(Con questo pezzo ha inizio la collaborazione, che ci auguriamo sempiterna, di Gurrado con Quasi Rete / Em Bycicleta, il blog della Gazzetta dello Sport.)
Notazione per gli acalcistici: da mesi e mesi ormai ce la stavano menando con la litania di Ronaldo. Ronaldo sta benino, Ronaldo sta benone, Ronaldo è dimagrito, Ronaldo corre piano, Ronaldo si infortuna, Ronaldo torna a settembre, Ronaldo torna a ottobre, Ronaldo prima o poi torna di sicuro: finché non arriva la notizia ufficiale che, sant’Iddio, Ronaldo torna domenica 11 novembre contro l’Atalanta. E allora tutti ad aspettare il dénouement: il Milan, a cui un attaccante in più non avrebbe fatto male, Ancelotti, che al ritorno di Ronaldo aveva legato più fiducia di quanta l’Islam sciita riponga nel Mahdi occulto, i giornalisti, i tifosi (me compreso), gli iettatori interisti e i bambini.
Ronaldo, per quanto soprappeso, per quanto ridicolmente pettinato, una cosa ha di bello: la faccia da bambinone montata sul corpo da calciatore quasi ex. È pertanto presumibile che, quando lo vedono, i bambini lo percepiscano come uno di loro, uno squarcio di fantasia infante (sempre più affannata, ma non per questo cresciuta né invecchiata) nella noia immane di una partita tattica. Ronaldo per un bambino è un disegno sul muro, un dito nel naso, una linguaccia a tavola. È la speranza di poter essere amati e ammirati da tutto il mondo (o da tutto il cortile, per i bambini non fa differenza) nonostante la pipì a letto.
Significativamente dunque ieri pomeriggio la regia di Sky indugiava su decine e decine di bambini con la bandiera dell’Atalanta, con la sciarpa del Milan, con i genitori che non erano in grado di spiegare perché ci si era fermati dopo mezzo quarto d’ora e ciò nondimeno con la muta fiducia che da un momento all’altro riemergessero dagli spogliatoi calciatori e arbitro per restituire gli ottantatre minuti più recupero indebitamente sottratti da un tombino contro il plexiglas. Ai bambini interessava poco che Seedorf indossasse o meno il lutto al braccio; ai bambini non sembra verosimile che dei tifosi possano cantare “sospendete la partita”: i bambini erano allo stadio o davanti alla tv per assistere al ritorno di Ronaldo, punto e basta.
Io amo il calcio e trovo estremamente consolante che una o due volte alla settimana della gente corra in mutande appositamente per farmi divertire; per questo sarò sempre grato ai calciatori, e in particolare alla teoria di nomi e volti e figurine che affollano i miei ricordi d’infanzia: Van Basten, Maradona, Vialli ma anche Claudio Bergodi, Alvise Zago, Egidio Nicolini. Per questo se avessi avuto vent’anni di meno, se fossi stato un bambino allo stadio di Bergamo, ieri sarei andato da Ronaldo perché lui solo avrebbe potuto capire le mie intenzioni; l’avrei preso per mano e l’avrei portato insieme alle due squadre lontano dalla scempiaggine dei tifosi; gli avrei chiesto di tornare come promesso e di giocare Atalanta-Milan nel cortile sotto casa, guardato da ventimila bambini non accompagnati.
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