Passato il singhiozzo, ho potuto radermi e fare qualche considerazione onesta riguardo al turno di Champions. Da quando è iniziato il nuovo anno, la pochezza del Real è preoccupante.
Ieri c’è stato fra l’altro un tragico fraintendimento che mi ha impedito di guardare la partita in diretta: mi sono imprudentemente allontanato dall’abbonamento a Sky grazie al quale santifico le feste, sicuro che Rai1 trasmettesse la partita dal Bernabeu. Con estrema sorpresa, mi sono ritrovato a vedere Pretty Woman, onta e beffa tanto più che detesto Julia Roberts e la sua bocca ranesca. Compulsando più accuratamente i quotidiani, mi sono accorto che
Non l’ho vista ma, in compenso, ho sentito l’eroico finale alla radio mentre venivo accompagnato alla stazione di Rogoredo. Coincidenza significativa: quando Vucinic ha segnato l’1-2, avevo un minuto e venti secondi per raggiungere Rogoredo e saltare sul treno delle 22:38, ossia possibilmente quello per Pavia. Idem, quando Vucinic ha segnato l’1-2, il Real Madrid aveva un minuto e venti secondi per fare tre goal e vincere 4-2: ma non ci sarebbe riuscito nemmeno Di Stefano, credo, nemmeno con tre palloni contemporaneamente.
Poiché immagino che i malintenzionati interisti staranno pensando che io tergiversi, parlo del Milan – anche se non ho moltissimo da dire: come avevo scritto qualche settimana fa su queste stesse pagine virtuali, (mi permetto l’autocitazione) “il Milan, fra una cosa e l’altra, può permettersi di perdere” poiché “la legge dei grandi numeri previene dal vincere
Il Siviglia, martedì, ha giocato la partita più emozionante del torneo a tutt’oggi. Si è trovato in largo vantaggio grazie alla preoccupante tendenza di Volkan, il portiere turco, a scansarsi ogni volta che un tiro lo riguardasse. A quel punto, il Siviglia ha creduto di aver completato la rimonta, e s’è dimenticata che i Turchi per definizione sono duri a morire. Maiuscola partita di Diego Lugano, che vestirei di rossonero già domani se rientrasse nelle mie facoltà. Deivid ha fatto il resto, non contento di aver già segnato contro l’Inter, e prima ancora dei rigori il calciomane intuiva che per il Siviglia non c’era più speranza: cambiata l’inerzia della partita, spenta la propulsione andalusa, esaurita con ogni probabilità la dose di fortuna che aveva consentito a una squadra buona ma non eccelsa di vincere cinque trofei in un paio d’anni, manco fosse il Milan dei tempi d’oro. Oltre che per il risultato, Fenerbahçe-Siviglia è stata la partita più emozionante dal versante dell’onomastica, rinfoltita com’era di nomi barocchi e fantasmagorici: da un lato Jesus Navas, Diego Capel, Ivica Dragutinovic – senza contare Duda che all’anagrafe risulta Sergio Paulo Barbosa Valente; dall’altro nientepopodimeno che Edu Dracena, Mehmet Aurelio, Can Arat, Alì Bilgin, Semih Senturk, Volkan Babacan, Claudio Andres Maldonado Rivera nonché, omaggio per i napoletani che rideranno cinque minuti di fila, Kazim Kazim, con gli accenti sulle i. Infine una notazione curiosa. Se andate sul sito del Siviglia, la prima cosa che vedrete è la pubblicità alle processioni della Settimana Santa. Urge adeguarsi.
Quanto al resto, potete controllare: alla fine dell’andata ho azzeccato in scioltezza le previsioni riguardo alle partite di martedì (qualificate Arsenal, Barcellona, Fenerbahçe e Manchester Utd), sbagliando miseramente quelle del mercoledì (Roma e non Real, Schalke e non Porto – ho previsto solo il Chelsea sull’Olympiacos, bella forza). Sperando di non aver sbagliato il pronostico rosso contro l’Inter, teniamoci visti.
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