lunedì 4 aprile 2011

Signore e signori, la crisi di nervi: che m'è venuta, nello specifico, quando da un momento all'altro il portatile ha smesso di funzionare come si deve per via di un virus infingardo che fingeva di essere un antivirus. Poi mi sono calmato e ho tratto alcune conseguenze. La prima è che deleghiamo troppa parte della nostra vita a un aggeggio che, per il solo fatto di essere un aggeggio, da un momento all'altro può smettere di funzionare; e che pertanto è meglio diversificare il più possibile gli appigli andando nella direzione opposta a quella in cui va il mercato (secondo il quale l'ideale sarebbe possedere un unico super-coso che funga da computer, tv, libro, telefono, macchina fotografica, riproduttore musicale, tostapane, vibratore e distributore automatico di ostie consacrate); e che anzi bisogna tornare a usare quanto più possibile la carta perché gira e rigira l'incendio della biblioteca di Alessandria ha dimosstrato di essere un caso meno frequente del crollo di un sistema informatico. La seconda è che per varie situazioni contingenti, non ultima l'imposizione dello stile di vita locale, nel giro di due anni a Oxford sono arrivato a usare il computer in maniera molto più massiccia di quanto non facessi prima e soprattutto di quanto non solessi fare (come mi invidio) quindici anni fa, quando il computer non ce l'avevo proprio; a Oxford invece, sarà per la moda andante sarà per la distanza dalla vita vera, il computer è unico privilegiato contatto col mondo e si fa lettore dvd, televisore, telefono, compagno di giochi, moglie, amante, custode e dittatore: non va bene e ora che giocoforza userò meno il computer ho la netta intuizione che dovendo fare le cose più lentamente avrò molto più tempo libero. La terza è che da quando mi sono trasferito a Oxford me n'è successa di ogni e che lo squagliamento di Ottaviano (chiamo i miei computer secondo l'ordine degli imperatori romani; il primo era Cesare, e per premunirmi di fronte al tramonto di Ottaviano mi ero già procurato un piccolo Tiberio) è l'ultima contrarietà in una serie di caviglie rotte, valigie perse, voli cancellati, case cambiate controvoglia, tasse, notti insonni, emicranie, cacarelle e così via in modo tale che ogni settimana per due anni non ce n'è stata una in cui potessi sentirmi scevro da grattacapi, tanto che considerata l'inusitata frequenza e densità degli eventi che potendo andar male vanno effettivamente male mi pongo ufficialmente la questione: ma niente niente Oxford porta anche sfiga, o quanto meno mi porta sfiga? La quarta conseguenza è che (intelligenti pauca) bisogna distruggere Cartagine.

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