lunedì 30 novembre 2015

Oggi il Belgio è terrorizzato dalle proprie stesse misure di sicurezza, ma centocinquant'anni fa Baudelaire aveva già capito che Bruxelles era il ventre molle di un'Europa marcia. Rileggiamolo grazie anche a un mio pezzo disponibile sul sito del Foglio.

sabato 28 novembre 2015

Non sono mai stato in Belgio ma ho letto Baudelaire, quindi sono contrario. Sul Foglio in edicola oggi ripesco un libro di centocinquant'anni fa - Pauvre Belgique! - per spiegare come già nell'Ottocento lo scrittore francese avesse avuto la visione di Bruxelles come capitale del ventre molle di un'Europa pavida e marcia.

venerdì 20 novembre 2015

Borghesi, commissionate il vostro ritratto. Potete permettervi l'esigenza di essere ricordati facendovi immortalare coi simboli dei valori che amate, siano la famiglia o il lavoro o la fede. Se la borghesia non avrà nulla da tramandare oltre la pubblicazione su Instagram della foto di un piatto quadrato al ristorante, l'Italia avrà finito di finire.

Sul Foglio in edicola oggi, e anche online, spiego infatti perché il progetto "Ritratto Italiano" di Camillo Langone non è soltanto un tentativo di esaurimento della pittura patria ma soprattutto un modo per salvare l'Italia dopo che è scoccata la ventitreesima ora.

martedì 17 novembre 2015

Da oggi e per tutta la settimana trovate in edicola col Sole 24 Ore Non amatevi troppo, antologia di scritti di Voltaire sull'amore scelti e tradotti da me, pubblicata da Utet. Questa è una foto del backstage.


lunedì 16 novembre 2015

Arriverà un giornalista (forse è già arrivato) e definirà "ragazzo normale" uno qualsiasi dei terroristi descrivendone la routine quotidiana indistinguibile dalla nostra e passando sotto silenzio il dato di fatto che, essendo musulmano, appartiene a una minoranza religiosa. Da che la storia esiste, e in qualsiasi Stato, le minoranze religiose non sono mai state normali perché la loro stessa condizione li pone in attrito col credo professato in maggioranza entro gli stessi confini, che per etimologia costituisce la norma. In tempi recenti, avendo rinunciato a cambiare la religione delle persone, si è deciso di cambiare la definizione di normalità escludendo la fede dai suoi appannaggi. Negli ultimi centocinquant'anni si è deciso di abituarsi gradualmente all'idea ottusa che la fede abbia a che fare solo e soltanto con la sfera privata e che dunque non cambi nulla se un individuo si professi calvinista o scintoista o carpocraziano a patto che si comporti come tutti i connazionali seguendo le stesse leggi e gli stessi principii comuni; è come sostenere che non importa se un uomo sia raffreddato, l'importante è che non starnutisca. Bell'illusione illuminista contraria ai manuali di storia, smentita a posteriori dai fatti e a priori dall'etimologia, poiché religione significa quod religat ovvero ciò che lega e unisce e tiene insieme comunità che si riconoscono in un trascendente condiviso la cui negazione merita di essere contrastata alla morte. Possiamo fingere che non sia così, noi tiepida maggioranza di comodi atei o semicristiani paraculi dal sangue acquoso, ma non possiamo pretendere che lo finga anche chi si identifica in una minoranza e sa di appartenervi perché è meno distratto o codardo di noi. Noi però siamo troppo impegnati nello sforzo di riempire il posto vacante che la religione privatizzata ha lasciato nella sfera pubblica (poiché la natura non tollera vuoti) trasportandoci l'amore e i sentimenti destinati alla sfera privata, nella pretesa di tramutare i desideri intimi in diritti universali, nel tentativo di trasformare secoli e secoli di civiltà in un'enorme terza media mentre attorno a noi l'inevitabile corso della storia stringe il suo cerchio di fuoco.

domenica 15 novembre 2015

Sulla Domenica del Sole 24 Ore trovate un trafiletto in cui Voltaire spiega che cos'è l'amore: è tratto da un'antologia di brani scelti e tradotti da me che ho intitolato Non amatevi troppo e che uscirà martedì 17 in allegato col Sole 24 Ore, per la collana Lezioni d'Amore edita da Utet e curata da Armando Massarenti.


sabato 14 novembre 2015

All'ennesimo giornalista che parla di "follia jihadista" commentando gli attentati di Parigi si capisce con quanta meticolosità l'Occidente stia costruendo la propria sconfitta. Siamo (ma presto saremo stati) una civiltà incapace di trovare una giustificazione al male se non ricorrendo alla psicologia, a trame intime degli individui la cui ricerca ossessiva e ombelicale ci impedisce di comprendere e valutare seriamente le ragioni della politica e soprattutto della religione, che muovono gli islamici in modo più vigoroso e convincente di quanto possa mai fare un raptus collettivo. Equipariamo l'attacco su vasta scala dell'Islam all'Occidente alle occasionali esplosioni di malvagità dei vicini di casa che sterminano la famiglia nonostante che tutti li ritengano brave persone. Riteniamo inspiegabili razionalmente questi eventi perché ci spaventano; sono la testimonianza della presenza concreta del male nel mondo e nell'uomo e allora, non potendo negarli, li nebulizziamo nelle tortuosità psichiche. Lo stesso ci è capitato dopo il disastro Germanwings, quando si parlò di gesto suicida di un folle per evitare di ammettere che il pilota tedesco avesse deliberatamente deciso di ammazzare centocinquanta persone e che quindi, più che folle, andava considerato malvagio. Qualche giornalista parlerà di "malvagità jihadista"? O cederemo tutti alla comoda tentazione della rimozione? Ci trincereremo dietro un dito per non vedere che si tratta di libera e volontaria scelta del male, che come tale va affrontata e punita, e faremo finta di non accorgerci che i terroristi hanno colpito stadi, ristoranti, teatri ovvero i luoghi dell'intrattenimento che caratterizza la cultura occidentale degli ultimi cent'anni. Hanno colpito i luoghi cardine della rimozione, quelli in cui andiamo per dimenticare che la stessa possibilità di andarci è costata secoli di sangue, così che oggi li diamo per scontati; non li riteniamo più appannaggio della nostra civiltà (presto ex civiltà) e non capiamo più che la libertà di andare allo stadio o al ristorante o al teatro è un bottino di guerra. I combattenti islamici invece lo capiscono benissimo; il fatto che abbiano colpito lì dimostra che sono tutt'altro che folli, quindi continueranno a distruggerci con lucidità mentre noi li considereremo con la commiserazione degli ingenui, degli insipienti, degli imbecilli. Possiamo restare tranquilli; perderemo.

martedì 10 novembre 2015

Donne, date retta a Jane Austen e sposate un uomo che guadagna più di me. Sul Foglio in edicola oggi presento un elogio ragionato del matrimonio d'interesse a metà fra la pubblicazione di Lady Susan (Elliot edizioni) e il caso di divorzio che dall'Inghilterra sta sferrando il colpo di grazia al matrimonio occidentale.

mercoledì 4 novembre 2015

Il profeta Gramellini, l'arcivescovo, l'accento dei cuneesi e il salone di bellezza ispirato al Levitico. Sul Foglio in edicola oggi spiego perché la religione senza corpi del corsivista della Stampa è adatta all'indolenza degli italiani.

martedì 3 novembre 2015

Nella rubrica "Buongiorno" sulla prima pagina della Stampa di oggi, prendendo alla lettera la metafora dei quotidiani come preghiera del mattino, Massimo Gramellini attacca l'arcivescovo di Torino insegnandogli che le religioni devono occuparsi di anime e non di corpi. Sul sito del Foglio potete leggere in anteprima la mia risposta, in cui spiego perché la religione del profeta Gramellini è adatta a un popolo indolente come gli italiani.