venerdì 26 novembre 2010

Finalmente posso vantarmi di essere d’accordo con Rosi Bindi. Il parlamentare piddino Roberto Giachetti, apprendendo che la ministra Gelmini aveva per errore votato un emendamento contro il proprio stesso decreto, aveva esclamato trionfante che si trattava di un segnale politico positivo “per tutta l’Italia che protesta”; al che la Bindi, che presiedeva temporaneamente l’assemblea al posto del capo dell’opposizione Gianfranco Fini, ha invitato Giachetti a non trarre conseguenze politiche da un errore facile a verificarsi date la distrazione e la confusione che imperversano in questi giorni a dir poco convulsi. Già che c’era, poteva aggiungere che una ministra che si vota contro sarà anche un notevole lapsus freudiano, ma che sicuramente è più facile fare una cazzata premendo un pulsante che salendo su un tetto.

giovedì 25 novembre 2010

Così, a occhio, ci sarebbe da interrogarsi sulla parentela degli studenti che ieri hanno protestato a Roma. Sono figli dei commessi del Senato ai quali hanno fatto venire un infarto e mezzo? Sono fratelli dei poliziotti che hanno costretto allo scontro fisico per poi accusarli di averli caricati? Sono nipoti dei professori e degli accademici che ricaverebbero un danno dalla riforma? Nessuno può saperlo. Fatto sta che a mio avviso chi cerca di entrare al Senato senza cravatta evidentemente merita di tenersi l’università che ha.

mercoledì 24 novembre 2010

Da qualche parte devo avere un gemello segreto che, mentre mi trasferivo a Pavia, quatto quatto è andato a iscriversi all’università a Bari e l’ha conclusa con estrema calma, un esame ogni tanto vivendo dai genitori e frequentando lo stretto necessario a cambiare aria da Gravina quando ne aveva voglia. Se le date di iscrizione coincidono nell’autunno 1998, la sua laurea cade nel 2007, il giorno in cui ho discusso la tesi di dottorato dopo avere vissuto anche un anno a Napoli e tre a Modena. Mentre cercavo lavoro lui ha continuato la stessa vita di prima: sveglia dopo le 8, pasti preparati dai genitori, tanta televisione pomeridiana, uscite in comitiva ogni due o tre sere e ogni tanto una bella vacanza a Praga o Barcellona pagata con non si sa quali soldi. Si è anche fidanzato, con la figlia del lattaio o del postino o di chi vi pare, e a tempo perso s’è iscritto alla SSIS per darsi all’insegnamento, unica carriera possibile che concepisce con la laurea in filosofia (presa soprattutto per svogliatezza, all’atto dell’iscrizione era quella con meno esami). Costretto a recarsi a Bari più spesso, nei due anni di corso post-laurea ha maturato per reazione uguale e contraria un maggiore attaccamento a Gravina, tanto che gli dà fastidio perfino quando la comitiva gli propone, for a change, di andare a prendere una pizza ad Altamura. Ora è abbastanza ben messo in graduatoria, insegna alle medie, si sposa fra qualche mese e va a vivere al piano di sopra, nello stesso stabile in cui vive ancora coi genitori. Forse riesce anche a farsi regalare l’abbonamento a Sky. Ogni tanto mi guarda dallo specchio e mi dice: “Starai pure a Oxford, tu, ma io ti ho fottuto”.

martedì 23 novembre 2010

Tutti i teologi protestanti che negano la rivelazione progressiva dovrebbero studiare il caso della stampa italiana (e inglese, e francese, e americana – insomma, della stampa in generale). C’è voluta la seconda intervista-fiume di Ratzinger a Peter Seewald, la prima concessagli da Papa, perché i giornalisti si accorgessero che nel Catechismo da decenni, se non forse da secoli, vige il principio della scelta del male minore. Allora tutti a dire: “Apertura del Papa, apertura del Papa!”. Prossimamente i giornalisti noteranno che per confessarsi bisogna prima pentirsi; che il genocidio è ritenuto più grave della palpata a un culo; che si digiuna solo il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo; che Natale cade sempre lo stesso giorno mentre Pasqua no. Allora scriveranno che questo Papa è innovativo ma cambia idea un po’ troppo spesso.

lunedì 22 novembre 2010

Signora Mara Carfagna, coi soldi delle mie tasse hai finanziato la capillare campagna “eterosessuale/omosessuale/non importa” che, oltre a essere indifferentista e come tale mendace, era completamente inutile in quanto il luogo comune che veicola già gronda da ogni talk show, da ogni fiction, da ogni espressione benpensante della cultura più mediocre; e inoltre era anche dannosa perché io avrei voluto vedere i miei stessi soldi utilizzati in favore delle pari opportunità dei disabili o dei figli innocenti dei carcerati, tanto per citare due questioni che mi sembrano più pressanti del libero utilizzo dei propri buchi. Poi, non contenta, ti sei erta a barriera fra ciascun uomo e le innumerevoli signorine che lo circondano inventando lo stalking, un reato americano che consente anzi raccomanda l’egocentrismo più impunito e la troiaggine isterica, aggiungendo un nuovo tassello alla già avanzata campagna di sterilizzazione dell’Italia (diceva un giudice inglese che senza molestie sessuali non ci sarebbero bambini). Nella storia della repubblica non sarai catalogata alla voce “grave perdita”.

venerdì 19 novembre 2010

Guardate gli uccelli del cielo, guardate i gigli dei campi ma soprattutto guardate quelli che a vent’anni e senza lavoro, figli può darsi di casalinga e cassintegrato, scodellano un figlio (magari il secondo) senza pensare ai soldi, senza pensare alla carriera, senza trasformarsi in Woody Allen ogni volta che il marito o la moglie spreme il tubetto del dentifricio dal centro invece che dal fondo, senza preoccuparsi di non sapere dove saranno l’anno successivo, senza tanto meno angustiarsi se non vivono come minimo a Oxford o in altri posti cultural-trendy (“altrimenti cosa dirà la gente sapendo che vivo a Campobasso”) – e che pure sono felici. Io sono a favore della ripopolazione dell’Italia da parte degli italiani ma se i figli devono somigliare ai genitori forse è meglio se loro ne fanno tanti e io no.

giovedì 18 novembre 2010

Il pur bravo Pierluigi Bersani sostiene che gli italiani non vogliano le elezioni: vogliono soltanto le primarie. Certo che deve stare attento, visti i precedenti: un anno e mezzo fa Veltroni fece finta di dimettersi per la batosta rimediata dal PD alle regionali sarde ma in realtà era rimasto tramortito dalla vittoria di Matteo Renzi nelle primarie fiorentine, a discapito del candidato dell’establishment del partito che oggi nemmeno si ricorda più chi sia. Fra un anno e mezzo magari si potrà dire che Bersani è stato fatto fuori dalle conseguenze della vittoria di Pisapia alle primarie milanesi, a discapito dell’architetto dell’establishment; personalmente non glielo auguro. Per questo motivo, onde evitare che anche a livello nazionale si verifichi la pericolosa tendenza al cupio dissolvi del PD, stanotte pensa che ti ripensa ho escogitato un nome sicuro sul quale puntare per frenare l’erosione di consensi a vantaggio di Nichi Vendola. Si potrebbe provare a candidare Francesco Boccia.

mercoledì 17 novembre 2010

Be’, le avete lette le tre pagine del Guardian di ieri su Berlusconi? Probabilmente no, e se le avete lette non le avete capite perché vi siete fatti distrarre dal ritratto di Berlusconi come novello Barry Lyndon (cosa che, se gli italiani sapessero l’inglese, gli guadagnerebbe un sacco di voti) e avete trascurato le principali verità che emergono dall’articolo dell’allegro Tobias Jones:
- l’affermazione iniziale secondo la quale l’Italia è “una delle più acculturate e importanti nazioni d’Europa” è probabilmente un errore di stampa;
- “Ruby Rubacuore [sic] ha descritto dei giochi di sesso orgiastico chiamati Bunga Bunga, termine che resterà per sempre nei dizionari italiani”;
- “Gli abitanti dell’Aquila vivono ancora in mezzo alle rovine delle proprie case”, a differenza degli abitanti dell’Irpinia che sono da decenni alloggiati in suite extralusso;
- “Come potranno mai gli italiani liberarsi di Berlusconi?”, visto che in questa nazione tanto importante e acculturata non si tengono regolari elezioni politiche ogni cinque anni e anche più spesso;
- “In dodici anni il centrosinistra ha cambiato leader così tante volte da sembrare impegnato in una forsennata gara di sedie musicali (…) e per quanto molti italiani detestino Berlusconi, molti di più, temo, trovano i partiti di centrosinistra abbastanza patetici”;
- “A Fini sembrano mancare i cojones [sic] per votargli la sfiducia”: un giornalista che ha imparato così bene l’Italiano deve per forza avere capito tutto dell’Italia.

martedì 16 novembre 2010

Sarà che sono tardo ma non riesco a capire perché un programma che si chiama Vieni via con me sia stato affidato a uno come Roberto Saviano, che ha fatto un’arte del proclamare: “Basta! Me ne vado! Me ne sto andando! Me ne andrò! Sto per andarmene! Sto quasi per uscire! Guardate che vado via! Be’, io vado. Mi dispiace, devo andare. Inizio a pensare di andarmene. Sono quasi in procinto di potermene andare” – e poi restare lì inchiavardato come l’Andreotti dei tempi migliori. (Avete ragione, è tutta invidia: a Saviano non ho mai perdonato il fatto di essermi trasferito in Inghilterra).

lunedì 15 novembre 2010

Bionde, rosse, castane, addirittura more: non conta il colore dei capelli né tampoco quello degli occhi, sono tutte dei gran pezzi di gnocca che non perdono occasione per correre a riversarsi sulle strade dell’Ucraina onde protestare contro non si sa bene cosa – anche perché, e temo di non essere l’unico, il dettaglio che scrivano i motivi della propria protesta sul petto nudo, unito alla manifesta superiorità fisica delle donne russe, mi distoglie dal contenuto per farmi, diciamo così, concentrare sulla forma. Se volete ulteriore documentazione, sappiate che si tratta di un gruppo organizzato, che si chiama “Femen” e che per fortuna protesta spesso e forse anche volentieri, per quanto mi preoccupi vederle svestite alle temperature inclementi di quelle latitudini selvagge. Poi, passata la naturale empatia che si prova vedendo bionde, rosse, castane e addirittura more tirate via da poliziotti che tentano di acchiapparle per i capezzoli, mi sorge spontaneo un dubbio: ma perché in Ucraina alla minima cosa le strade si riempiono di stangone in topless mentre in Italia, con tutto quello che succede, al massimo possiamo sperare che Anna Finocchiaro vada a indignarsi da Lilli Gruber?

sabato 13 novembre 2010

Gianfranco Fini, sono il fantasma di Giorgio Almirante. Ritorna subito dove ti avevo messo.

venerdì 12 novembre 2010

Gianfranco Fini, sono il fantasma di Giovanni Malagodi ed ero il segretario del PLI (con la “P”). Sono qui a ricordarti che il glorioso Partito Liberale Italiano affonda le proprie radici nell’immediato post-Risorgimento, tanto che alla costituzione della Repubblica si decise di rifondare il partito che era stato sciolto sotto il ventennio fascista in segno di ideale continuità. Per quanto limitato nei suffragi, il PLI costituiva il contrappeso anticlericale da destra alla Democrazia Cristiana, ruolo che veniva simmetricamente svolto da sinistra dagli orfani di Mazzini del Partito Repubblicano Italiano o PRI (con la “R”). In fin dei conti cambiava solo una consonante e per l’elettore che non volesse turarsi il naso era abbastanza facile orientarsi. Lo stemma del PLI constava di una bandierina dell’Italia unita repubblicana (i cui colori sono, dall’asta, il verde il bianco e il rosso), su ciascuna delle cui sezioni era scritta una lettera maiuscola: P, L, I. Insieme ai dirimpettai repubblicani, il PLI costituiva il residuo nobile dell’Unità d’Italia e la riconosciuta aristocrazia della destra, come il PRI era l’avanguardia decente della sinistra. Tanto ho ricordato perché, di là dall’assonanza del nome, mi è parso che con FLI (con la “F”) tu abbia voluto smarcarti dal berlusconismo tanto quanto dal clericalismo. Bene. Ma ti sei guardato attorno? Al posto di Enrico De Nicola c’è Carmelo Briguglio, al posto di Luigi Einaudi c’è Fabio Granata, al posto di Benedetto Croce, autore di Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici, c’è Luca Barbareschi, protagonista di Cannibal holocaust. Ma d’altronde non contano tanto gli uomini quanto la forza delle idee e, come hai egregiamente detto tu stesso, “gli uomini passano, le ideologie restano”. Tanto ho ricordato solo per chiederti di controllare se non hai mica invertito i soggetti.

giovedì 11 novembre 2010

Gianfranco Fini, sono il fantasma di Severino Citaristi ed ero il tesoriere della DC più mangiona. Sia chiaro che non intendo negare che si rubasse, per quanto in inferno, in purgatorio e in paradiso si mormori insistentemente che la violenza sistematica nel perpetrare la debellazione del Partito Socialista Italiano vada ricercata, oltre che nell'effettiva colpa dei responsabili, nella legge sulla responsabilità civile dei magistrati voluta e votata poco prima dallo stesso PSI insieme ai Radicali (in Italia tutti vogliono che chi sbaglia paghi, ma se sbaglia un magistrato deve pagare l'imputato). Nell'allocuzione di Bastia Umbra tu invece sei stato chiaro: nel tuo nuovo partito non c'è posto né per carrieristi né per affaristi, sarebbe a dire che non ti metteresti mai in casa uno come Tulliani. Ciò nondimeno ti inviterei a riconsiderare quello che è avvenuto nei lontani mesi di vuoto di potere, a cavallo fra prima e seconda repubblica, al tempo in cui comandava soltanto la trasmissione in diretta delle imprese dei giudici, con me e Sergio Cusani principali sparring partner. Quando il ministro Conso ha presentato il decreto di depenalizzazione retroattiva dei reati che avevano portato alla persecuzione giudiziaria e al lancio delle monetine e ai suicidi in carcere, il tuo partito (il primo dei quattro) non ha esitato a mettersi di traverso contro il cosiddetto colpo di spugna. Non dubito che avesse agito in buona fede; ma ora non puoi lamentarti dei risultati. Con una saggia attuazione del decreto Conso gli italiani, sempre così refrattari alla ragionevolezza, avrebbero potuto iniziare a distinguere fra la colpa dell'individuo e quella del partito. Un partito non è mai colpevole perché è un simbolo distinto dal suo leader, dai suoi membri e pure dal suo tesoriere. Si sarebbe provveduto ad allontanare gli individui responsabili e i partiti sarebbero rimasti in piedi con la loro consueta e saggia distribuzione delle forze. Invece col terrorismo psicologico da colpo di spugna s'è ottenuto che alle elezioni del 1994 non si presentasse nessuno stemma che aveva corso per le elezioni del 1992, con la notevole eccezione della Lega Nord; perfino il tuo partito, fiutato il vento, aveva già cambiato nome. I bei risultati sono sotto gli occhi di tutti: partiti liquidi, leader smaniosi, popoli identificati nel loro arruffapopolo, elettori disorientati, radicalizzazione dello scontro, incapacità di conservare la minima decenza istituzionale, presidenti della camera e presidenti del consiglio che si pigliano a male parole. Tu, tre lustri dopo, ti rendi conto di questo annoso problema politico e che fai? Fondi un altro partito ancora.

martedì 9 novembre 2010

Gianfranco Fini, sono il fantasma di Vito Lattanzio e a Bari ero l'acerrimo rivale di Aldo Moro nonostante che a livello nazionale lo supportassi per conterraneità prima ancora che per comunanza di partito. Ci mancherebbe altro: tutti noi rimpiangiamo il suo stile come quello di Berlinguer, Almirante, La Malfa senior, Gava e Cirino Pomicino. Tu che insieme a Bossi sei l'ultimo leader traghettato dalla prima repubblica, hai mai visto un democristiano litigare col proprio presidente, portarsi dietro una pattuglia di deputati eletti sotto un altro simbolo e fondargli in faccia un partito diverso con lo stesso programma di governo ma con l'esplicito intento di pigliarlo a pesci in faccia? (Alla Democrazia Cristiana, per ovviare a questi istinti, avevamo delle correnti ma nessun programma di governo). Hai mai visto un Gronchi, un Ingrao, una Leonilde Iotti, un Brunetto Bucciarelli-Ducci andare dal più alto scranno di Montecitorio a Bastia Umbria per inveire contro il presidente del consiglio? Hai mai visto, che so, Flaminio Piccoli decidere di diventare leader del quarto partito diverso della sua vita perché aveva litigato con Andreotti o con Forlani?

[L'idea dei fantasmi che inveiscono contro il presente è tolta dall'ottimo Camillo Langone.]