Non l'ho seguito molto ma ritengo che il Festival di Sanremo dovesse vincerlo Emanuele Dotto; è la voce che associo istintivamente all'edizione di quest'anno. Per un disguido organizzativo, le cinque serate del Festival 2010 sono andate in onda contemporaneamente ad altrettante partite; mentre Rai-tv se l'è sfangata anni fa mollando a Sky i diritti di qualsiasi cosa si muova intorno a una palla che rotola, RadioRai si è trovata di fronte a questo dilemma: i diritti del Festival li ha Radio1; i diritti della Champions League, dell'Europa League, della Serie A e della Serie B li ha Radio1; gli orari coincidono; ergo, facciamo coincidere anche le trasmissioni.
Così è nata Canzoni e Campioni, maratona serale coordinata da Emanuele Dotto con la partecipazione straordinaria, fra gli altri, di Jo Squillo. Ora, trasmettere il Festival alla radio è più complicato di quel che sembri. Uno pensa che Sanremo abbia a che fare soprattutto con le canzoni e, di conseguenza, col senso dell'udito; invece da un paio di decenni il baraccone è diventato anzitutto evento televisivo che coinvolge soprattutto il senso della vista. In condizioni normali la radio sarebbe avvantaggiata nella trasmissione della gara canora, in quanto consentirebbe di isolare il valore delle canzoni dallo sfondo un po' pacchiano. Nelle condizioni attuali invece ascoltando il Festival alla radio ci si rende conto che le canzoni sono il supporto o anzi il pretesto per il vestito rosso e l'altalena di Antonella Clerici, dettagli ai quali si riesce a dedicare attenzione solo se si parte dal presupposto che per le cinque serate null'altro esista al di fuori del Festival. Non a caso la controprogrammazione delle altre reti Rai è storicamente morbida, acconsentendo implicitamente all'idea che quando c'è Sanremo Rai2 e Rai3 non vengono oscurate solo per decenza della prassi; ragion per cui la radiocronaca del Festival non riguarda i cantanti che si avvicendano sul palco del teatro Ariston ma ciò che i telespettatori stanno guardando da casa propria.
A questo punto diventano necessari lo sguardo sulle partite di calcio e un Emanuele Dotto che intervenga per segnalare che mentre cantava Irene Grandi ha segnato Ronaldinho, o risponda a Enrico Ruggeri che indaga sul risultato della Fiorentina al quarantacinquesimo, spieghi il valore dei goal in trasferta della Roma contro il Panathinaikos nell'ambito del regolamento sul ripescaggio dei cantanti eliminati nel corso della prima serata, tappezzi la gara delle nuove proposte con aggiornamenti su Brescia-Ascoli e rammenti che la finale del sabato non è la fine del mondo se paragonata all'anticipo serale dell'ennesima giornata di Serie A. Io lo ascoltavo e mi figuravo Emanuele Dotto, isolato nel suo studiolo, che con sapidissima crudeltà destrutturava la televisività e l'egocentrismo del Festival di Sanremo vendicandosi del tradimento di Antonella Clerici, un tempo giornalistsa sportiva di fianco a Gianfranco De Laurentiis in Dribbling. Ecco, se il mondo fosse stato giusto il Festival di quest'anno avrebbe dovuto venire condotto da De Laurentiis, che avrebbe saputo bucare lo schermo rivelando sommessamente che durante l'esibizione dei Nomadi il Manchester United si era portato in vantaggio sul campo del Milan.
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