“Pronto, Snupi? Dove stai?” “Sono tornata a casa mia, e tu dove stai?” “Io sono a Rimini.” Seguono risate. “No, veramente. Sono a Rimini.” Seguono risate.
Se non che ero veramente a Rimini, ad abbronzarmi e a fare bagni dopo non so più quanti anni e con il menù dell’albergo quale unica lettura impegnativa; senza computer, col telefonino usato poco e niente, quotidiani gettati pressoché intonsi e soprattutto con la vivace compagnia di mio padre e mia madre, che si distinguono l’uno dall’altra in questa maniera: lei sta zitta perché fa le parole incrociate, lui sta zitto perché fa il sudoku. Fortuna che c’era il vicino d’ombrellone, i cui monologhi durante la spalmatura della crema solare sono stati il mio unico contatto col mondo. Mi ha raccontato le cose nuove.
Ad esempio, a lui il ciclismo piace ma non lo segue perché sono tutti drogati. Quel Vinokourov, ad esempio, che ogni anno gliene va storta una e riconquista immancabilmente l’amore del pubblico trionfando moralmente dove non può vincere tecnicamente. O Rasmussen, ad esempio, che esile come un giunco si era guadagnato tutta la mia ammirazione cavalcando montagne enormi nei giorni immediatamente precedenti la mia partenza. Be’, dico io dal mio cantone d’ignoranza, com’è andata a finire? Vinokourov è riuscito nell’impresa di rimontare sei minuti buoni di ritardo per cadute più reiterate che in una Via Crucis? Ma impietoso il vicino d’ombrellone mi spiega che è stato squalificato perché si era iniettato il sangue di un passante. Ha quindi vinto Rasmussen?, indago. Macché, Rasmussen è stato licenziato dalla sua squadra perché non erano riusciti a trovarlo positivo a un antidoping. A me sembra che questo vicino d’ombrellone si inventi un po’ troppe cose, ma per mera cortesia gli chiedo chi è che l’ha vinto alla fine questo Tour, mica Cadel Evans che è australiano e quindi invece di andare in bici farebbe meglio a zompettare? Mi risponde che ha vinto Contador. Chi? Contador, dice, è il pupillo di Lance Armstrong. Ha ventiquattro anni e non ha avuto un cedimento per tutte le tre settimane. Il suo nome compare nel celebre dossier Puerto, la lista dei cattivi che ha rovinato la carriera a Basso e Ullrich tanto per dirne due, ma ciò è evidentemente stato ritenuto frutto di un’omonimia. Per lui ha garantito la riconosciuta onestà di Armstrong, uno che ha dominato sette Tour di fila vincendoli con un quarto d’ora di vantaggio, senza fare mai uno starnuto ed evitando di partecipare ad altre corse (tipo il Giro d’Italia, mi dice il vicino, non so se ne hai mai sentito parlare) in cui sarebbe stato sottoposto a ben altri controlli antidoping. Che fa, signor vicino, sta forse insinuando che il gigante buono del Tour, il vincitore della morte, l’innocente adamantino che regola una banda di centottanta delinquenti, fosse in realtà dopato fino allo sfintere? Mi sembra che questo vicino abbia dei pareri un po’ troppo audaci. Cambiamo argomento, va’.
Per fortuna che c’è la politica, si consola il vicino. Lì non ci sono rischi: i deputati dell’UDC per hanno fatto il test polmonare per dimostrare che non si drogavano da tre giorni; quelli di AN hanno fatto quello tricologico per dimostrare che non si drogavano da sei mesi. Io non colgo il nesso: non mi risulta che gli onorevoli vadano in bicicletta, quindi non vedo il punto dell’antidoping. Ahò, azzarda il vicino, l’antidoping andrebbe fatto a quelli che hanno votato per Prodi, eh! Non mi sento di dargli torto, quindi annuisco silenziosamente. Al che lui si arrampica su specchi sdrucciolevolissimi, anzi, si inabissa in fondali limacciosi (neanche tanto metaforicamente, vista l’acqua di Rimini) per spiegarmi che lui di politica non capisce tanto, anzi, che più se ne tiene lontano meglio si sente, comunque, lui sta dalla parte di Berlusconi, ci mancherebbe, però l’anno scorso aveva votato per Prodi, ma era stato un momento di debolezza, mi spiega, causato dalla congiuntura, azzarda, causato dall’euro, tanto per dire.
Nel momento in cui mi aspetto sonnecchiante la tirata sull’euro che come potere d’acquisto vale mille lire (così che quest’estate per comprarmi una crêpe devo pagare una cifra che, in lire, sarebbe stata sufficiente a comprarmi la cameriera), a sorpresa il vicino se n’esce con una notizia-bomba: ma lo sai che un deputato dell’UDC è stato beccato con la cocaina? Al controllo antidoping generalizzato?, chiedo. Macché, il giorno prima! Io non mi addentro in questioni di cronaca spiccia e scandaletti, quindi non ricordo se è stato trovato con una pista di coca e due puttane o con due piste di coca e una puttana e se una puttana s’è sentita male dopo aver sniffato la coca, o dopo aver visto il deputato nudo, o se la coca è andata a male perché le puttane l’hanno fatto aspettare, etcetera etcetera etcetera… Fatto sta che il vicino si infervora, va in tilt, squaderna infinite versioni del medesimo fatto, mi mostra la foto del deputato (quando avrei preferito vedere la foto della puttana, almeno), dà ragione a Diliberto che dice che è uno schifo che chi va a puttane si erga a difensore della famiglia, dà ragione a Cesa che lamenta la solitudine dei parlamentari lontani dalla famiglia, dà ragione al deputato stesso che sosteneva di non sapere che la puttana fosse una puttana, dà ragione perfino a me prima ancora che io possa (o voglia) rispondere qualcosa e poi conclude a bassa voce, facendomi segno di avvicinarmi: “Sai qual è il problema? È che mo se vedi una donna non riesci più a capire se è una puttana o no, e qualsiasi cosa credi che sia c’è pericolo che la offendi.” Sua moglie va a fare il bagno.
Lui, di sicuro, voterà per il Partito Democratico. Gli piace Veltroni, ha questo non so che, ha steso un programma che rivolterà l’Italia come un calzino. Vuoi sentirlo?, mi fa. Sentiamolo, gli faccio. Innanzitutto Veltroni vuole ridurre il numero dei parlamentari. Reagisco che l’aveva già deciso la riforma costituzionale di Berlusconi, che non è passata perché il partito di Veltroni ha fatto votare contro al referendum confermativo. Veltroni vuole porre fine al bicameralismo perfetto, fa lui. Pure Berlusconi voleva, faccio io. Eh, ma mica solo quello: Veltroni vuole fare un sacco di cose, che il vicino mi snocciola con cupidigia: tutte già tentate da Berlusconi, tutte già cassate dal partito di Veltroni non più tardi di un anno fa, mentre l’Italia vinceva con l’Australia ai Mondiali. Però una cosa veramente nuova c’è: Veltroni vuol estendere il diritto di voto ai sedicenni. Sempre meglio che tirare sassi dal cavalcavia, commenta il vicino.
Per far esercizio, questi pischelli li si potrebbe far votare alle primarie del Partito Democratico. Ne convengo: meglio iniziare dalle cose facili, e cosa c’è di più facile di un’elezione con un solo candidato? Macché candidato unico, protesta il vicino, non so nulla di tutto il macello che è successo? No, che è successo? Di tutto: insieme a Veltroni, anzi, contro Veltroni s’è candidata la Bindi, dicendo che è ora che un grande partito sia guidato da una donna, anche se non si capisce cosa c’entri lei. Poi s’è candidato Enrico Letta mettendo un video su YouTube, perché è noto che su internet la gente passa il tempo a cercare quarantenni calvi in camicia, e non già fichette desnude. Poi si sono candidati anche, se il vicino ricorda bene, Pannella, Di Pietro, Mario Adinolfi (ma chi cazz’è?), Furio Colombo, due coccodrilli e un orangutango. E Prodi? No, Prodi ha altro a cui pensare: è andato in vacanza a leggere Harry Potter. E sai perché?, mi chiede. No, non so perché. Perché tutti dicevano che alla fine Harry Potter moriva, invece a sorpresa finisce che si sposa e scopa come un riccio. Così Prodi, tutti dicono che sta per cadere, ma alla fine ci fotterà tutti quanti.
Che vicino volgare e qualunquista che m’è capitato! Meno male che il calcio mette tutti d’accordo, tranne gli interisti. Lei sarà mica interista?, indago di soppiatto. Il vicino risponde cantandomi strofe di Grazie Roma ignote forse allo stesso Venditti. Dopo di che mi legge il calendario del campionato e io mi addormento all’undicesima giornata, su Livorno-Udinese; poi mi risveglio ai suoi scossoni mentre urla scandalizzato che è uno schifo, che è una truffa, che il cittadino deve far sentire la propria voce, anzi, che bisogna fare la rivoluzione! Non voglio far vedere che ero distratto pertanto coi piedi di piombo cerco di capire se si riferisca al caro-benzina. O forse alle coop rosse. O forse a Don Gelmini. O forse ai bagagli persi negli aeroporti (comunicazione di servizio: la Zia, che non è una mia parente ma un’amica un po’ più grande di me, è andata in Spagna e le hanno perso tutto, mi ha scritto che non ha nemmeno le mutande. Ritrovategliele, per carità. Altrimenti sarò costretto ad andare in Spagna per cogliere l’attimo). Insomma, a che si riferiva? Guarda, guarda, mi fa il vicino col sangue agli occhi: la Roma gioca contro tutte le squadre più forti fra la terza e la decima giornata! Manco una neopromossa! Manco una neopromossa! Lo vedo allontanarsi all’orizzonte, mentre straccia il Corriere dello Sport disperdendolo fra le alghe sul bagnasciuga, e penso che se continuano a fare così ogni volta non rivinceranno mai lo scudetto, per il quale sono necessarie tre cose: calma, sangue freddo e Guido Rossi.
Poi il vicino d’ombrellone ha finito le vacanze, e al suo posto è arrivata una famiglia che sembrava scappata da un romanzo di Jane Austen: una madre con quattro figlie. Al che mio padre pretendeva che le corteggiassi tutte e ne sposassi almeno un paio, ma io ho mantenuto un contegnoso silenzio rimpiangendo che la signora non avesse privilegiato la qualità rispetto alla quantità, e che non avesse fatto una sola figlia bona invece di quattro così così.
“Pronto, Marvi? Sai che il mio vicino d’ombrellone aveva una figlia stupenda, che si è subito innamorata di me?” “Non saprei darle torto.” “Solo che ha tre anni e mezzo quindi per sposarla devo aspettare come minimo il 2022.”
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