sabato 4 luglio 2015

Modesta proposta per prevenire che i ricchi tedeschi
divengano un fardello per i greci o per l’Unione Europea
e far sì che siano utili all’interesse pubblico

È cosa ben triste, per quanti abbiano a cuore la civiltà europea o abbiano frequentato il liceo classico, vedere le strade di Atene affollate di donne che domandano l’elemosina con in braccio anche tre, quattro o sei pensionati tutti vestiti di stracci, e che importunano così i turisti. Penso che tutti siano d’accordo sul fatto che questa enorme quantità di pensionati, che piangono di fronte agli uffici postali o cercano di forzare i cancelli delle banche, costituisca un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni del nostro continente. Per parte mia, dopo aver riflettuto per molti giorni su questo tema dirimente e aver considerato con attenzione i piani presentati dal governo Tsipras e dall’Eurogruppo, mi sono reso conto che vi erano in entrambi grossolani errori di calcolo. È vero, un greco può nutrirsi di feta per un intero anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di spesa ben inferiore ai sessanta euro al giorno; ma è appunto una volta superato lo scoglio del referendum di domenica e conseguita la totale sparizione del contante che io propongo che i tedeschi provvedano ai greci in modo tale da contribuire al nutrimento e in parte al vestiario di undici milioni di persone.

Presenterò quindi ora umilmente le mie proposte che, voglio  sperare, non solleveranno la minima obiezione. Un irlandese di mia conoscenza, uomo molto istruito e pio, mi ha assicurato che un tedesco sano e pasciuto è il cibo più delizioso, salubre e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al forno o lessato; e non dubito che possa fare la stessa ottima riuscita nella moussaka o nel pastitsio. Espongo allora alla considerazione del pubblico che, di ottanta milioni di tedeschi, due possono essere riservati alla riproduzione della specie, così da non trovarsi in futuro le dispense sguarnite. Dei restanti settantotto milioni si scarteranno le carni più vizze, quali appartengono a vegliardi, filosofi e ministri delle finanze; onde evitare sprechi fuori luogo costoro saranno essiccati, per mezzo in parte della salatura e in parte della marinatura. Si potranno mangiare così come snack o preparare come spezzatino con l’aggiunta di un po’ di acqua, un goccio concentrato di pomodoro, cipolla e aglio selvatici; oppure del tutto disidratati, con qualche foglia di ortica o spinacio a mo’ di condimento nei mesi più caldi.

I rimanenti svariati milioni verranno suddivisi per stagionatura. I piccoli tedeschi di un anno di età potranno essere riservati per le famiglie più in vista di Atene e delle principali città greche, dopo avere avuto cura di avvertire la madre di farli poppare abbondantemente nel corso dell’ultimo mese in modo da renderli rotondetti e paffutelli, pronti per una buona tavola. Un bimbo di Düsseldorf o di Colonia renderà due portate per un ricevimento fra amici; quando la famiglia pranzerà da sola, il quarto anteriore o posteriore sarà un piatto di ragionevoli dimensioni e, anche dopo surgelamento, con un po’ di pepe e sale sarà ottimo bollito, specialmente d’inverno. Ho calcolato infatti che in media un tedesco appena nato pesa cinque o sei chili e che in un anno solare, se nutrito passabilmente, arriva al peso standard di un greco adulto.

I più parsimoniosi (e bisogna ammettere che l’attuale congiuntura lo impone) potrebbero scuoiare il corpo del tedesco acquistato al mercato o ricevuto da un ente benefico: la pelle germanica, serica ma resistente, trattata artificialmente può essere tesa fino a fornire indumenti freschi ma non per questo ineleganti. Per quanto concerne la città di Atene, potrebbero apprestarsi mattatoi per codesta bisogna; e possiamo star certi che non mancheranno i macellai, anche se io vorrei raccomandare di comperare vivi i tedeschi e di prepararli caldi, così che non perdano il tipico retrogusto di luppolo.

Una degnissima persona si è compiaciuta oggi di suggerirmi un perfezionamento al mio progetto. Diceva che, dal momento che molti gentiluomini greci in questi ultimi tempi hanno perso il lavoro e si ritrovano con grandi avanzi di tempo libero, sarebbe stato possibile ovviare all’ozio sguinzagliando per il Peloponneso giovinetti e fanciulle di ogni länder. Tuttavia, pur con la debita deferenza per questo mio eccellente amico e ingegno di tanto merito, non posso essere completamente d’accordo con lui. Giovinetti e fanciulle corrono troppo velocemente, per quanto infarciti di salsiccia e crauti, e l’esercizio fisico può renderne la carne smilza e legnosa. Meglio sarebbe impiegare all’uopo tedeschi adulti, appesantiti magari da una vita di agi o da un paio di mandati al Parlamento Europeo, i quali non opporrebbero troppa resistenza al cacciatore greco e sarebbero bersagli facili per proiettili sparati anche con una certa qual imprecisione dilettantesca; inoltre le loro carni più grasse saranno prelibate per chi vorrà rifocillarsi dopo le fatiche e i rischi della caccia, e non mancheranno greci che vorranno farsi un vanto di cibarsi di selvaggina pregiata. Come resistere alla tentazione di bullarsi con gli amici di essere riusciti a prendere al volo un impiegato della Banca Centrale Europea grosso così, o allo sfoggio di un pingue corpo di kanzlerin adagiato nella sperlunga ancora nella posizione acquattata in cui la doppietta l’ha colta di sorpresa?

Non è improbabile che persone scrupolose possano criticare con severità, benché ovviamente in modo ingiusto, la soluzione che propongo per la crisi greca, reputando che rasenti la crudeltà nonostante sia stata presentata con le migliori intenzioni. Io ritengo che i vantaggi offerti dalla mia proposta siano molti e più evidenti di ogni possibile obiezione. Primo: per mezzo dell’integrazione alimentare sarà possibile realizzare la cooperazione europea a lungo vagheggiata e vanamente perseguita già nelle intenzioni di De Gasperi, Schumann e Adenauer. Quando le budella dell’ultimo tedesco saranno finite nell’ultima sugosa soutzoukakia di Smirne, l’ideale fondante dell’Unione Europea sarà alfine compiuto. Secondo: grazie ai bilanci storicamente in ordine, al vertiginoso tasso di occupazione e al mirabile rapporto deficit/pil della Germania, nessun burocrate di Bruxelles o Strasburgo potrà mai sognarsi di imporre restrizioni normative includendo la carne di tedesco nelle sostanze alimentari vietate dall’Unione, alla stregua della pajata o dei cannolicchi. Terzo: l’abitudine a cotale nutrimento non solo risolleverà l’economia greca ma eviterà altresì che debba porsi la questione della progressiva inutilità dei tedeschi; nel giro di pochi anni saremo infatti portati a domandarci a cosa servano, come dimostra il recente caso del robot che in uno stabilimento della Volkswagen in Assia ha ucciso un operaio, così avocandosi liberamente la peculiarità per cui essi sono maggiormente rinomati da decenni se non da secoli.

Non vedo obiezione possibile alla mia proposta, a meno che non si insista nel dire che la popolazione dell’Unione Europea in questo modo diminuirebbe drasticamente. Lo ammetto ben volentieri, ed è questo, di fatto, uno degli scopi principali del mio progetto. Ciò consentirà infatti di salvaguardare il continente scampando da altri espedienti: l’innalzamento dello spread, la tassazione vessatoria delle proprietà immobiliari, l’indisturbata circolazione di merci provenienti da territori malsicuri, il raddoppio dei prezzi dei beni di consumo, il prelievo forzoso dai conti correnti, l’introduzione della sobrietà coatta, l’abolizione della sovranità nazionale e il commissariamento delle flatulenze. Inoltre l’area al centro del continente, che verrebbe a trovarsi deserta una volta ultimata la procedura di alimentazione dei cittadini greci, potrebbe essere agevolmente riattata ad ampio parcheggio.

Questa proposta, quasi interamente nuova, presenta un progetto solido e concreto, di nessuna spesa e poco disturbo, che rientra pienamente nelle nostre possibilità di attuazione e non fa torto alla naturale vocazione germanica a correre in soccorso delle nazioni circonvicine. Dichiaro con tutta la sincerità del mio cuore che non ho il minimo interesse personale a cercare di promuovere quest’opera necessaria e che non sono mosso da altro motivo che il bene generale dell’Unione Europea: non dispongo infatti di tedeschi dalla vendita dei quali possa propormi di ricavare qualche euro né ho intenzione di aprire adesso o in futuro un lucrativo ristorante di specialità greche.



[Se siete riusciti a leggere fino alla fine, probabilmente avrete riconosciuto una versione sintetica e con qualche significativa variazione di un pamphlet del 1729: A Modest Proposal for preventing the children of poor people from being a burthen to their parents, or the country, and making them beneficial to the publick del decano Jonathan Swift di felice memoria. La traduzione italiana è uscita da Rizzoli.]