Il problema degli Inglesi è che vogliono strafare. I pullman, ad esempio. Uno si accontenterebbe che fossero funzionanti ma loro no, li vogliono anche emozionanti. Faccio un esempio.
Io abito di fronte a una fermata, solo che fra le mie finestre ed essa c'è un folto boschetto ragion per cui anche se facessi la piccola vedetta lombarda dalla finestra del cesso non riuscirei mai a vedere quando un pullman s'avvicina. (Parentesi filologica: e io avrei ben ragione di fare qui la piccola vedetta lombarda, nonostante di lombardo in vita mia ci siano solo sette anni fra le risaie, in quanto i lombardi sono gli Italiani per definizione medievale, ossia i Longobardi; infatti a Londra la celebre Lombard Street va tradotta non come Via dei Lombardi ma Via dei Longobardi, ossia Via degli Italiani: un po' di orgoglio patrio per favore). Di conseguenza ogni volta che devo andare al centro di Oxford, tutti i giorni purtroppo, sono costretto a fare la lotteria e scoprire di volta in volta quanto manca al primo pullman sulla lavagna luminosa appesa alla fermata.
Io cerco ovviamente di avere orari regolari. Anche i pullman tentano di avere orari regolari, ma non sempre coincidono. La regola è che ne passa uno ogni dodici minuti al massimo. Infatti stamattina sono arrivato quando la lavagna luminosa segnalava che al prossimo 15 mancavano diciotto minuti (in realtà era appena passato l'U5 il quale rispetto al 15 gode di due differenze decisive: è blu invece che rosso e invece di andare dalla periferia al centro fa il giro in tondo dalla periferia alla periferia restando sempre nella periferia; è un pullman estremamente utile a restare esattamente dove si è e va preso esclusivamente se non si ha bisogno di andare da nessuna parte).
Nei diciotto minuti di attesa sono passati quattro 15 nel senso opposto, di quelli che conducono i giustificabili fuggitivi dal centro di Oxford verso periferie sempre più lontane. Due sono addirittura passati insieme, forse portavano una comitiva di deportati. Del mio 15 invece nessuna notizia se non la lavagna luminosa che via via diminuiva l'ammontare dei minuti di attesa: sedici, tredici, otto, quattro, quattro, quattro.
Dovete sapere che a quattro minuti da casa mia dev'esserci un posto di blocco, devono esserci le sabbie mobili, dev'esserci un cancello spaziotemporale: fatto sta che quando mancano quattro minuti per l'arrivo del 15 il 15 evidentemente si ferma in attesa di farsi raggiungere dai pullman successivi.
La corsa impazza e la lavagna luminosa ne riporta la cronaca. Il 15 successivo, che doveva arrivare dodici minuti dopo il 15 fermo non si sa perché, da essere atteso un quarto d'ora dopo inizia a rosicchiare minuti e si avvicina: ne mancano tredici, ne mancano undici, ne mancano sei. Il secondo 15 va così veloce, mentre il primo 15 è ancora atteso fra quattro minuti, da avvicinarsi pericolosamente all'U5 che aveva iniziato il suo giro della morte periferica con sei minuti di vantaggio (sette di distacco dal primo quindici). L'autista del secondo 15 dev'essere un tipo gagliardo, nel giro di pochissimo tempo la lavagna luminosa informa che il suo pullman rosso è a due, no, a un solo minuto di distanza da quello blu. Lo affianca! Entrambi viaggiano adesso sullo stesso ritardo, tre minuti dal primo quindici, il quale resta atteso fra quattro minuti. Si accettano scommesse. Me li immagino uno di fianco all'altro intenti a prendersi a sportellate nel breve tratto coincidente dei loro itinerari - rettilineo il rosso, circolare il blu. I passeggeri si staranno facendo le boccacce. I controllori si staranno lanciando monetine. Quand'ecco la lavagna luminosa dà il suo verdetto inappellabile: nella lista dei pullman attesi il secondo 15 ha superato l'U5, ora gli manca un minuto contro i due dell'altro. Curiosamente resiste in testa il primo 15, pur sempre atteso fra quattro minuti. Il secondo 15 è sulla linea del traguardo, riesco a vederlo dalla mia fermata, allungo il braccio sinistro nel classico gesto dell'Inglese che chiede di salire - ma è vuoto. Riporta la scritta "fuori servizio". L'autista mi fa segno che il 15 successivo segue a ruota, essendo atteso fra quattro minuti.
Intanto alla fermata di fronte un giovanotto malmesso seduto su un bidone dell'immondizia ha lasciato passare indifferente i quattro 15 in senso opposto. Forse aspetta che qualcuno lo butti via.
Io abito di fronte a una fermata, solo che fra le mie finestre ed essa c'è un folto boschetto ragion per cui anche se facessi la piccola vedetta lombarda dalla finestra del cesso non riuscirei mai a vedere quando un pullman s'avvicina. (Parentesi filologica: e io avrei ben ragione di fare qui la piccola vedetta lombarda, nonostante di lombardo in vita mia ci siano solo sette anni fra le risaie, in quanto i lombardi sono gli Italiani per definizione medievale, ossia i Longobardi; infatti a Londra la celebre Lombard Street va tradotta non come Via dei Lombardi ma Via dei Longobardi, ossia Via degli Italiani: un po' di orgoglio patrio per favore). Di conseguenza ogni volta che devo andare al centro di Oxford, tutti i giorni purtroppo, sono costretto a fare la lotteria e scoprire di volta in volta quanto manca al primo pullman sulla lavagna luminosa appesa alla fermata.
Io cerco ovviamente di avere orari regolari. Anche i pullman tentano di avere orari regolari, ma non sempre coincidono. La regola è che ne passa uno ogni dodici minuti al massimo. Infatti stamattina sono arrivato quando la lavagna luminosa segnalava che al prossimo 15 mancavano diciotto minuti (in realtà era appena passato l'U5 il quale rispetto al 15 gode di due differenze decisive: è blu invece che rosso e invece di andare dalla periferia al centro fa il giro in tondo dalla periferia alla periferia restando sempre nella periferia; è un pullman estremamente utile a restare esattamente dove si è e va preso esclusivamente se non si ha bisogno di andare da nessuna parte).
Nei diciotto minuti di attesa sono passati quattro 15 nel senso opposto, di quelli che conducono i giustificabili fuggitivi dal centro di Oxford verso periferie sempre più lontane. Due sono addirittura passati insieme, forse portavano una comitiva di deportati. Del mio 15 invece nessuna notizia se non la lavagna luminosa che via via diminuiva l'ammontare dei minuti di attesa: sedici, tredici, otto, quattro, quattro, quattro.
Dovete sapere che a quattro minuti da casa mia dev'esserci un posto di blocco, devono esserci le sabbie mobili, dev'esserci un cancello spaziotemporale: fatto sta che quando mancano quattro minuti per l'arrivo del 15 il 15 evidentemente si ferma in attesa di farsi raggiungere dai pullman successivi.
La corsa impazza e la lavagna luminosa ne riporta la cronaca. Il 15 successivo, che doveva arrivare dodici minuti dopo il 15 fermo non si sa perché, da essere atteso un quarto d'ora dopo inizia a rosicchiare minuti e si avvicina: ne mancano tredici, ne mancano undici, ne mancano sei. Il secondo 15 va così veloce, mentre il primo 15 è ancora atteso fra quattro minuti, da avvicinarsi pericolosamente all'U5 che aveva iniziato il suo giro della morte periferica con sei minuti di vantaggio (sette di distacco dal primo quindici). L'autista del secondo 15 dev'essere un tipo gagliardo, nel giro di pochissimo tempo la lavagna luminosa informa che il suo pullman rosso è a due, no, a un solo minuto di distanza da quello blu. Lo affianca! Entrambi viaggiano adesso sullo stesso ritardo, tre minuti dal primo quindici, il quale resta atteso fra quattro minuti. Si accettano scommesse. Me li immagino uno di fianco all'altro intenti a prendersi a sportellate nel breve tratto coincidente dei loro itinerari - rettilineo il rosso, circolare il blu. I passeggeri si staranno facendo le boccacce. I controllori si staranno lanciando monetine. Quand'ecco la lavagna luminosa dà il suo verdetto inappellabile: nella lista dei pullman attesi il secondo 15 ha superato l'U5, ora gli manca un minuto contro i due dell'altro. Curiosamente resiste in testa il primo 15, pur sempre atteso fra quattro minuti. Il secondo 15 è sulla linea del traguardo, riesco a vederlo dalla mia fermata, allungo il braccio sinistro nel classico gesto dell'Inglese che chiede di salire - ma è vuoto. Riporta la scritta "fuori servizio". L'autista mi fa segno che il 15 successivo segue a ruota, essendo atteso fra quattro minuti.
Intanto alla fermata di fronte un giovanotto malmesso seduto su un bidone dell'immondizia ha lasciato passare indifferente i quattro 15 in senso opposto. Forse aspetta che qualcuno lo butti via.
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