lunedì 13 febbraio 2012
Un tempo, nell'immaginario collettivo, il giornalista era un signore con cappello a tesa larga e scritta "press" infilata nel nastro che andava in giro a ripetere non richiesto: "Un cane che morde un uomo non è una notizia, la notizia è l'uomo che morde il cane". Poi la situazione si è evoluta non per il meglio e oggi si fa fronte alla necessità di riempire in qualche modo i telegiornali abitualmente sguarniti della domenica (nonostante i commendevoli sforzi dell'Inter) finendo per dare la notizia che Carlo Giovanardi è ostile alle effusioni saffiche in pubblico tanto da equipararle all'atto della minzione, che va bene al chiuso ma non all'aperto. Dopo che ci si è difficoltosamente riavuti dalla sorpresa (ma come! contrario alle effusioni saffiche! in pubblico! Giovanardi!) si è scatenata la consueta protesta su vasta scala di quello che i giornali de sinistra chiamano "il popolo della rete", il che è un po' come dire "il quarto stato dell'elenco telefonico" o "l'esercito del bidet". I giornali di oggi, che hanno raggiunto un numero di pagine ormai esorbitante credendo di poter fare concorrenza a internet sforzandosi di superarlo per quantità di contenuti, hanno doverosamente riportato entrambe le notizie. Ma sono notizie? Non sembra una notizia che Giovanardi dica che è ostile alle effusioni saffiche; caso mai potrebbe essere una mezza notizia, benché passata sotto silenzio, il fatto che Giovanardi non abbia equiparato il peccato al reato e che abbia riconosciuto implicitamente che nel segreto di casa propria ognuno, così com'è libero di far pipì quando più gli aggrada, è altrettanto libero di andare con donne uomini animali o serrature purché non dia pubblico scandalo (poi al massimo se la vede in una partita a tre con la propria coscienza e l'eventuale confessore, e dopo morto con Dio; lo Stato invece non c'entra). Invece niente: questo è sfuggito ai giornali e soprattutto al popolo della rete, troppo impegnato a indignarsi per capire cosa c'è scritto fra le righe di un articolo. In attesa che il popolo della rete si organizzi per un'azione dimostrativa (che so, baciarsi in massa sotto casa di Giovanardi, oppure fare pipì nella Fontana di Trevi), bisogna porsi le seguenti domande: è una notizia che Giovanardi non incoraggi il pubblico dispiego di effusioni saffiche? no; è una notizia che questo fantomatico popolo della rete sia composto da persone che ritengono alla moda patrocinare fantasiosi diritti su facebook, o twittare a zero su parlamentari eletti da altri, o dimostrare di appartenere all'alta società appiccicando sull'header del loro blog una spilla arcobaleno virtuale? nemmeno; allora perché tv e giornali hanno dato spazio a questi eventi più di quanto non ne abbiano concesso alla novità che al bar si fa il caffè o che i gravi tendono a cadere verso il basso? Non si sa. Fatto sta che fra una reazione indignata e l'altra è emerso che secondo Anna Paola Concia è inammissibile che Giovanardi viva libero in Senato: questa è una notizia, perché nessuno sapeva Giovanardi disponesse di una brandina nella buvette di Palazzo Madama, a meno che la Concia non intendesse che Giovanardi al senato vive "libero" nel senso di "allo stato brado", facendosi strada carponi fra i decreti legge, rovistando col muso fra i regolamenti parlamentari, alzando la zampa di fianco ai busti dei Presidenti della Camera Alta e brucando emendamenti. Inoltre la Concia ha detto che ciò può accadere solo in Italia perché, se soltanto fossimo stati in Germania, Giovanardi da mo sarebbe in carcere. Dunque un parlamentare lancia l'idea dell'incarceramento di un altro parlamentare che non la pensa come lei e il cui partito per giunta prende pure più voti: abbiamo trovato la notiziona del giorno, bastava cercarla.