Domanda facile facile: perché, dei vari libri di Camillo Langone, la Guida alle Messe è stato l’unico a venire ristampato? Risposta complicata perché le ragioni sono molteplici e interconnesse. Cerco di addentrarmi.
Innanzitutto non credo che sia esclusivo merito del cambio di editore, ossia del passaggio da Marsilio a Mondadori. A Segrate Langone aveva pubblicato qualche anno fa Maccheronica, che raccoglieva le sue recensioni ai ristoranti patri, e la ristampa non era arrivata. Né credo che ciò sia dovuto a quella che può essere sintetizzata nella superficiale notazione: “Tanto in Italia a Messa vanno tutti”: in Italia a Messa vanno in pochi, o comunque meno di quanti dovrebbero, e questa stessa Guida non si spaventa di mazzolare per bene buona parte di costoro. Infine mi sento di escludere recisamente che sia stata scambiata da stuoli di beghine per un allegato di Famiglia Cristiana o una strenna dei padri barnabiti. Le ragioni vanno cercate altrove.
In realtà Langone si allenava da tempo a questo sforzo. Primo critico liturgico d’Italia, la sua rubrica di recensioni sul Foglio era stata inaugurata alla fine del 2005 – ricordo perfino il giorno preciso perché era il mio compleanno, ma presumo che non v’interessi più di tanto. La Guidaha venduto innanzitutto perché non c’era sul mercato un libro simile o in qualche modo assimilabile (sul dorsetto bolognese del Corriere della Sera ho notato che è recentemente apparsa una rubrica sulle omelie domenicali ma m’è sembrata piuttosto melliflua e intrinsecamente relativista). Se inoltre ci sforziamo di considerare esclusivamente la sua produzione in volume, è facile accorgersi che la Guida sintetizza felicemente le due direzioni difficilmente conciliabili intraprese nelle sue due ultime uscite per i tipi di Marsilio. Il collezionista di città si era avventurato da Parma a Potenza in quello che lo stesso Langone definiva “il viaggio in Italia di un erotomane ratzingeriano”. La vera religione spiegata alle ragazze, come usano dire le tristi pubblicità delle tv inglesi, “does exactly what it says on the tin”, faceva esattamente ciò che c’era scritto sulla confezione ovvero copertina: spiegare il Cattolicesimo a dodici signorine diversamente refrattarie ad altrettanti aspetti della corretta spiritualità. Da un lato una curiosità indomita; dall’altro invece vis polemica, saldezza di principii (non di rado in contraddizione coi luoghi comuni di ampi settori culturali) e inesauribile sete di portare dalla parte giusta chi se non altro fa mostre di meritarselo. La Guida unisce dunque questi diversi aspetti. Ne consegue – secondo motivo per cui ha venduto – che può essere letta in vari maniere e quindi da differenti tipologie di lettori. Quello esplorativo, che vuol sapere come si dice Messa nelle città dove progetta di trasferirsi o da dove sa che non passerà giammai. Quello comparativo (magari sacerdote egli stesso) che vuol sentirsi dire che la Messa della sua parrocchia è migliore di quella altrui o che più spesso teme di essere stato scoperto a celebrare una Messa imbarazzante. Quello restauratore, che spera di trovare residui liturgici in cui la Messa venga ancora celebrata come si dovrebbe anche se il celebrante non è il Papa. Quello iconoclasta, che sotto sotto se la ride quando sente parlare di chiese con l’orologio appeso al muro o di sacerdoti che a fine celebrazione esclamano: “E adesso, un bell’applauso alla Madonna!”. Quello sociopolitico, che fa il conto di quanti sacerdoti dichiarino che le radici cristiane d’Europa non esistono, e quello teologico, che rabbrividisce leggendo di preti che esprimono un cauto scetticismo di fronte a ogni tipo di miracolo, ivi compresa la transustanziazione che avviene sotto le loro stesse zampe.
Per non dire che nella molteplice selva delle Messe italiane Langone ha rinnovato uno dei grandi archetipi narrativi, la quête. È andato alla ricerca di una Messa semplice, sulla base di principii estremamente chiari e, presumo, ragionevoli anche per chi non è cattolico. Ogni chiesa dev’essere illuminata da candele vere e non lumini che saltano appena va via la corrente. Le acquasantiere sono fatte per metterci l’acqua santa. Le panche sono meglio delle sedie perché hanno gli inginocchiatoi; gli inginocchiatoi servono a inginocchiarsi al momento dell’elevazione, quindi è bene utilizzarli; se non ci si inginocchia al momento dell’elevazione si dichiara coi gesti di non credere alla transustanziazione e quindi non si capisce bene perché si sia andati a Messa. Bisogna entrare in chiesa prima che la Messa inizi ed evitare di schiopparne fuori a cinque minuti dalla fine come se il celebrante, invece di benedire, stesse minacciando di sparare ad alzo zero. Prima di fare la comunione è il caso di confessarsi. Le conversazioni al telefonino durante l’omelia e le gare di atletica leggera fra bambini senza guinzaglio nelle navate laterali sono vivamente sconsigliate. Un organo è meglio di dieci tamburelli. La predica è fatta per dire cose sensate, le preghiere collettive per essere recitate collettivamente e i canti per essere cantati. Il prete che dopo la benedizione conclude con “buona domenica” o “buona serata” non crede tanto nella potenza di Cristo quanto in quella di Maurizio Costanzo. La tragedia è che tutti questi esempi di abiezione liturgica sono tratti dalla realtà.
Langone è uno solo quindi non può aver assistito a più di duecento Messe diverse. Si è limitato ad alcune e la sua bravura è stata anche quella di circondarsi di collaboratori volontari (circa cento fra i quali me medesimo, quindi questa recensione è orgogliosamente di parte) i quali gli hanno fornito delle schede di valutazione nelle quali si limitavano a fornire dati concreti: durata della messa, numero di fedeli presenti, citazioni dall’omelia, etc. Dopo di che Langone ha agito come agivano i grandi scrittori di viaggio dei secoli d’oro: ha paragonato il tutto a ciò che conosce e auspica e l’ha descritto fedelmente e giudicato nel dettaglio senza schiodarsi da casa sua. La vivacità con cui è raccontata ogni Messa testimonia che la Guida non è solo un baedeker da consultare ma anche un testo letterario che va letto da cima a fondo: ulteriore ragione per cui ha venduto. D’altra parte a tenere un diario sono buoni tutti, il vero scrittore sa trovare le parole giuste per ciò che gli altri hanno visto o potranno vedere: aiuta a discernere ciò che non a tutti è chiaro.
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