venerdì 12 dicembre 2008

Letterine letterarie (13)

Caro Gurrado,
per il compleanno un caro augurio e una domanda: che ne pensi dei Promessi Sposi?
Flavio

Tutto il bene possibile, direi - fermo restando che li ho letti solo tre volte. Giuro che non voglio essere snob e vantarmi di averli letti non una non due ma ben tre volte, giuro che intendo significare che i Promessi Sposi andrebbero letti ben più spesso. La prima volta è stata durante l'estate fra quarta e quinta ginnasio: avevo tredici anni, credo (ormai sono così tanti che faccio fatica a contarli), e la faccenda risultò un po' indigesta. In compenso servì particolarmente a facilitare la seconda lettura, durante la quinta ginnasio, secondo il regolare programma di studi di quel tempo (non so se si leggano ancora, qualcuno sa qualcosa?). Ovviamente la lettura commentata in classe non era integrale, ma la integravo io leggendo a casa per mio conto i capitoli che restavano scoperti: così che molti miei amici si sono annoiati a leggere delle pagine a casaccio senz'alcun nesso logico fra di loro se non una certa omonimia dei personaggi (idem per la Divina Commedia, nei tre anni successivi); mentre io almeno ho potuto gradire un romanzo integrale, ossia non solo una storia che si dipanava ma soprattutto la fitta rete di coerenti riferimenti intratestuali che alla fin fine costituisce il romanzo vero e proprio (altrimenti si tratta di parole ammucchiate). La terza volta, per ora definitiva, è stata durante l'università, quando si può iniziare a capire quello che un liceale di solito non capisce; e ancora una volta non mi riferisco alla trama (che, per chi non lo sapesse, consta di un Renzo e una Lucia che dopo varie peripezie si sposano) ma alla tecnica narrativa e soprattutto alla Storia sulla quale questa tecnica è montata e che le fa da sfondo. Qualche anno fa ero arrivato all'eccesso di tentare di strangolare una signorina di Casale la quale non sapeva le date dell'assedio - ma come, dico io, hai un romanzaccione che parla di casa tua e non stai attenta a cosa c'è scritto? Ma era qualche anno fa, appunto, e forse è tempo di programmare per il minaccioso 2009 che mi attende la rilettura dei Promessi Sposi, quarta e ancora non sufficiente.

Antonio,
per quel po' che ti conosco, mi sa che sei come l'odontoiatra di Mourinho.
Gino

Per quanto possano apparire difformi nella forma e nel contenuto, questa letterina e quella di sopra affrontano lo stesso argomento da due punti di vista diversi anzi opposti. I Promessi Sposi sono notoriamente il romanzo assoluto, quello in cui viene fatto il maggiore sforzo da parte dell'autore (Alessandro, per chi non lo sapesse, Manzoni) di uscire dalla propria persona, dal proprio tempo, insomma dalla propria scrivania per descrivere un mondo (non tanto geografico quanto sentimentale) a lui del tutto estraneo - e ciò nondimeno, se uno lo legge la quarta o quinta o seicentesima volta, il gran romanzo del Manzoni gratta gratta ci parla di lui. Ogni testo è un boomerang, parte dall'autore e all'autore ritorna, talvolta coinvolgendo un numero più o meno ragionevole di lettori (nel caso di Manzoni, venticinque; nel caso di Guareschi, ventitré; nel mio caso, mia madre che mi corregge i refusi via mail). Idem Mourinho: uno prende il libro pubblicato da Cairo, lo legge, spiegazza le orecchie alle pagine che contengono affermazioni notevoli, ragionevoli, sottoscrivibili, accende il portatile, apre Microsoft Word, si mette a scrivere la recensione, inizia con delle considerazioni late riguardanti le dichiarazioni degli allenatori, prosegue con il suo personale parere riguardante lo specifico Mourinho e, quando arriva al succo in cui deve trarre da una nuda raccolta di dichiarazioni i quattro cardini della filosofia che sottostà (e che soprattutto sostiene, essendo Mourinho una persona intelligente e coerente) a tali dichiarazioni, quando tira le somme e scopre che i quattro pilastri del murignismo sono l'antiegualitarismo, la cultura del lavoro, l'attenzione alla sistematicità teorica e la concentrazione sul risultato quale unico criterio di giudizio - be', arrivato a quel punto uno si sente un po' speciale pure lui. José Mourinho c'est moi.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.