giovedì 17 novembre 2011
Non me la sento di esprimere un giudizio sul governo Monti perché al terzo o quarto ministro mi sono addormentato e non so come sia andata a finire. A prima vista mi sembra tuttavia che questo governo di filosofi re, per quanto tutti indubbiamente degnissime persone, favorisca la pratica di uno degli sport preferiti degli italiani: l'elogio cautelativo dell'ignoto. Si tratta di uno sport estremamente diffuso - a scuola, nelle accademie, in tv, perfino in famiglia o fra amici - che funziona così: appena viene menzionato un argomento poco noto, tutti gli interlocutori simultaneamente iniziano a esprimere il proprio assenso con cenni del capo, mezze parole, riferimenti vaghi che lasciano intuire una maggiore conoscenza comune che rende superfluo l'approfondimento del tema. Non è sport da sottovalutarsi in quanto vi si basa una cospicua parte della produzione saggistica italiana, scritta e orale: ad esempio, se siete invitati a tenere una conferenza su Teofilo Folengo e putacaso non siete esperti di Teofilo Folengo, vi basterà pronunciare la frase "Non è certo questo il luogo di entrare nel dettaglio riguardo al Folengo" per ottenere compiaciute espressioni di consapevole supporto da parte del pubblico, il quale ovviamente di Teofilo Folengo ne sa forse meno di voi e quindi niente. Così voi siete soddisfatti perché avete tenuto la vostra conferenza e il pubblico è soddisfatto perché ha avuto l'impressione di conoscere Teofilo Folengo senza prendersi la briga di studiarlo. Così è per il governo Monti. La quantità di elogi sperticati che vengono intessuti a maggior gloria di questi ignoti tecnici sono il segno che nessuno sa davvero chi siano e pertanto tutti ne parlano bene per non sfigurare in società; né qualcuno s'è azzardato a notare che la squadra di governo è composta da diciassette elementi, mica male per uno che ammette di essere terrorizzato dai gatti neri. In definitiva però il problema di un governo così dinamico non è quando cade ma se si rompe il femore.