E già, evidentemente se uno che si chiama Nidal Malik Hasan sventola una mitragliata a una trentina di soldati americani urlando che Allah è grande l'Islam non c'entra nulla e bisogna piuttosto interrogarsi sulle turbe psichiche del singolo individuo scavando nel suo passato, magari nei rapporti con la mamma. Sono sicuro che, scavando scavando, si scoprirà che non ha mai letto questa conciliante pagina delle memorie di Usama ibn Mundiqh, il libro Cuore islamico del XII secolo: "Iddio (sia glorificato) ci diede la vittoria sul nemico. Tornai a casa per cercare certe armi, e trovai soltanto i foderi delle spade e i sacchetti di cuoio dei farsetti. Dissi: -Mamma, dove sono le armi? -Figlio mio, le ho date a chi se ne può servire per combattere: non credevo che tu l'avessi scampata. -E mia sorella, che sta facendo qui? -Figlio mio, l'ho messa sul balcone e stavo alle sue spalle. Appena avessi veduto arrivare gli eretici, l'avrei afferrata e scaraventata nella valle: vederla morta, ma non vederla prigioniera in mezzo ai contadini e ai rapitori!- La ringraziai di questo, e anche mia sorella la ringraziò, invocando su di lei tanto bene." Ringraziamo anche noi Nidal Malik Hasan poiché la strage di Fort Hood, come ha detto Barack Hussein Obama, ha mostrato il meglio dell'America.
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