giovedì 27 gennaio 2011

Pare che allunghi la vita, quindi penso di poterlo raccontare: stanotte ho sognato che Berlusconi moriva. Moriva male, peraltro: di notte da solo ad Arcore davanti alla tv, stando a quanto emergeva, dopo avere chiamato una rete di sinistra tentando invano di intervenire durante una trasmissione d’inchiesta a lui avversa. Io, pure nel sogno, ero in Inghilterra e apprendevo la notizia dal sito del Corriere, che si limitava a una gigantografia di un Berlusconi insolitamente mesto, con la mano posata sugli occhi, e i caratteri cubitali “È morto”. Allora mi precipitavo al mio college dove (solo nel sogno però) arrivava qualche giornale italiano ma potevo recuperare soltanto una copia de La Stampa, presumo scelta freudianamente non tanto a significare il quotidiano in sé ma la stampa in generale. Prima pagina: foto di Berlusconi quasi giovane che saluta i militanti durante la prima convention di Forza Italia e, in caratteri ancora più cubitali, “È morto Berlusconi”. Apro le pagine interne per scoprire ulteriori dettagli ma trovo soltanto una lista di interventi dei lettori, tutti anonimi, tutti esultanti, tutti velenosi e di pessimo gusto; in tutto il giornale non c’è altro e più leggo e più mi fanno schifo. Appena sveglio, da questo sogno di cui ricordo ogni dettaglio ho tratto tre conseguenze. La prima: che la scomparsa o dipartita o assenza di Berlusconi non renderebbe l’Italia migliore affatto, anzi. La seconda: che da Giulio Cesare in poi gli italiani sono buoni solo a fare gli eroi coi dittatori morti. La terza: che se e quando Berlusconi non sarà più Berlusconi, si scoprirà che non l’aveva mai votato nessuno.

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