venerdì 20 settembre 2013

Libertà di parola è un interessante libretto divulgativo di Nigel Warburton, pubblicato in Inghilterra qualche anno fa e appena tradotto per i tipi di Raffaello Cortina Editore. Warburton parte dall'assunto che essere favorevoli alla libertà di parola tout court non ha senso: bisogna piuttosto interrogarsi su dove porre un limite alla libertà di parola; ha senso infatti dichiarare di essere favorevoli alla libertà di parola fin qui e non oltre, e discutere su dove piazzare il "qui". Al riguardo Warburton espone la teoria di On Liberty di John Stuart Mill e a questa luce analizza alcuni casi estremi del nostro tempo, i quali hanno immancabilmente a che fare con i due confini più intimi dell'identità individuale: il sesso e la religione.

Questo riassuntino è a beneficio del prefatore, il quale si affanna invece per capire se in Italia ci sia un problema con la libertà di parola dovuto a cause per diffamazione e leggi bavaglio. Non si può pretendere tutto, quindi pazienza. Spiace dirlo ma lo stesso prefatore è anche traduttore. A pagina 47 va in confusione sulla Oxford Union, facendo capire che con ogni evidenza non ha ben chiaro cosa sia e soprattutto che non ha avuto tempo di documentarsi. Peccato perché gli sarebbe bastata una ricognizione su google per scoprire che si tratta della più celebre associazione di studenti oxoniensi, un po' presuntuosi in verità, di cui è stato dirigente anche il giovane Tony Blair. Ma non è grave.

A pagina 59 inciampa in una parentesi sulla canzoncina che conclude il film Brian di Nazareth e sbaglia la traduzione perché non ha presente chi canti e in che contesto; di conseguenza non può capire che forma verbale venga usata nella citazione. Peccato perché se avesse cercato su youtube avrebbe trovato lo spezzone e se avesse guardato l'intero film dei Monty Python si sarebbe anche divertito oltre ad avere qualche nozione in più su un caso al quale Warburton dedica un paio di pagine. Ma nemmeno questo è grave.

A pagina 109 definisce "poesia" The Waste Land di T.S. Eliot, confondendo un poema lungo complesso e articolato con l'Infinito o forse con la Vispa Teresa. Non sarà grave neanche questo, volendo, ma tre indizi fanno una prova e mi viene spontaneo invocare un preciso limite alla libertà di parola dei traduttori. Voglio ben vedere se, dopo l'ardita prefazione che ha scritto, gli viene da farmi causa per diffamazione o da invocare una legge bavaglio per i lettori.