lunedì 13 giugno 2011
Indipendentemente dai risultati di oggi pomeriggio (che o verranno invalidati grazie alla losca pagliacciata compiuta sul voto degli italiani all’estero, al quale mi onoro di non aver partecipato, oppure verranno sterilizzati con apposite controleggine), ho escogitato un metodo infallibile per garantire l’utilità dell’istituto del referendum. Mi è venuto in mente ascoltando coloro che si lamentavano per lo spreco dovuto al mancato accorpamento del referendum alla data delle elezioni amministrative; costoro ovviamente cercano di tirare acqua al proprio mulino, com’è legittimo, e mentono sapendo di mentire, in quanto le elezioni amministrative sono una cosa e i referendum sono ben altra, le prime riguardano parti non uniformi del territorio nazionale chiamate a esprimere un voto politico (e come tale necessario) su temi generali riguardanti il governo di un organo locale, mentre i secondi riguardano uniformemente tutto il territorio nazionale chiamando i cittadini a esprimere un parere istintivo su argomenti specifici a casaccio. Non è il mancato accorpamento lo spreco; lo spreco è il referendum. Se io domani mi metto d’accordo con altri trecentomila stravaganti e decidiamo di sottoscrivere la richiesta di una consultazione per abrogare, che so, l’esistenza della Corte dei Conti, o del Molise, o della forza di gravità, è chiaro che quando viene convocato il referendum a votare si presenteranno ben in pochi ma tutti, anche quelli che avrebbero volentieri strangolato sia me sia i miei trecentomila stravaganti compari, sono costretti a pagare un pezzettino di referendum con le proprie tasse, ossia a devolvere parte del proprio reddito acciocché io possa convocare i miei compatrioti a decidere del destino della Corte dei Conti, del Molise e della forza di gravità. Invece bisognerebbe organizzarsi così. Quando qualcuno organizza un referendum, quando qualcuno lo sottoscrive, oltre a nome cognome e indirizzo lascia anche il proprio numero di conto corrente. Se il referendum non raggiunge il quorum, le spese di organizzazione del referendum vengono equamente ripartite fra tutti i firmatari, aggiungendo una sovrattassa in occasione della loro successiva dichiarazione dei redditi. In questa maniera vedrete che o tutti si precipiteranno a votare oppure nessuno proporrà più un referendum.
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