lunedì 10 novembre 2008

Cuore non duole

(Gurrado per Quasi Rete)

La luna spalancata.

Cavallo di quiete nubi,
e l’arena grigia del sonno
con salici sullo steccato.
Non voglio vederlo!
(Federico Garcia Lorca)

Mi sono reso definitivamente conto che per guardare le partite su Sky, anzi per capire le telecronache di Sky, c'è bisogno di un traduttore ovvero di un intermediario culturale. Questo rientra nel discorso sull'autogol di Denis di domenica scorsa assegnato proditoriamente a Ronaldinho sulla Gazzetta di lunedì. Su Sky, com'è noto, a ogni goal Fabio Caressa urla il nome di battesimo del marcatore (anche nel caso in cui il marcatore non sia battezzato) e poi ne scandisce il cognome accompagnandone l'esultanza - ad esempio, ponendo che a sorpresa segni io, Caressa irrefrenabile proclamerebbe: "Antoniooooooooooooooo Gur-ra-do!". D'altronde è un po' la sua firma, la panza di Hitchcock che si staglia qua e là nella pellicola; e come lui è in diritto di farlo, io sono in diritto di tifare perché ogni partita commentata da Caressa finisca miseramente 0-0 (e lui sia costretto a sfogarsi tornandosene a casa e compiacendosi del proprio vittorioso ingresso in camera da letto: "Fabiooooooooooo Ca-res-sa!").

(Sottoparentesi: ce n'è un altro, sempre su Sky, che a ogni goal indipendentemente dall'autore ruggisce baritonalmente: "Rete! Rete! Rete!", sempre tre volte e sempre più roco. Io di solito le partite le guardo in compagnia quindi va a finire che qualcuno di cui non voglio ricordare il nome lo sente berciare così e commenta: "Oh, sai che sembra la mia ragazza a letto?". Non ho indagato oltre, né su di lui né su di lei.)

Fatti salvi questi gargarismi, per capire una partita guardandola su Sky c'è bisogno dell'intermediario culturale in quanto - notoriamente e senza far torto a nessuno - i cronisti di Sky non commentano il calcio bensì un prodotto televisivo (di alto livello peraltro) che essi stessi hanno il dovere di pubblicizzare, per creare una sorta di circolo vizioso o larvata dipendenza nell'utente. Avete presente la presentazione epica di ogni partita, foss'anche Frosinone-Avellino? La panoramica sullo stadio, l'incipit concettoso (memorabile Italia-Usa agli ultimi Mondiali: "Abbiamo guardato i loro film, abbiamo mangiato i loro panini..."), gli stemmi delle squadre presentati invariabilmente in 3-D e fiondati nello schermo da razzi metafisici che mi riportano direttamente alla mia infanzia con Mazinga? Poi magari piove per due ore, il campo è una risaia, i giocatori strisciano nel fango, non si segna nemmeno se uno piglia e corre con palla in mano, e i tre tifosi sugli spalti o si addormentano o vanno a guardare la mostra sull'art-déco.

In tal caso, i cronisti di Sky (legittimamente, giustificabilmente, doverosamente) parlano di partita maschia, come-quelle-di-una-volta; oppure scomodano Giove Pluvio, spacciandolo magari spacciandolo per dio greco, ovvero si inerpicano su battute da avanspettacolo incentrate su ombrelli chiusi e aperti (che non riferirò, mi limito ad immaginarle). Ecco, loro sono così (necessariamente, caratteristicamente, rutilantemente): se in campo lo spettacolo langue, si armano e lo forniscono loro.

Ne consegue che l'intermediario culturale è necessario a spiegare che nei microfoni di Sky urlare l'overstatement è norma e regola. Se succede qualcosa di ragionevole, bisogna renderlo imprevedibile. Lecce-Milan di ieri sera: Borriello si fa rimbalzare sul naso una palla sciaguratamente alzata a campanile? Caressa & Bergomi si danno da fare a dire che non l'ha vista, che non poteva vederla che era troppo difficile, che era una situazione irrisolvibile e non si poteva fare di meglio. Kakà solo davanti al portiere mira esattamente l'unico punto attraverso il quale non sarebbe riuscito a segnare? Non è un errore umano (come si dice di qualsiasi altro incidente più grave) ma è una cosa incredibile, imponderabile, sesquipedale. Oppure Abbiati, come ogni comune mortale, fa ciò per cui lo pagano - ovvero allungare una manona ed evitare che l'avversario segni? La parata è straordinaria, prodigiosa, spet-ta-co-la-re!

A questo punto l'intermediario culturale, se non s'è già suicidato, potrebbe avanzare una proposta. Avendo notato che, quando un calciatore rinomato fa una mezza porcheria, la tendenza del cronista di Sky è di minimizzare ricorrendo repente all'understatement, si potrebbe suggerire che al contrario un ricorso più costante all'overstatement possa essere più consono alla linea dell'azienda. A me sta benissimo sentire una cronaca in cui, poniamo, Pato entra e si ritrova sui piedi un pallone regalato dalla difesa con il cronista che urla impazzito "Pato, che impatto sulla partita!"; vabbe': ma sarebbe anche gradevole vedere evidenziati nella stessa guisa squassante non solo le punte ma anche gli iceberg, non solo il bene ma anche il male.

Inzaghi cade in area senza che nessuno lo sfiori? Non voglio sentir più parlare della "classica furbizia di SuperPippo", voglio sentire invece: "Sarà stato tramortito dall'alito di Portanova!" Ronaldinho prepara una punizione per venti minuti e poi la manda in fallo laterale? Non più: "Eh sì, la palla non ha preso bene il giro" ma "Ronaldinho, che tiro del cazzo!". Il guardalinee non segnala il fuorigioco di mezza squadra attaccante? Non più: "Chissà, forse era coperto dal terzino" ma "Evidentemente la bandierina non è l'unica cosa che non gli si alza". E così via, lo spettacolo sarebbe garantito prima e dopo il fischio di chiusura e finalmente nessuno penserebbe più al calcio.

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