mercoledì 13 ottobre 2010
Se Parigi avesse l'underground sarebbe una piccola Londra. Come tale sarebbe ingestibile: quest'anno ci sono andato tre volte da Oxford e due volte su tre all'andata ho trovato lo sciopero della metropolitana, non in Francia dove sarebbe stato verosimile ma a Londra dove credevo non scioperasse più nessuno dal 1848, ragion per cui ho in entrambi i casi rischiato di perdere l'eurostar delle 9:30 pur essendo arrivato in città già da due ore, presentandomi al check-in sudato e laido come un cencio dopo aver aspettato invano che passasse l'autobus indicato dagli immani dementi piazzati dal comune a dare informazioni a ogni isolato (sono talmente tanti che uno si chiede: non valeva la pena di usarli come guidatori temporanei di metropolitana? magari saremmo morti, ma almeno saremmo morti puntuali), combattendo con una muraglia di giapponesi inutili per definizione e ulteriormente dannosi nella circostanza, rincorrendo valigia in resta tassisti mussulmani che o non mi vedevano o fingevano di non vedermi, subendo angherie da indigeni increduli di poter finalmente scavalcare una fila - a riprova che l'Inghilterra non è nazione civile e che se ha colonizzato un posto come l'India vuol dire che se lo meritava. Senza contare che, al viaggio di ritorno, due volte su tre ho trovato la metropolitana interrotta per lavori riguardo ai quali si specificava che erano mirati a rendere il servizio più funzionale in futuro: al che mi sono chiesto, ma quando cacchio saranno funzionali se l'underground di Londra non prevede lavori in corso solamente quando c'è sciopero? Parigi invece ha la métropolitain dai vezzosi cartelli liberty che introducono agli scalini interrati: di fronte al Louvre una coppia di turiste l'altro giorno mi ha fermato per chiedermi - be', non hanno propriamente chiesto, si sono limitate a indicarmi scandendo in tono impercettibilmente interrogativo: "La métropolitain... à gauche". Forse volevano implicitamente, inconsapevolmente riferirsi alla matrice politica della grève generale a oltranza iniziata ieri come da tradizione, ma che di sicuro non renderà Parigi meno civile di quanto sia perché la civiltà non è questione di mezzi di trasporto bensì di eleganza anzi di decenza. Ho risposto loro tacendo, indicando appunto l'enorme scritta "métropolitain" alle loro spalle. Poi ho chiesto: "Etes-vous italiennes?", nel mio miglior francese senza accenti circonflessi. "Sì... italiane..." ha ammesso una di loro. "Si vede", ho replicato e me ne sono andato a piedi visto che a Parigi si può camminare e a Londra invece no.
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