martedì 28 giugno 2011
Il caldo mi favorisce: ieri mi destreggiavo con disinvoltura mentre a Oxford impazzava un’improvvisa canicola e gli inglesi, essendosi superati i ventitre gradi, davano evidenti segni di squilibrio. Essendo climaticamente meglio equipaggiato di loro, ho potuto non solo sbrigare in un sol giorno più lavoro di quanto ne avessi accumulato starnutendo nei precedenti mesi ma anche considerare dettagli confusi con maggiore lucidità. Ho pertanto capito alcune cose e deciso alcune altre. La visita a Cambridge – un ricco ritorno vacanziero sul luogo nel quale da ventenne appena alfabetizzato avevo sfruttato fino all’ultima pagina librerie lussuriose e immani biblioteche – mi ha ricordato che sono uomo da carta stampata più che da schermate e schermaglie virtuali. La lettura dell’ottimo ultimo romanzo di Richard Mason (History of a Pleasure Seeker, pubblicato da Weidenfeld e Nicolson; ne riparleremo) mi ha confermato che per ottenere una prosa di buon livello ci vuole più pazienza nella composizione che continuità nella pubblicazione. L’imbecillità di buona parte dei navigatori mi ha fatto maledire l’esistenza di internet, un mezzo potentissimo che fa sentire gente indegna in diritto di scrivere e dire la propria, un po’ come se uno senza patente si sentisse in diritto di sfrecciare in Ferrari solo perché esistono le autostrade a sei corsie: per fortuna i libri e per certi versi i giornali non prevedono l’opzione della parità fra autore e lettore. La progressiva stanchezza di cui Oxford mi ha fatto ammalare nel giro di due anni pesati come due ventennii sul mio ego repentinamente invecchiato mi consiglia di tagliare al minimo le attività non strettamente necessarie; inoltre la sempre maggiore irregolarità con cui ho aggiornato il mio blog un tempo puntualissimo, e la mia crescente insofferenza nei confronti del dovere di scrivere un’idea al giorno senza venire retribuito e senza che l’avvenuta auto-pubblicazione mi causi soddisfazione alcuna né in realtà alcuna reazione se non un vago fastidio per la sempre rischiosa eventualità di incorrere in refusi, mi suggeriscono che per qualche tempo sarà bene lasciare spazio sulla rete a gente che non ha di meglio da fare. Il caldo improvviso e petulante, infine, mi ha ricordato che nonostante le apparenze è giunto il momento della solita sospensione estiva. Anche se l’estate di Oxford, iniziata domenica a mezzogiorno, è finita ieri pomeriggio con le prime piogge autunnali, l’aggiornamento di questo blog è sospeso fino a settembre, fatta salva la notifica delle mie eventuali uscite su altre testate e le comunicazioni di servizio; e nei mesi da qui al consueto Festival Filosofia di Modena queste pagine verranno rimaneggiate significativamente sia quanto a forma sia quanto a contenuti, prima di decidere quando, come e se continuare una volta che sarò tornato a vivere in Italia come una persona normale. Sarà un’estate lunga.