lunedì 3 novembre 2014

Materani, ancora uno sforzo! Ho apprezzato il vostro tentativo di leggermi collettivamente ma avrei preferito che mi leggeste tutto, o anche solo un po’ oltre la rubrichetta settimanale di satira su Tempi che si è imbattuta nella nomina della vostra città a futura capitale europea della cultura e che adesso, contenti voi, è chiusa. Prima di accusarmi unilateralmente di ingiustificato odio e preciso accanimento nei confronti della vostra città, avreste potuto spingervi a scoprire che nello stesso identico giorno in cui questa mia mano scriveva (su un quaderno a quadretti, con brutta grafia) la satira sulla futura capitale europea della cultura, nello stesso identico giorno, dicevo, la mia mano scriveva anche uno sperticato elogio del romanzo di una vostra concittadina, contro la quale avrei dovuto invece scagliarmi col sangue agli occhi se fossi sottostato alla vostra teoria che mi vuole pregiudiziale nemico di tutto ciò che è Matera, viene da Matera o sembra anche solo lontanamente Matera.

Avreste potuto, prima di commentare in tromba il mio sommesso articolo sul sito di Tempi e sui social network più coloriti, esplorare gli archivi e scoprire un pezzo antiquato (dell’estate scorsa, ohibò) in cui prendevo le difese di Charlie Brooker, opinionista e umorista britannico sul quale grava l’indubbia colpa di non essere di Matera ma che ha detto cose molto scaltre sull'aver più volte richiesto al quotidiano per cui scrive, il Guardian, di impedire i commenti sotto i suoi articoli con la precipua motivazione che lui scrive per essere letto, non per far scrivere i lettori. Avreste potuto, se non siete versati con l’inglese, cercare il mio nome e scovare questo mio blog discontinuo, capriccioso, mercuriale, in cui ho disattivato da mo la possibilità di lasciare commenti perché sono favorevole alla separazione delle carriere: chi scrive scrive e chi legge legge. Leggere cosa scrive un lettore mi interessa tanto quanto scoprire come rammenda le suole il mio pizzaiolo. Se volete essere letti, fate fatica come l’ho fatta io in anni di letture prolungate e tentativi di scrittura e rifiuti editoriali e riletture per lisciare gli avverbi e miopia crescente e crampi alle mani e lenta lentissima erosione di un mondo culturale a tratti impenetrabile onde poter riuscire a pubblicare qualche articolo sui giornali nonché a farmi assegnare una rubrichetta settimanale di satira, che adesso è svanita nel nulla.

Materani, siete ancora lì? Probabilmente no, in quanto dalla lettura forzosa dei vostri commenti ho dedotto una dissuetudine a finire gli articoli: altrimenti avreste incocciato l’ultimo capoverso della mia rubrichetta settimanale di satira (che adesso non c’è più) in cui con una finta lettera di Mel Gibson già parodiavo alcune delle proteste non propriamente imprevedibili che sarebbero emerse nei successivi commenti in difesa della vostra città e delle sue bellezze e perfino della sua stazione ferroviaria. Se aveste letto tutto, magari, vi sareste ricreduti trattenendovi dallo scrivere considerazioni che erano già state derise nell’articolo che vi stavate accingendo a commentare. Alla peggio avreste potuto fare come il gentiluomo che ha commentato il mio articolo tre volte: la prima per dire che non meritava neanche di essere letto e che infatti lui non l’aveva letto; la seconda per notificare che si era sforzato di arrivare fino a metà ma l’aveva trovato eccessivamente greve e rancoroso per riuscire a spingersi oltre; e la terza per concludere: “L’ho letto tutto, in effetti è divertente”. Chi mi ha puntato contro l’indice accusatore strillando che l’autrice del mio articolo aveva il dovere di rispondere, non si sa cosa non si sa a chi, avrebbe potuto pazientare e attendere un mio outing in cui rivelassi al mondo che sono maschio.

Avreste potuto, materani, prima di accusarmi di essere al soldo di qualche altra candidata futura capitale europea della cultura, e anche prima di accusarmi di essere un cieco sostenitore del Nord a discapito del Sud, cercare su questo mio blog le parole “capitale europea della cultura” e scoprire che mesi e mesi fa avevo già dileggiato la candidatura di tutte le reginette sparse sul suolo patrio a questo titolo frivolo e che avevo contestualmente candidato Pavia al titolo indiscusso di capitale europea della tristezza. Avreste potuto, prima di commentare l’ultima involontaria puntata della mia rubrichetta settimanale di satira, prendere la rincorsa e scoprire che il mio primo primissimo articolo pubblicato su Tempi risale a boh, sei anni fa credo, che compariva entro un ciclo sulle piazze d’Italia, che era dedicato a Pavia e che infatti esordiva con un bel “Pavia non esiste” – nelle pagine successive spiegavo perché.

Prima di trarre conseguenze sul mio essere longobardo e di conseguenza leghista antimaterano, avreste potuto documentarvi e scoprire che vengo da Gravina, a venti chilometri da Matera nientemeno. Prima di argomentare che ho attaccato Matera perché come chiunque vive a Gravina la odio e la detesto, avreste potuto informarvi e scoprire che ho abbandonato i vostri paraggi quindici anni fa, verso città italiane ed estere che non sono mai state capitali europee della cultura, e che oramai considero le vostre rivalità con distacco siderale. Avreste anche potuto trarre giovamento e forse ilarità da una serie di frasette leggere che avevo scritto in agosto, una al dì, per prendere in giro Gravina visto che mi trovavo costretto a trascorrerci l’estate – rendendo così, me ne accorgo solo ora, un grande servigio alla vostra futura capitale europea della cultura perché, se tanto mi dà tanto, per corrispondenza biunivoca voi materani dovete odiare e detestare Gravina e forse chissà, la vostra reazione al mio articolo era specularmente causata da quest’intrinseco campanilismo, altroché.

Avreste potuto, ma senza esagerare, prestare attenzione al caso che si trattasse di una rubrichetta settimanale di satira (non ricordo se ho già detto che ormai è chiusa) e forse anche leggere a ritroso le sette puntate precedenti rendendovi conto che lo stesso trattamento riservato a Matera – che voi avete trovato volgare e razzista – lo avevo riservato a categorie difformi quali i giornalisti, i calciatori, i politici, i poeti, i filosofi dell’ottocento e gli orsi. Credete forse che siano tutti materani? C’è magari qualcuno di voi che ha preso sul serio la vecchia puntata in cui dichiaravo incidentalmente che l’estensore della rubrichetta (chiusa, sparita, kaputt) mangiava i bambini ed è quindi corso a mettere i figli in salvo?

Materani, mi sono stancato e chiudo qui l’intemerata. Mi dovete delle scuse ma sono buono e vi perdono. Per la prossima volta, vi consiglio di leggere prima di scrivere, e vi ricordo che quando diffuse la falsa notizia di essere lui il capo delle Brigate Rosse, Ugo Tognazzi rilasciò poi un’unica dichiarazione alle folle indignate per l’eccesso di umorismo: “Rivendico il diritto alla cazzata”.


[Noterella: Francesi, ancora uno sforzo fu un pamphlet composto nel 1795 dal marchese de Sade.]