venerdì 20 marzo 2015
"Scusi, lei che Bibbia usa?". Sul Foglio in edicola oggi analizzo le esegesi contrapposte de Il Regno di Emmanuel Carrère (Adelphi) e Renuntio vobis di Sergio Claudio Perroni (Bompiani): cambia la teologia in base alla traduzione della Scrittura che si sceglie di citare? Guest star, il procuratore romano Porcio Festo con le sue domande scomode.
sabato 14 marzo 2015
Ricco scemo (1)
Riassunto delle puntate precedenti. Non so se vi ho mai detto che sono presidente di una squadra di calcio: il Ghislieri Football Club, per rilevare il quale – guidando una cordata di alunni laureati – lo scorso anno ho sborsato una cifra venti volte superiore a quella che mi ci sarebbe voluta per comprare il Parma. I risultati non si sono fatti attendere. Il quarto posto della scorsa stagione nel torneo di calcio maschile fra i collegi di Pavia ha ripagato di decenni di figure barbine (si favoleggia di un anno in cui eravamo arrivati ultimi a -1 punto, fra sconfitte e penalizzazioni) specie nei confronti delle ragazze del Collegio, le quali storicamente oltre a studiare hanno una squadra di pallavolo dal palmarès ragguardevole. La formula è semplice, due gironi all’italiana di sei squadre e poi quarti, semifinali, finale; tutte partite secche. Da quest’anno, semifinale e finale si giocheranno al Fortunati, lo stadio vero e proprio dove il Pavia sta combattendo per venire promosso in Serie B e incontrare l’anno prossimo le squadre preferite da Lotito; tutte le partite precedenti al Mascherpa, dove si respira aria di Torneo di Viareggio fra alfabetizzati. L’obiettivo dei ragazzi del Ghislieri è, sul lungo termine, confermarsi fra le prime quattro e, sul breve termine, non venire sfottuti dalle ragazze. Io non so usare l’app “Live Intercollegiale” che con grande perizia è stata imbastita dagli organizzatori quindi ho ordinato all'allenatore Briganti di inviarmi, fra una mazzarrata e l’altra, periodici aggiornamenti su Ghislieri-Maino che io avrei poi diffuso ai quattro venti su facebook mentre l’attenzione dell’Italia tutta era rivolta alle imprese di Torino e Inter in Europa League. Ma ecco, allora, il miracolo: segnalo la prima rete e dai quattro cantoni del globo iniziano a fioccare esultanze e complimenti. Da Parigi, da Dublino, dall’Olanda. Da Chicago. Perfino da Pavia. Sono gli altri alunni laureati del Collegio che, giovani e meno giovani, hanno fatto strada sfondando i confini e tengono d’occhio i ragazzi giallorossi. Veramente la maglia sarebbe oro e porpora, ma non sottilizziamo. L’importante è vincere, 5-0 come Milan-Real Madrid del 19 aprile 1989 (sono più vecchio di Briganti ergo ho altri riferimenti spaziotemporali). Quando li vedo tornare sporchi e sfasciati in Collegio (una tifosa aveva il bandierone; l’altra, no) mi alzo in piedi ad accoglierli ma loro mi chiedono quanto sta Fiorentina-Roma. L’unico rammarico della giornata è che l’ingaggio di Cristiano Ronaldo non è andato a buon fine in quanto gli organizzatori del torneo si sono resi conto che la fototessera spillata sul cartellino della Figc (Settore Attività Amatoriale e Ricreativa) era in realtà una figurina ritagliata.
Su Quasi Rete / Em Bycicleta, blog letterario della Gazzetta dello Sport, il resto della rubrica su come si vive da presidente di una società amatoriale.
Riassunto delle puntate precedenti. Non so se vi ho mai detto che sono presidente di una squadra di calcio: il Ghislieri Football Club, per rilevare il quale – guidando una cordata di alunni laureati – lo scorso anno ho sborsato una cifra venti volte superiore a quella che mi ci sarebbe voluta per comprare il Parma. I risultati non si sono fatti attendere. Il quarto posto della scorsa stagione nel torneo di calcio maschile fra i collegi di Pavia ha ripagato di decenni di figure barbine (si favoleggia di un anno in cui eravamo arrivati ultimi a -1 punto, fra sconfitte e penalizzazioni) specie nei confronti delle ragazze del Collegio, le quali storicamente oltre a studiare hanno una squadra di pallavolo dal palmarès ragguardevole. La formula è semplice, due gironi all’italiana di sei squadre e poi quarti, semifinali, finale; tutte partite secche. Da quest’anno, semifinale e finale si giocheranno al Fortunati, lo stadio vero e proprio dove il Pavia sta combattendo per venire promosso in Serie B e incontrare l’anno prossimo le squadre preferite da Lotito; tutte le partite precedenti al Mascherpa, dove si respira aria di Torneo di Viareggio fra alfabetizzati. L’obiettivo dei ragazzi del Ghislieri è, sul lungo termine, confermarsi fra le prime quattro e, sul breve termine, non venire sfottuti dalle ragazze. Io non so usare l’app “Live Intercollegiale” che con grande perizia è stata imbastita dagli organizzatori quindi ho ordinato all'allenatore Briganti di inviarmi, fra una mazzarrata e l’altra, periodici aggiornamenti su Ghislieri-Maino che io avrei poi diffuso ai quattro venti su facebook mentre l’attenzione dell’Italia tutta era rivolta alle imprese di Torino e Inter in Europa League. Ma ecco, allora, il miracolo: segnalo la prima rete e dai quattro cantoni del globo iniziano a fioccare esultanze e complimenti. Da Parigi, da Dublino, dall’Olanda. Da Chicago. Perfino da Pavia. Sono gli altri alunni laureati del Collegio che, giovani e meno giovani, hanno fatto strada sfondando i confini e tengono d’occhio i ragazzi giallorossi. Veramente la maglia sarebbe oro e porpora, ma non sottilizziamo. L’importante è vincere, 5-0 come Milan-Real Madrid del 19 aprile 1989 (sono più vecchio di Briganti ergo ho altri riferimenti spaziotemporali). Quando li vedo tornare sporchi e sfasciati in Collegio (una tifosa aveva il bandierone; l’altra, no) mi alzo in piedi ad accoglierli ma loro mi chiedono quanto sta Fiorentina-Roma. L’unico rammarico della giornata è che l’ingaggio di Cristiano Ronaldo non è andato a buon fine in quanto gli organizzatori del torneo si sono resi conto che la fototessera spillata sul cartellino della Figc (Settore Attività Amatoriale e Ricreativa) era in realtà una figurina ritagliata.
Su Quasi Rete / Em Bycicleta, blog letterario della Gazzetta dello Sport, il resto della rubrica su come si vive da presidente di una società amatoriale.
di che si parla?
nomi cose città,
selvaggio e sentimentale
giovedì 12 marzo 2015
Gallina vecchia o strategia del maiale? Sul Foglio in edicola oggi mi interrogo sul motivo per cui la narrativa inglese arrivi in Italia mediamente con vent'anni di ritardo: non solo perché Einaudi manda adesso in libreria gli esordi di Martin Amis e Julian Barnes ma anche perché per leggere David Lodge o Hilary Mantel abbiamo dovuto aspettare che si raffreddassero. Intanto restano a galleggiare nella Manica romanzi imprescindibili di Sebastian Faulks e Howard Jacobson. Piccola indagine con nomi, titoli e date condotta con gusto da bibliofilo, anzi rigattiere, con mistero finale sulla vera identità di Dan Kavanagh, che pensate di non conoscere e invece conoscete benissimo.
Anche online.
Anche online.
lunedì 9 marzo 2015
Fare sesso al Premio Strega: da oggi trovate anche online sul sito del Foglio il pezzo sui modelli contrapposti di maschio italiano fallimentare a letto tratteggiati da Fabio Genovesi in Chi manda le onde (Mondadori) e da Marco Missiroli in Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli).
mercoledì 4 marzo 2015
Tutti parlano di Elena Ferrante ma al Premio Strega si scontreranno due modelli contrapposti di maschio italiano fallimentare: quello Feltrinelli (Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli) e quello Mondadori (Chi manda le onde di Fabio Genovesi). Ne scrivo sul Foglio in edicola, con alcune profonde considerazioni di Roberto Saviano in omaggio.
Sono in ottima compagnia perché oltre ai gran soliti, a cominciare da Giuliano Ferrara, sul Foglio da oggi c'è anche il profeta Guido Ceronetti.
Sono in ottima compagnia perché oltre ai gran soliti, a cominciare da Giuliano Ferrara, sul Foglio da oggi c'è anche il profeta Guido Ceronetti.
lunedì 2 marzo 2015
Scrivo sull'edizione online di Tempi:
Perché è stato ucciso Bernard Maris? Gli assalitori di Charlie Hebdo non erano terroristi che sparavano a caso e hanno scelto con estrema cura le persone su cui concentrarsi. Maris, economista e collaboratore occasionale del settimanale satirico, era forse la vittima che meno c'entrava con la diatriba sulla raffigurazione di Maometto e sulla satira anti-islamica in generale. Estimatore e attento lettore di Houellebecq, Maris nel 2014 gli aveva dedicato un breve saggio - Houellebecq economista, appena tradotto per Bompiani - in cui riprendeva la sortita del romanziere francese sulle origini poco dignitose dell'Islam e sulla sua stupidità citando testualmente da Piattaforma. Quest'ultimo però è un romanzo del 2001 e già all'epoca era montata una sovrabbondante polemica intorno alla frase incriminata: possibile che un uomo possa essere ucciso per questo quattordici anni dopo? per una citazione? per parole altrui?
Mi sono accostato con qualche scetticismo al volumetto di Maris, subodorando l'operazione di cassetta, e vi ho invece riscontrato una profondità di lettura e una vastità di conoscenze riguardo a Houellebecq tali da farmi rimpiangere che in Italia libri di gran lettori non vengano pubblicati più spesso. Non solo. Leggendo Maris - che interpreta lacerti dell'opera di Houellebecq dimostrando che certe frasi apparentemente lisce sono frutto del rimuginare l'opera di Marx, Fourier, Keynes e altri economisti - si comprende perché i terroristi islamici abbiano mirato proprio a lui.
Maris individua il nucleo della teoria economica di Houellebecq nel tentativo di smontare definitivamente l'idea di "felicità quantificabile" sulla quale si regge l'economia globale, il cui principale interesse è convincere gli individui a comportarsi nel modo in cui si comporterebbero se fossero completamente razionali: scopo dell'economia è infatti che gli uomini facciano ciò che gli economisti ritengono che debbano fare, e che si sentano felici quando corrispondono a determinati parametri. L'economia è una scienza che profetizza la propria realizzazione. Gli uomini invece sono al contempo ripetitivi e irrazionali, altruisti e cattivi, onnivori e insoddisfatti, terrorizzati dall'amore e bramosi di morte o viceversa. Non c'è scienza che possa capirne i comportamenti, figuriamoci prevederli; l'economia, che ogni giorno è costretta a rifare i suoi calcoli perché le cavie non riescono a comportarsi da cavie rispettando rigidamente l'equazione fra tempo e denaro, fallisce nel tentativo di comprendere dove porta il taglio sghembo nel cuore umano.
L'economia deve dunque segnare il passo, scrive Maris, di fronte all'arte e alla religione. Non per niente nella loro mania ordinatrice gli economisti vorrebbero trasformare l'arte in mercato delle opere e la religione in culto privato interscambiabile con gli altri credo che lo circondano. Sotto questo aspetto, l'economia è il principale fattore di disgregazione dell'Occidente poiché per rendere calcolabile l'uomo pretende di privarlo di cultura e identità profonde, in maniera tale che l'uomo diventi creatura reversibile, sottoposta alle stesse proprietà delle operazioni numeriche: associativa e commutativa. Maris è invece un economista critico, che conosce molto bene la storia oltre alla letteratura, e trova in Houellebecq la voce più forte che al giorno d'oggi parli "di economia contro gli economisti, che non riescono a concepire una degradazione o un'irreversibilità qualsiasi". Houellebecq è agli occhi di Maris il difensore dell'imperscrutabilità dell'uomo e, con essa, della cultura (arte) e dell'identità (religione).
Temevo che questo breve saggio fosse dettato dal desiderio di vantarsi della propria erudizione o di far piacere a un sodale ma ci ho trovato solo l'urgenza di comunicare una scoperta: la scienza cui affidiamo la massima parte dell'interpretazione del destino dell'Occidente è la stessa che lo disumanizza rendendolo un sacchetto vuoto sbattuto dal vento. A quelli che vogliono invadere e convertire l'Occidente può solo star bene che esso tenti di svuotarsi da sé; per questo, quando hanno visto Maris, hanno premuto il grilletto.
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