La lettura di Repubblica è un atto sempre più simile alla distratta presenza fra i banchi di una chiesa: lo si fa un po' perché ci si crede confusamente, un po perché non si ascolta, un po' per tacitare la coscienza, un po' perché bisogna farsi vedere.
Sul numero di Tempi in edicola questa settimana recensisco un'intera settimana di Repubblica, trattando il quotidiano per quel che è: liturgia della parola. (Disponibile anche su Tempi.it)