martedì 8 settembre 2009

Mike Bongiorno, l'eroe dei due mondi

Ciò che non sentiremo dire di Mike Bongiorno, fra oggi e domani, è che è stato l'ultimo eroe del Risorgimento. 

Devo circostanziare l'affermazione con un po' di autobiografia. Quando, più di dieci anni fa, sono andato a studiare in Alta Italia ho avuto modo di conoscere i piemontesi. Costoro sono Italiani del tutto particolari, che portano in sé un afflato malinconico - come gli Inglesi o i Portoghesi, tanto per intenderci - ma ciò nondimeno restano Italiani: così che l'afflato malinconico venga da un lato annacquato e dall'altro risulti esaltato da tanto singolare contrasto. Questo conferisce ai piemontesi un certo disagio permanente. Un piemontese, augusto quantunque, sembra un po' fuori posto ovunque si trovi e specie in Italia. Magari finisce per indossare giacche surreali, per compiere gesti istintivi ma ridicoli, per lasciarsi sfuggire commenti che vorrebbero essere brillanti ma gli si ritorcono contro. La madre di Mike Bongiorno era piemontese.

I siciliani invece hanno la grazia vastasa. Sanno cogliere alla perfezione l'attimo per una battuta, riempiono di attenzioni chi li circonda, sono sempre deferenti nei confronti degli estranei ma non rifuggono (eufemismo) dal vociare sostenuto, dall'affermazione sopra le righe e da una certa gioia infantile di fronte a un carosello di luci colori e suoni eccessivi. Il padre di Mike Bongiorno era figlio di un siciliano.

Gli Italiani, poi, hanno sempre avuto una tendenza ad apprezzare l'esotico più del nostrano. Negli anni '50 l'esotico era l'America (grossomodo identificata con "il Kansas City") e la televisione - in quanto aggeggio che non consentiva più di distinguere bene la realtà dalla fantasia, ciò che sta accadendo da ciò che è accaduto, chi è presente da chi si trova in un altro luogo - doveva per forza risultare esotica e americana al sommo grado. Una specie di luna park permanente ma permanente negli anni, ché sulle prime le trasmissioni duravano poche ore al dì e Rai4 non era ancora stata inventata. Per iniziare la televisione il 3 gennaio del 1954 fu logico e inevitabile chiamare un Americano che era piemontese e siciliano al contempo. E quando dopo cinquant'anni esatti esatti Mike Bongiorno pianse calde lacrime in diretta  - lacrime vere, che si distinguono anche senza alta definizione - venendo chiamato sul palco di Rai1 per celebrare l'anniversario dell'aggeggio esotico e americano che lui aveva di fatto importato in Italia, erano le lacrime del piemontese che in Italia non s'era più sentito fuori posto, erano le lacrime del siciliano che aveva colorato il bianco e nero facendo sempre vedere attorno a sé un carosello variopinto. Gli Italiani, sempre idiosincratici, vedendolo Americano non provarono vergogna a identificarsi in lui e appassionarcisi - come per il Garibaldi un po' francese un po' uruguagio, oriundo già prima che inventassero il Sivori.

Mike Bongiorno ha portato a compimento l'unità d'Italia, chiudendone la terza fase. La prima fu l'unità politica ovvero la spedizione dei Mille, che andarono ad acchiappare la Sicilia partendo dal Regno di Piemonte. La seconda fu l'unità linguistica ovvero la Prima Guerra Mondiale, con i soldati siciliani che raggiunsero i piemontesi in trincea e dovettero imparare a parlarci. La terza è stata l'unità culturale  ovvero Lascia o Raddoppia.

Questo per quel che concerne la storia collettiva. Individualmente, poi, ognuno ricorda il Mike Bongiorno che gli pare. Per me è quello del Telemike al giovedì sera (o era venerdì?) delle elementari e di infiniti pomeriggi delle medie tramontati nella Ruota della Fortuna a casa di zii, nonni, amici dei miei mentre i grandi parlavano fra loro e il Tg5 non esisteva ancora. Ma è come per Nino Manfredi, che ricordo in cardigan mentre beve un caffè, o per Sandro Ciotti la cui voce mi riesce impossibile non associare alla Lambada, che a fine anni '80 era la sigla finale di qualche trasmissione che doveva finire a ridosso di Tutto il Calcio Minuto per Minuto. Noi ricordiamo il momento in cui sono entrati nella nostra vita per restarci senza mai farsi vedere di persona ma senza mai risparmiarci una gentilezza fino al giorno in cui noi siamo cresciuti e loro sono andati in pensione o le loro trasmissioni sono state chiuse o i loro spot non sono stati più trasmessi. Quando escono dalla nostra vita crediamo che siano morti ma ci piange il cuore perché siamo noi a star morendo poco a poco.

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