Dal momento che, come confermano i giornali, la televisione e addirittura internet, quella di noi studenti liceali odierni è una generazione degenerata, il sommo dirigente scolastico del liceo Voltaire ha pensato bene di assumere una giovane psicologa (o psicanalista, o psicoterapeuta, o psichiatra, o, più probabilmente, psicopatica), la quale, tutti i pomeriggi, tiene uno “sportello di ascolto” per gli studenti che sentono la necessità di esternare i loro drammi interiori e di dar sfogo ai tanti problemi che affollano la loro testolina. È stata consigliata la frequentazione dello “sportello” a tutti coloro che intendo parlare di insuccessi scolastici, episodi di bullismo, anticoncezionali, sfruttamento, fobie, attacchi di panico, interpretazione dei sogni, sesso, droga e rock’n’roll. La dottoressa in questione si chiama Alda Filippi e, non potendo vantare particolari doti fisiche, né alcuna affabilità caratteriale, è stata presa poco in considerazione sia dagli alunni maschi del liceo Voltaire, sia dalle femmine; i giovani infatti, vergognosi di esporre i loro problemi adolescenziali davanti ad un’estranea, non hanno mai prenotato nemmeno un’ora di “sportello di ascolto”, lasciando la dottoressa Filippi sola o, tutt’al più, con l’unica compagnia della Settimana Enigmistica.
Capitò un giorno che, durante i ricevimenti generali pomeridiani con gli insegnanti, nessun genitore si presentasse al cospetto della professoressa Gatto, docente di educazione fisica. Costei, indispettita dal fatto che né i padri, né le madri dei suoi alunni si interessassero alle prestazioni dei ragazzi alla spalliera, lasciò la sala udienze con un gesto di teatrale disappunto e decise di concedersi un cappuccino molto zuccherato alla macchinetta automatica. Il caso volle che, proprio in quel momento, proprio davanti alla stessa macchinetta, la dottoressa Filippi stesse cercando di prelevare il proprio resto di venticinque centesimi, che era rimasto incastrato nell’infernale apparecchio. Spinta da un moto di solidarietà e, soprattutto, dall’impazienza di sorseggiare il cappuccino, la professoressa Gatto mostrò alla dottoressa come costringere la macchinetta a tirare fuori le monetine, assestando alla stessa un poderosissimo cazzotto (si valuti che
Le professoresse, nel giro di una settimana, cambiarono: si dimostravano pazienti nei confronti degli alunni, e disponibili ad ascoltarli. Non provavano più un sadico divertimento nel veder soffrire i giovani discepoli, certo perché le sedute della dottoressa Filippi avevano sortito un insperato effetto benefico sul loro umore e sul loro carattere. Fu grande dunque la loro sofferenza quando, a causa dello scarso successo che la psicologa aveva riscosso tra gli studenti del liceo Voltaire, il sommo dirigente scolastico decise di licenziarla, ritenendola giustamente un’inutile spesa che gravava sul bilancio della scuola. Le povere donne avrebbero voluto intervenire, raccogliere firme, costruire barricate sui corridoi per impedire che la loro sola fonte di soddisfazione venisse congedata in quel modo. Tutto si rivelò inutile.
Dal momento che i benefici effetti della dottoressa Filippi sull’inclinazione delle insegnanti stanno cominciando a dissolversi, gli studenti del liceo Voltaire (e della Terzaddì in particolare) cominciano a simulare gravi sintomi di squilibrio al cospetto del sommo dirigente: c’è speranza che, seppur indirettamente, la psicologa torni ad alleviare un poco le sofferenze dei giovani alunni e, curando le loro professoresse, ad aiutarli almeno in parte a risolvere i propri prob [Ma ecco che scatta l’allarme a orologeria predisposto da Gurrado in partenza, e il portatile si richiude all’improvviso sulle mani innocenti di Silvia G, come una cozza ipertecnologica, come una ghigliottina postmoderna; ne consegue che il file termina qui]
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