò 'stà Sando Domingo in Golombia?".  C'è una cosetta minima che lega costui al piccolo Pietro: non tanto il fatto di appartenere allo stesso genere animale, ciò che dubito, bensì un'inesausta tendenza a porsi domande. Il piccolo Pietro - che in pizzeria ha vinto il campionato nazionale di mangiamento di grissini per la categoria under metro - ha due anni ed è già entrato nell'età dei perché, che però per intrinseco pirronismo già declina in tono scettico: la sua è piuttosto l'età dei "come mai?". Provo dunque ad applicare il metodo petrino a partire dal mattino dopo. Noto l'insegna della pasticceria Piccinelli (dal 1862) e mi chiedo: come mai dal 1862? Magari questi Piccinelli prima erano alti funzionari dell'Austro-Ungarico, hanno perso, sono stati estromessi dagli uffici con l'Unità d'Italia e tempo un anno hanno dovuto reinventarsi pasticceri non sapendo che così stavano facendo la propria fortuna e in piccola parte pure la mia (i cornetti sono molto buoni, solo per etichetta mi trattengo dal mangiarne nove). Perdono i Piccinelli contro i patrioti, perdo io contro Concita, perde l'avventore pittoresco contro gli abissi della geografia e perde pure l'Uruguay contro la Colombia; a nulla valgono improperi, suppliche, preghiere, bestemmie, considerazioni sul fatto che non ha senso far giocare Forlan che ha trentacinque anni se io a trentatré ho già la sciatica, l'urlo "Metti Suarez" rivolto a Oscar Washington Tabarez che per novanta minuti guarda la partita immobile col sopracciglio sinistro inarcato a significare l'assurdità della squalifica che ha colpito il calciatore più forte del mondo, roba da chiedere la perizia psichiatrica per chi l'ha comminata. Forse per questo, al risveglio, Savio mi ha mostrato una vecchia maglia dell'Unione Sovietica, con sul petto la scritta CCCP che veniva spacciata per l'acronimo di Col Cazzo Che Perdiamo. Invece perde l'Uruguay, perde l'avventore, perdo io contro Concita ma penso ai Piccinelli e mi dico che forse, magari, sarà la fortuna di domani: l'Uruguay su queste basi getterà le fondamenta della vittoria ai mondiali di Russia, l'avventore quelle dell'acquisto di un atlante, io quelle dell'impegnarmi a scrivere con più coscienza e serietà che bisogna distinguere il bene dal male, non il bianco dal nero. Per ora, quanto meno, esordisco su La Provincia Pavese curando la colonna che commenta il Vangelo del giorno, in cui mi lancio in una raffinata esegesi dell'istituzione del Papato perché oggi è San Pietro ("Come mai?"). Finisce che prendo il treno sotto la pioggia e per un'ora e mezza mi aspetto di essere accolto alla stazione da una torma di parrocchiani infuriati che unanime brandisce contro di me il quotidiano al grido di: "Non abbiamo capito niente!".