Svolgimento: Perché quelli come me – tredicenni nel ’93, quando allora allora s’affacciavano alla politica – ricordano nitidamente la campagna elettorale per il comune di Roma; durante la quale Silvio Berlusconi azzardò un endorsement, all'epoca scandaloso, per il candidato del MSI Gianfranco Fini a detrimento del candidato progressista Francesco Rutelli. Fini perse (più che onorevolmente, al ballottaggio, con alle spalle un solo partito e per giunta storicamente inadeguato a gestire percentuali pachidermiche) ma i tredicenni del ’93, che adesso hanno ventisette anni, che presto ne avranno trenta, che non studiano più alle medie ma si allenano a diventare contribuenti, professionisti, classe dirigente ed eventualmente rappresentanza politica, da allora non possono concepire separatamente due entità che hanno condiviso l’identico percorso politico per quattordici lunghi anni, fino alla litigata solenne (càpita) dello scorso dicembre, poi facilmente ricomposta in quanto vertente sul metodo più che sul merito. Quindi Forza Italia deve necessariamente presentarsi alle elezioni insieme ad Alleanza Nazionale.
Perché all’alba del 1994 L’Italia Settimanale, un periodico troppo interessante per sopravvivere a lungo, se ne uscì con un titolo indicativo del comune sentire: “Forza Italia, Lega gli italiani in un’Alleanza Nazionale!”. Il merito storico di Berlusconi – come sta venendo riconosciuto dagli autori inglesi i quali, non dovendo lucidare le scarpe ai luogocomunisti, possono riconoscergli dei meriti storici – consiste nell’aver sdoganato la destra in Italia; ossia non soltanto nell’aver reso potabile il MSI, ma nell’aver dato dignità a un pensiero reazionario sempre forzatamente nascosto e come tale espresso sovente in maniera disordinata, disorganizzata e disutile. Il paga no! con cui
Perché della miriade di partitini post- e parademocristiani che si sono avvicendati a seguito del big bang iniziato già con le elezioni del 1992 che videro
Come volevasi dimostrare, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord e Unione dei Democratici Cristiani corrispondono alle quattro anime, diverse ma coerenti, di un futuribile grande partito liberale, conservatore, federalista e cattolico; e per questo (corollario) imbarcare Mastella, Dini, Nucara, Rotondi, Fatuzzo, Tizio, Caio, Sempronio, Questo, Quello, due coccodrilli e un orangutango non è strettamente necessario. Invece – visto che stavolta siamo tutti d’accordo che il candidato premier è Berlusconi, e che non c’è bisogno di doppie, triple e mezze punte - a fronte del Partito Democratico che corre da solo (ma ’ndo’ va?) sarebbe auspicabile, ragionevole e pure un po’ romantico che i quattro partiti si presentassero alle elezioni proporzionali con il simbolo comune grazie al quale avevano vinto le ultime elezioni maggioritarie: La Casa della Libertà – Berlusconi presidente.
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